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Aramco annuncia l’Ipo: l’affare del secolo e le incognite geopolitiche

Saudi Aramco, la più grande compagnia petrolifera del mondo controllata dall’Arabia Saudita, ha deciso di procedere con la quotazione in Borsa. Fatti, numeri, commenti e analisi di Marco Orioles

Saudi Aramco conferma la sua intenzione di sbarcare nella borsa saudita Tadawul”. La notizia economica più importante di ieri è riassunta in questo tweet partito in mattinata dal profilo Twitter di Saudi Aramco, la più grande compagnia petrolifera del mondo integralmente posseduta dallo Stato saudita. L’annuncio, che era nell’aria da settimane, è arrivato tramite una dichiarazione del board dell’autorità di mercato del Regno, che ha fatto sapere di aver approvato la richiesta della compagnia di mettere in vendita “parte delle proprie azioni”.

IL 9 NOVEMBRE IL PROSPETTO

Come ha dichiarato ieri il CEO di Aramco, Amin Nasser, il prospetto dell’IPO sarà reso noto il prossimo 9 novembre. Da quel momento in poi comincerà la procedura che porterà a fissare una quotazione per l’azienda e le sue azioni, che arriveranno solo dopo una complessa trattativa tra Stato, azienda, banche coinvolte e investitori.

DUE FASI DISTINTE

Ciò che si sa per ora è che l’operazione si snoderà in due fasi distinte. In un primo momento, l’IPO avrà luogo esclusivamente nella locale borsa di Tadawul e sarà divisa in due tranche: una riservata agli investitori istituzionali sauditi e l’altra ai privati cittadini del Regno, i quali si spartiranno complessivamente una quota compresa tra l’1 e il 2% delle azioni.

QUANTO VALE LA QUOTAZIONE

Ragionando su una quotazione dell’azienda che nelle valutazioni più generose potrebbe toccare i due trilioni di dollari, Riad punta a raccogliere così dai 20 ai 40 miliardi di dollari. Salvo sorprese, siamo dunque in procinto di assistere all’IPO più ricca della storia, capace di mettere in ombra il record raggiunto a suo tempo da Alibaba con i suoi 25 miliardi.

COSA SUCCEDE IL 17 NOVEMBRE

Secondo le fonti di Al-Arabyia, il passaggio cruciale arriverà il 17 novembre, quando sarà reso noto il prezzo di partenza dello stock; dopo vari ritocchi all’insù o all’ingiù, il prezzo sarà fissato definitivamente il 4 dicembre e quindi, esattamente sette giorni dopo, le azioni saranno finalmente scambiate alla borsa di Tawdul.

A CHI È DESTINATO L’IPO

Sulla carta, insomma, l’IPO di Aramco ha tutti i numeri per entrare nella storia. E nulla è stato lasciato al caso. Nel Regno già suona la grancassa dell’investimento patriottico, con la quale si punta a convincere tanto i nababbi quanto i comuni cittadini a fare il proprio dovere. Le banche del paese hanno ricevuto istruzioni di essere di manica larga con i clienti che ricorreranno al credito per accaparrarsi le azioni di Aramco, che potranno essere acquistate eccezionalmente anche dalle “donne saudite divorziate”. Per ogni dieci azioni acquistate entro i primi 180 giorni dell’IPO, inoltre, i sudditi ne riceveranno una extra. Un ulteriore passo che Aramco sta valutando per assicurarsi il pieno successo dell’operazione è di aumentare di ulteriori 5 miliardi di dollari i dividendi distribuiti agli investitori, che toccherebbero così l’ingente somma di 80 miliardi di dollari.
A tal proposito, Bloomberg rileva che se la quotazione dell’azienda sarà fissata a 1,8 trilioni di dollari, l’utile per gli investitori sarà pari al 4,4%: una cifra di tutto interesse nell’era dei tassi piatti, anche se di poco inferiore al 5% garantito da Exxon. Il fatto è che chi investirà in azioni Aramco vedrà quel tasso garantito sino al 2024 a prescindere dalle oscillazioni del prezzo del petrolio.

LE INCOGNITE

Dopo i fattori che rendono oggettivamente quello di Aramco l’affare del secolo, vanno citati quelli che potrebbero depotenziarlo. E la prima e più importante variabile nell’elenco è rappresentata dalle incertezze geopolitiche in cui è immerso un Regno. La seconda insidia non è da meno e ha le fattezze di un’adolescente europea che sta mobilitando i giovani di tutto il mondo, e politici al seguito, a favore di azioni decisive a salvaguardia del clima. Ma anche il terzo elemento è destinato ad avere il suo peso, ed è la natura stessa di quel Regno e dei suoi dirigenti che continueranno a controllare Aramco. Stiamo parlando in particolare proprio di MBS, universalmente considerato il mandante dell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi: non proprio un buon biglietto da visita per un uomo che sta chiedendo al mondo di fidarsi di lui.

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