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Carburanti, le proposte del settore per una rete che guarda al futuro

Razionalizzazione della rete carburanti, ma anche sostenibilità economica, mobilità sostenibile e presidio del territorio le proposte di Italiana Petroli e Anisa

Razionalizzare la rete, modificare le concessioni ma ripensare anche le stazioni di servizio nell’ottica della mobilità sostenibile, sconfiggendo illegalità e frodi. Si sono presentate con queste proposte Italiana Petroli e Anisa-Associazione nazionale imprese servizi autostradali, in commissione Attività produttive alla Camera nell’ambito della risoluzione sul settore della distribuzione dei carburanti.

ITALIANA PETROLI: RETE CARBURANTI STRATEGICA PER TRANSIZIONE

biocarburantiPer Italiana Petroli “la rete di distribuzione dei carburanti è una infrastruttura strategica della transizione. La sua capillarità è la sua intima correlazione con le abitudini di mobilità degli italiani la rendono un Crocevia essenziale è un asset potenzialmente formidabile per guidare i cambiamenti che stanno interessando la mobilità. Cambiamenti influenzati da alcune dinamiche chiave: quello della sostenibilità ambientale, con la necessità di carburanti e forme di alimitazione più sostenibili; e quello della tecnologia e del digitale che abilita nuove forme di mobilità e nuove modalità di acquisto”, si legge nella memoria depositata in Parlamento. “Purtroppo – si legge -, gli effetti della continua riduzione dei volumi della rete e la conseguente erosione dei suoi margini complessivi hanno finora impedito di giocare questo ruolo guida nella transizione, portando anche all’uscita dal settore di numerosi Player internazionali. Episodio scatenante in questo senso è stato certamente il famoso ‘scontone’ e del 2012 che ha spostato l’intero Focus del settore sulla questione prezzo, innescando una competizione unidirezionale su l’abbassamento dei prezzi”.

NON SI SONO FATTI CRESCERE GLI ATTORI PIÙ CAPACI E DETERMINATI A INVESTIRE SULLA TRANSIZIONE E SULLA DIGITALIZZAZIONE

Infatti, ha osservato l’azienda, “negli anni la rete è stata interessata da iniziative di razionalizzazione e ridimensionamento, termini che suggeriscono un approccio costruito al ribasso che si è mostrato del tutto inefficace” con chiusure di stazioni di servizio che non hanno tenuto conto “delle caratteristiche orografiche e urbane del territorio italiano, delle esigenze dei suoi cittadini e delle potenzialità dei vari territori”. Il risultato è stato che non si sono fatti crescere “gli attori più capaci e determinati a investire sulla transizione e sulla digitalizzazione” ma quelli “più appiattiti sulla rincorsa a una “competizione unidimensionale sul prezzo”. Ip ha ricordato in tal senso i 6000 punti vendita senza marchio sul territorio, e “lo sviluppo di una dilagante illegalità” che si riverbera “sulla qualità del prodotto e sulle condizioni dei lavoratori”.

LE PROPOSTE DI IP

Le proposte di rilancio di Ip, per creare una rete moderna, sono in questo senso “un’offerta di carburanti sempre migliori dal punto di vista qualitativo e ambientale. Una libertà di scelta sempre più ampia su forme di alimentazione diverse da quelle tradizionali. Una filiera completamente digitalizzata e tracciata per assicurare la qualità dei prodotti, azzerare l’evasione e sconfiggere il contrabbando. L’adesione a protocolli di comportamento, trasparenza e cooperazione con le forze dell’ordine. Infine un ruolo rinnovato del gestore come punto di contatto con il cliente oltre che di presidio fisico del punto vendita”, si legge nella memoria.

Tra le altre proposte formulate da Italiana Petroli ci sono anche la riduzione del contante come “elemento essenziale per aumentare la possibilità di controlli” oltre a diminuire i casi di criminalità predatoria nei distributori, e una cabina di regia sui prezzi. Su questo punto l’azienda chiede uno “sforzo per l’utilizzo del portale prezzi gestito dal ministero dello Sviluppo economico per individuare prezzi anomali che spesso costituiscono spie di prodotti illegali. Per farlo il portale deve fungere da vero e propria cabina di regia con una rafforzata capacità di intelligence sull’andamento dei prezzi in tempo reale, e una cresciuta Cooperazione con la Guardia di finanza”.

ANISA DENUNCIA LA GRAVISSIMA CRISI DEL SETTOREBP

Anisa ha innanzitutto evidenziato la “gravissima situazione di crisi”, come scritto nero su bianco nel documento depositato alla Camera, che registra una continua perdita di volume nelle vendite di carburanti (-65,67% sul 2001 e -59,63% sul 2007 e -4,25% sul 2017) ma anche un flessione dell’erogato medio (-66,98% sul 2001) che porta circa il 60% dei punti vendita a non “giustificare l’equilibrio economico tra costi e ricavi”. Infine la “palese anomalia” tra il calo di vendite della rete autostradale che è “quattro volte la contrazione delle vendite complessive di carburanti in tutte le reti”. Le ragioni, ha evidenziato l’associazione, sono da ritrovare “nell’incremento dei pedaggi”, “nell’incidenza di royalty a favore dei concessionari che gravano sui subconcessionari”, e nel gap concorrenziale con la rete ordinaria, non gravata da royalty.

LE PROPOSTE DI ANISA

In questo senso Anisa ha dunque chiesto una “revisione della normativa sul piano di razionalizzazione della rete distributiva dell’autostrada, con l’obiettivo di procedere ad una riduzione del numero delle aree di servizio al fine di aumentare l’efficienza dei punti vendita”. E di modificare “il regime di concessione per la parte che consente al concessionario di poter applicare royalty sui beni e sui servizi esitati dalle imprese degli affidatari, nella finalità di assicurare, al di fuori della corresponsione del pedaggio, condizioni uniformi di accesso ai medesimi beni e servizi al consumatore”. Ma anche di intervenire normativamente sui rapporti economici e contrattuali tra subconcessionari e gestioni. Come? Sostituendo, “mediante un ampliamento delle tipologie contrattuali, l’asimmetria nella potenzialità competitiva sul mercato gravante sull’impresa del gestore, determinata oggi dall’esclusivo controllo della filiera del prezzo in tutte le sue fasi da parte del fornitore”. Elemento che si traduce “nella espropriazione di ogni autonomia gestionale e commerciale del gestore stesso”. Non solo. Anisa ha chiesto anche di “sviluppare e privilegiare quelle tipologie contrattuali che appaiano maggiormente proattive della concorrenza nell’interesse del consumatore, cui deve essere assicurata in tutta la rete una uniforme condizione di accesso a beni, servizi e prezzi, e che prevedano lo scorporo dal prezzo di cessione della parte relativa alla remunerazione degli investimenti della proprietà del punto vendita e dell’uso del marchio, da regolamentarsi con apposito contratto tra quelli ammessi dalla disciplina civilistica, e la possibilità per il rivenditore finale di fissare il prezzo di vendita al pubblico”. Infine, Anisa ha chiesto di “ricondurre ad una consistenza maggiormente ragguagliata al valore effettivo del servizio il differenziale di prezzo tra la modalità ‘servito’ e la modalità ‘self’, con la finalità di valorizzare effettivamente il servizio”; e di liberalizzare “le attività non-oil c.d. ‘sotto pensilina’ (compresa la somministrazione di alimenti e bevande)”. Ma anche l’assunzione del formale impegno dell’industria petrolifera ad effettuare il presidio delle aree di servizio svantaggiate con l’acquisizione delle attività non-oil. (il report Anisa sulla autostrade in concessione)

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