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Eolico

La Cina alla conquista dell’Europa energetica

La Cina sta lavorando ad una via della seta dell’energia: rinnovabili e acquisizioni sono gli strumenti per farsi strada In Europa e nel mondo. Articolo di Giusy Caretto

Tutti i giorni della settimana, alle 5.30 del mattino, una folta schiera di uomini, con giacche e pantaloni catarifrangenti, attraversa il deserto africano, quello della costa sud-occidentale, dirigendosi verso Swakopmund, città della Nabibia che mostra ancora, negli edifici e nelle strade, i segni evidenti della dominazione tedesca. Questi uomini non sono africani, come si potrebbe pensare, sono cinesi. La presenza della Cina nel mondo, e in Africa in particolare, cresce. Crescono gli accordi commerciali, gli interessi e gli alleati. L’attrazione gravitazionale della Cina può essere sentito oggi in ogni angolo del globo. Anche (e soprattutto) in Europa.

E proprio nel Vecchio continente, la Cina prova a farsi strada come operatore energetico, grazie a una importante campagna acquisti, rilevando quote di partecipazione e di controllo di aziende in Grecia, Germania e Italia.

CINA ALLA CONQUISTA DEL PORTOGALLO

In questi giorni è la volta del Portogallo. La società pechinese China Three Gorges ha lanciato una offerta da 9 miliardi di euro per rilevare il 67% del capitale di Energias de Portugal ex monopolista pubblico portoghese, privatizzato nel 2011.di cui già possiede il 23%.

La Cina ha offerto 3,26 euro per azione (con un premio di quasi il 5%), portando il valore della società a 11,8 miliardi di euro.

L’OBIETTIVO DELLA CINA

Obiettivo dei cinesi è quello di fare di Energias de Portugal una delle prime utility europee e il numero tre al mondo per la produzione di energia eolica. Punater sull’energia rinnovabile è la strategia cinese per farsi strada nel settore.

IL PROGETTO DI STATE GRID

Proprio per sfruttare il potenziale eolico e fotovoltaico, State Grid ha promosso un progetto per portare tutta l’energia pulita dell’Asia Centrale in Europa: una nuova via della Seta, come l’ha ribattezzata il Sole 24 Ore, ma dell’energia. Seppur potrebbe sembrare assurdo, il progetto è stato già analizzato dal Joint Research centre (Jrc) della Commissione europea, che ha stimato i costi infrastrutturali tra i 15 e i 28 miliardi di euro, a seconda del tracciato scelto tra i tre individuati. Un primo tracciato prevede che le infrastrutture seguano la rotta nord, la più breve: pochi Paesi e un tracciato che si snoda sulla terraferma. Un secondo tracciato, invece, prevede l’attraversamento di due mari, coinvolgendo anche più Stati. Scegliendo, invece, la rotta Meridionale, la più lunga, il tracciato dovrebbe fare i conti con montagne, altipiani e deserti.

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