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Prezzi Energia

Come vanno le società dell’energia in Italia? Lo studio Comar 2014-2018

Alcune società, soprattutto nella fascia media del fatturato, considerando il quadro regolatorio dato, mostrano crescenti difficoltà nel proseguimento di percorsi virtuosi. Il processo di digitalizzazione atteso porterà inevitabilmente l’emersione di esuberi

Come vanno le società dell’energia in Italia? Sono tutte con il segno più se si considerano i principali parametri. È quanto emerge dall’analisi dei bilanci delle Società dell’energia in Italia, realizzato dal Centro Studi CoMar, considerando le Società, di diritto Italiano, che producono, distribuiscono e vendono elettricità e gas, ma anche petroli e carburanti. (QUI LA SINTESI DELLO STUDIO)

CRESCONO FATTURATO E UTILI MA ANCHE I DEBITI

Complessivamente, tra 2018 e 2017, crescono fatturato (+9,2%), utili (+ 4,3%), numero dipendenti (+4,9%), ma anche debiti (+6,5%). In totale sono 19 le quotate con una forte presenza dello Stato azionista. Dalla quarta edizione dello studio emerge che il fatturato complessivo è stato di 291,5 miliardi di euro lo scorso anno, in aumento di 24,5 miliardi (+9,2%) rispetto ai 267 del 2017 ma in diminuzione del 5% rispetto ai 306,9 miliardi del 2014.

COME VANNO I MARGINI OPERATIVI

Il margine operativo netto è stato di 28,4 miliardi di euro lo scorso anno, anch’esso in aumento, del 24,3%, ovvero di 5,6 miliardi, sui 22,8 miliardi del 2017 e in aumento del 22,8% rispetto ai 23,2 miliardi del 2014. Dell’andamento di questi valori ne ha risentito, in percentuale, il rapporto tra margine operativo netto e fatturato, che è risalito, passando dall’8,6% del 2017 al 9,7% del 2018; un dato ben superiore non solo al 7% registrato nel 2014, ma anche a quelli di ognuno degli ultimi quattro anni.

AUMENTANO I DIPENDENTI MA ANCHE I DEBITI

Gli addetti delle Società considerate sono aumentati, dai 174.054 del 2017 ai 182.584 di fine 2018 (+4,9%); e di oltre 12.000 unità (+7,1%), rispetto ai 170.463 del 2014. Mentre il fatturato per dipendente è stato di 1.596.824 euro nel 2018, in aumento rispetto ai 1.534.156 del 2017 e comunque inferiore rispetto ai 1.801.516 del 2014. I debiti finanziari, tra il 2017 e il 2018, sono saliti del 6,5%, crescendo di 8,8 miliardi, da 135,8 a 144,6 miliardi di euro mentre lo stock complessivo è in aumento dell’4,29% anche sui 138,7 del 2014. Infine, il rapporto tra debiti finanziari e fatturato è stato del 49,6% nel 2018, sostanzialmente in linea con gli ultimi anni, ma comunque superiore al 45% del 2014.

ENI ED ENEL SUL PODIO

Per quanto riguarda le classifiche delle singole aziende esaminate nello studio CoMar, sempre con riferimento ai bilanci 2018, Eni si colloca al primo posto per fatturato, superando Enel. Nei primi dieci posti per fatturato, vi sono 7 Società con il primo azionista Italiano e 3 Società, sempre di diritto Italiano, ma controllate da holding estera: delle prime 10 nazionali, 8 sono a controllo pubblico. Le maggiori Società Italiane dell’energia controllate da holding estera sono Esso Italiana, Edison, Kuwait Petroleum Italia, Tamoil Italia; le Società con il migliore rapporto ‘mon su fatturato’ sono Snam, Terna, 2I Reti Gas. Le Società con il migliore rapporto ‘fatturato per dipendente’ risultano Edelweiss Energy Holding, GSE Gestore Servizi Energetici, Alpha Trading. Infine le Società con il migliore rapporto ‘debiti finanziari su fatturato’ sono Edelweiss Energy Holding, Estenergy, Fin.Re.

CON L’ATTUALE QUADRO REGOLATORIO CRESCENTI DIFFICOLTÀ NEL PERSEGUIRE PERCORSI VIRTUOSI

Lo Studio evidenzia, inoltre, come la dimensione aziendale e la conseguente capacità di investimento e di relazionarsi con la base clienti, famiglie o imprese, sia sempre più un fattore di successo, in un quadro competitivo sfidante, anche considerando i processi di liberalizzazione e di sviluppo tecnologico in corso. Alcune Società, soprattutto nella fascia media del fatturato, considerando il quadro regolatorio dato, mostrano crescenti difficoltà nel proseguimento di percorsi virtuosi. Pur essendo un settore ancora labour intensive, come conferma la stessa crescita del numero dei dipendenti negli ultimi anni, il processo di digitalizzazione atteso porterà inevitabilmente l’emersione di esuberi e la necessità di rimodulare composizione e competenze della forza lavoro.

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