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Ilva

Dall’Ilva a Tap: un’Italia bloccata dai ricorsi

La Puglia potrebbe vantare opere di importanza strategica per il Paese, ma il Governatore Emiliano ricorre contro Ilva e Tap

 

La questione non è solo pugliese, come vuole fare intendere il Governatore della Puglia Michele Emiliano. Se l’Ilva si spegne, dovremmo andare a comprare acciaio dalla Germania e l’Italia perderebbe un punto di Pil. Se il Tap non si farà, invece, a perdere sarà Italia ed Europa, che dipenderanno esclusivamente (o quasi) dalla Russia per l’approvvigionamento di gas. A ribadirlo è stato il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in una intervista al Corriere della Sera.

Calenda Ilva “Il dato della realtà è questo: oggi Comune di Taranto e Regione Puglia presentano un ricorso contro un piano ambientale che prevede 1,2 miliardi di investimenti a carico dell’investitore, la copertura dei parchi minerari che inizierà a gennaio, e una produzione limitata a 6 milioni di tonnellate sino a che non si completano tutte le misure. Un piano approvato da una commissione di esperti indipendenti del ministero dell’Ambiente, che porta l’Ilva ad essere una della acciaierie più avanzate al mondo. Se il Tar concederà la sospensiva al piano, come chiesto da Emiliano, si dovrà iniziare il processo di spegnimento mentre si ricorre al Consiglio di Stato”, ha spiegato Calenda.

“Emiliano ha fatto ricorso su tutto: dai vaccini al Tap, all’Ilva stessa. Per fortuna li ha sempre persi. Oggi però la situazione è diversa, perché il rischio è che Mittal ritenga impossibile gestire l’acciaieria più grande della Ue con il sindaco della città e il presidente della Regione che vogliono cacciarlo. È stupefacente quello che ha dichiarato Emiliano, sorprendendosi dello scandalo che ha suscitato, dicendo che è solo uno dei ricorsi, come tanti altri. Viene da pensare che non abbia consapevolezza di quello fa e che per lui ricorrere sia normale attività di governo. Per queste ragioni invece di ignorare i ricorsi e le polemiche che Emiliano cerca con ogni mezzo ritengo sia importante dire con chiarezza e senza mezzi termini che quello che stiamo vedendo in Puglia è inaccettabile”.

E con quest’ultima espressione Carlo Calenda fa un riferimento esplicito anche a Tap, il gasdotto che dovrebbe approdare a San Foca. “C’è una Regione che ha due infrastrutture strategiche per l’intero Paese, l’Ilva e il Tap, contro le quali il Governatore ha mosso una guerra. Dice che vuole Ilva a gas, cosa che non sta in piedi, perché in nessun paese, neanche quelli che sono pieni di gas, c’è un’acciaieria delle dimensioni di Ilva che va a gas. Ma poi comunque fa ricorso contro un tubo, quello del Tap, che porta in Europa, attraverso l’Italia, il gas azero. Ci sono 3 mali che hanno condizionato tutta la seconda Repubblica: la politica dei ricorsi al Tar; la fuga della realtà, quando si promettono cose che non si possono fare; l’irresponsabilità nei confronti delle conseguenze degli atti che si pongono in essere. Lo vedremo quando poi Emiliano dirà che è responsabilità del governo prendersi cura delle 20 mila persone che perderebbero il lavoro se Ilva chiude”.

tap“Ilva è il caso più eclatante degli ultimi anni – ha continuato Calenda – si tratta di oltre 5 miliardi, il più grande investimento industriale nel Meridione da decenni. Ma quello del Tap è un caso altrettanto significativo: per un piccolo tubo di 1,5 metri di diametro, che passa 16 metri sotto la costa e a cui siamo arrivati dopo la valutazione di 13 percorsi alternativi, siamo in grande ritardo, rischiamo una figuraccia internazionale. La Regione è persino arrivata a certificare che gli ulivi sono alberi ad alto fusto per bloccare l’opera mostrando livelli di creatività mai visti prima”.

La difesa delle due grandi opere da parte di Calenda non è solo questione di principio o di ripicca. Ilva e Tap sono due opere strategiche per il Paese: “Se Ilva chiude andiamo a comprare l’acciaio in Germania e perdiamo un punto di Pil. Con il Tap diversifichiamo rispetto al gas russo. Di fronte a tutto questo Emiliano dice che la questione riguarda solo la Puglia. E il Sindaco minaccia battaglie in quanto discendente degli Spartani. Il governo intanto ha tenuto in piedi l’Ilva con quasi 500 milioni di euro prestati all’amministrazione straordinaria. Soldi degli italiani, di tutti i contribuenti che rientrerebbero se l’acquisto andasse a buon fine”.

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