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Moody’s: obiettivi decarbonizzazione al 2030? Per l’Italia sfida importante

L’agenzia di rating analizza il mercato elettrico italiano nel reportEurope’s electricity markets – In Italy, gas will remain the price-setting fuel as decarbonisation becomes more challenging

L’Italia, pur avendo già raggiunto gli obiettivi di decarbonizzazione al 2020, avrà maggiori difficoltà a rispettare quelli fissati per il 2030. È quanto afferma Moody’s Investors Service nel report “Europe’s electricity markets – In Italy, gas will remain the price-setting fuel as decarbonisation becomes more challenging”.

TARGET 2020 RAGGIUNTI GRAZIE A GENEROSI MECCANISMI DI INCENTIVAZIONE

“L’Italia ha raggiunto con cinque anni di anticipo gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2020, grazie a generosi meccanismi di incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili, alla riduzione della produzione industriale e delle emissioni di gas serra a seguito della crisi finanziaria globale e all’aumento dell’efficienza energetica – ha dichiarato Alessandra Mac Donald, analista di Moody’s e autrice del report –. Riteniamo tuttavia che gli obiettivi di decarbonizzazione oltre il 2020 saranno più impegnativi, considerata la crescita attualmente modesta delle rinnovabili in Italia e le nostre aspettative di ripresa della crescita del Pil”.

SENZA INCENTIVI CRESCITA RINNOVABILI MODESTA SECONDO MOODY’S

Oltre il 2020, la Strategia Energetica Nazionale (SEN) 2017 dell’Italia punta a un’ambiziosa riduzione del 33% delle emissioni di gas serra che non rientrano nel sistema di scambio delle quote di emissione (non ETS) e a un tasso di penetrazione delle energie rinnovabili del 28%, entrambi da raggiungere entro il 2030. Quest’ultimo obiettivo è ambizioso in quanto, con la riduzione degli incentivi, Moody’s prevede che la crescita della capacità rinnovabile entro il 2022 sarà modesta (circa 1 GW all’anno). Inoltre, sebbene l’Italia abbia dato prova in passato di sapere ridurre le emissioni non ETS e migliorare l’efficienza energetica, la crescita economica potrebbe ora ostacolare la capacità del Paese di conseguire ulteriori riduzioni. Moody’s si aspetta tuttavia che la modesta crescita delle rinnovabili, insieme alla maggiore efficienza energetica e alla progressiva chiusura degli impianti a carbone prevista entro il 2025 possano sostenere la riduzione di emissioni complessive di gas serra.

CON LA CHIUSURA DELLE CENTRALI TERMICHE NESSUNA PRESSIONE AL RIALZO DEI PREZZI ALL’INGROSSO DELL’ENERGIA

“La decarbonizzazione comporterà una diminuzione del margine di riserva dell’Italia nel medio termine – ha aggiunto Mac Donald –. Con la chiusura delle centrali termiche, compresa l’eliminazione graduale della capacità a carbone annunciata dal governo nella SEN 2017, il margine di riserva scenderà a circa il 10% entro il 2022”. Moody’s tuttavia ritiene che la chiusura delle centrali non determinerà una significativa pressione al rialzo dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica nazionale, che continueranno ad essere fissati principalmente dal prezzo del gas. Secondo l’agenzia di rating, i prezzi dell’energia elettrica si attesteranno intorno ai 50-60 euro per megawattora (MWh) fino al 2022. rinnovabili

I PIÙ ESPOSTI AL RISCHIO DI TRANSIZIONE ENERGETICA SONO ENEL, A2A ED EDISON

I produttori di energia elettrica a combustibili fossili, quali Enel, A2A ed Edison, sono maggiormente esposti al rischio di transizione energetica in quanto le società possiedono una significativa capacità termoelettrica, avverte l’agenzia di rating “La loro esposizione è tuttavia mitigata da due fattori. In primo luogo, la natura efficiente e flessibile di alcune centrali, che pone le utilities nella posizione di poter cogliere le opportunità derivanti dal mercato dei servizi di dispacciamento (MSD) e dal mercato della capacità. In secondo luogo, le strategie delle società, compreso il progressivo passaggio verso un portafoglio di generazione più verde nel medio termine”.

LA DECARBONIZZAZIONE OFFRE ALLE ALLE UTILITIES L’OPPORTUNITÀ DI DIVERSIFICARE IL BUSINESS MIX

“La decarbonizzazione offre inoltre nuove opportunità alle utilities italiane, quali ad esempio l’ulteriore diversificazione del business mix, il rafforzamento del footprint regionale e aumento del tasso di ritenzione dei clienti finali”, conclude Moody’s.

 

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