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Emiliano usa altri 100mila euro dei pugliesi per bloccare Tap

Se blocchiamo il Tap ci costerà 70 miliardi di euro di penale di tutti gli italiani. E mentre lo Svimez attesta che 2 milioni di residenti del Sud sono emigrati, noi cacciamo altri 20 mila lavoratori e un investitore che mette 5 miliardi di euro privati 

“Finalmente la Regione Puglia fa qualcosa di concreto per bloccare il gasdotto Tap”. Così il consigliere regionale del M5S Antonio Trevisi commenta ieri l’approvazione in sede di assestamento di bilancio appena votato in Consiglio Regionale, dell’emendamento per istituire un nuovo capitolo di spesa denominato “Monitoraggio dello stato di conservazione degli habitat marini” con una dotazione finanziaria di 100 mila euro.

L’obiettivo è quello di verificare la presenza dell’alga protetta nel fondale di San Foca così da riaprire la procedura di Via che ha autorizzato l’approdo.
E ripartire dal Via (quello del gioco dell’oca). O come si dice in Puglia “arrèt”.
Infatti, questa procedura è già stata percorsa più e più volte, e ricordiamo che su 20 approdi presentati e 11 autorizzati, alla fine si è scelto San Foca proprio perché a differenza di Brindisi, luogo scelto da Emiliano (con l’opposizione di tutti gli enti, i movimenti, e i partiti locali), l’unico senza presenza dell’alga protetta.

Ma come fotografato dal consigliere regionale del Pd Fabiano Amati, nel mentre Mattarella in Azerbajian e Conte a Washington confermavano il progetto Tap, nelle vetrine degli uffici regionali 5Stelle pugliesi c’è ancora appeso lo striscione “Melendugno libera”.

E quindi la Regione Puglia ci riprova. Consumando per verifiche già effettuate altri 100mila euro dei pugliesi e approvando un emendamento al Bilancio presentato dai consiglieri regionali 5Stelle, cui hanno votato a favore anche i consiglieri del Pd e lo stesso Michele Emiliano.

“Una misura – spiega il consigliere Trevisi – che potrebbe mettere in seria discussione la realizzazione del Tap vista la presenza di un’area di circa 200 metri quadrati di Cymodocea nodosa in corrispondenza del punto di uscita del microtunnel, confermata sia dagli studi condotti da Tap che nel corso della procedura di verifica di assoggettabilità a VIA; inoltre, è stata accertata la presenza di estese superfici di Posidonia oceanica in buone condizioni sia su affioramenti rocciosi sia in prossimità della costa a nord e a sud dell’asse del microtunnel e non si può trascurare la presenza di coralligeno nel fondale marino interessato dai lavori della società Tap AG. Ora auspichiamo che si provveda nel più breve tempo possibile – prosegue il pentastellato – al censimento e al riconoscimento degli habitat marini presenti nel tratto di mare antistante le coste di Melendugno, con particolare riferimento agli habitat “Praterie di Posidonia” e “Scogliere”, visto che purtroppo si è già perso troppo tempo”.

E già, in effetti si è già perso troppo tempo a verificare la presenza dell’alga. Dal 2013 quando è partito l’iter di approvazione, e ancora oggi dallo stesso governo legastellato. Infatti, la riverifica è stata già effettuata anche dal Ministro dell’Ambiente Costa che appena insediato al Ministero la prima cosa che disse sul progetto Tap fu: “Non è questione se il Tap sia inutile o no. La questione è ambientale. Limitatamente alla mia competenza stiamo semplicemente verificando se la valutazione di impatto ambientale è adatta a quel ramo di mare sul quale il Tap interviene. Verifichiamolo fino in fondo. C’è una questione collegata con delle sottospecie di posidonia, è semplicemente un fatto tecnico. A nome dell’Ambiente stiamo verificando l’aspetto della tutela ambientale del Tap: è stata chiesta una verifica specifica sulla posidonia, per la quale si è in attesa di conoscerne l’esito tecnico”.

E infatti dopo tale verifica il Ministro Costa ne ha relazionato in Commissione smentendo la presenza dell’alga: “In particolare, si segnala che gli eventuali impatti del progetto sulla Cymodocea nodosa e sulla Posidonia oceanica sono stati verificati nel corso del procedimento di valutazione di impatto ambientale dalla Commissione VIA-VAS. Lo studio ha portato allo spostamento del punto di uscita del microtunnel, al fine di minimizzare le interferenze, in un’area in cui gli ultimi ciuffi sparsi di Cymodocea nodosa sono presenti «a distanze ben maggiori di 50 m, sia a sud che a nord dell’exit point», come indicato nel parere della Commissione VIA. Per quanto riguarda le componenti flora, fauna ed ecosistemi marini, la Commissione VIA ha, inoltre, considerato e valutato che i potenziali impatti associati alle emissioni sonore, alla sospensione e sedimentazione dei sedimenti, al disturbo fisico e visivo dei mezzi navali e alla perdita temporanea di habitat, siano classificati come non significativi. Evidenzia, infine, un miglioramento per la maggior parte di questi impatti, che risultavano Bassi nello Studio di Impatto Ambientale, a valle delle misure di mitigazione specificamente previste nel Progetto Costruttivo del Microtunnel e delle prescrizioni imposte”.

Quindi, come se non fosse già stato fatto in precedenza, anche il Ministro dell’ambiente 5Stelle ha ricontrollato la presenza dell’alga. Confermando che a Melendugno l’alga non c’è, quindi Tap si fa, e si fa a San Foca.

Eppure, Emiliano si mette un’altra volta a cercarla insieme ai 5Stelle locali. Sprecando altri centomila euro, neanche fossero soldi suoi. Come tutti quelli dei pugliesi che ha usato per tutti i ricorsi che ha sempre perso. Ricorso su ricorso, ulivo su ulivo, trivella su trivella, alga su alga, altoforno su altoforno.

Lo Svimez dice che due milioni di residenti sono fuggiti dal sud a causa disoccupazione, e noi fra Ilva e Tap stiamo cacciando gli unici investitori privati che mettono oltre 5 miliardi di euro per finanziarie un’industria al Sud insieme ad altri ventimila lavoratori.

Però la stagione è calda e il mare è pulito. I pochi pugliesi rimasti possono mettere gli occhialini e buttarsi in acqua tutti alla ricerca dell’alga, unico miraggio per bloccare lo sbocco finale del tubo di 870 km che ha già attraversato tutto il resto del mondo. Non riesce solo a vedere la via d’uscita. Non solo il tubo.

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