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Energia, Sud est asiatico: ancora (troppo) carbone per soddisfare domanda

Secondo il nuovo rapporto del World Energy Outlook dell’Aie, nel 2040 il carbone sarà ancora al primo posto del mix di generazione elettrica del Sud est asiatico

 

I dieci paesi che compongono l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (Asean) rappresentano una delle zone più dinamiche del sistema energetico globale. La loro domanda è cresciuta del 60% negli ultimi 15 anni e pur trovandosi in varie fasi dello sviluppo economico e con diversi mix energetici e modelli di consumo, presentano la comune sfida di soddisfare la crescente domanda in modo sicuro, accessibile e sostenibile. È quanto emerge dal nuovo rapporto speciale del World Energy Outlook dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), dedicato proprio ai paesi del Sud-Est asiatico, per i quali resta ancora molto da fare: con una popolazione totale di quasi 640 milioni di abitanti, l’Aie stima che almeno 65 milioni di persone non abbiano accesso all’elettricità e 250 milioni dipendano dalla biomassa solida per cucinare. Allo stesso tempo, l’inquinamento atmosferico presenta rischi gravi per la salute pubblica.

La robusta crescita economica e demografica spinge la domanda energetica

Nello scenario previsto dall’Aie al 2040, la domanda di energia del sud-est asiatico crescerà di quasi due terzi. Ciò rappresenta un decimo dell’aumento della domanda globale grazie al triplicarsi delle dimensioni dell’economia della regione. Al tempo stesso la popolazione aumenterà di un quinto con quella urbana che dovrebbe salire di oltre 150 milioni di unità.

Nonostante risultino in aumento le fonti di energia a basse emissioni di carbonio, l’incremento del fabbisogno energetico verrà soddisfatto utilizzando tutte le tipologie di combustibili. Il carbone da solo rappresenterà quasi il 40 per cento della crescita superando il gas nel mix elettrico. La domanda petrolifera passerà dai 4,7 milioni di barili/giorno (mb/d) di oggi a circa 6,6 mb/d nel 2040, grazie all’aumento della domanda di mobilità di circa 62 milioni di veicoli. Anche la domanda di gas naturale crescerà del 60% circa al 2040. Stesso discorso per le rinnovabili: escludendo le biomasse solide, idroelettrico, fotovoltaico ed eolico raddoppieranno la loro diffusione contribuendo anche ad ampliare l’accesso all’energia.

L’elettricità sarà la principale fonte di crescita del consumo finale di energia

Secondo l’Aie, l’elettricità rappresenterà la quota maggiore di aumento del consumo finale, in quanto l’aumento dei redditi nella regione si tradurrà in una maggiore proprietà di elettrodomestici e di apparecchi per il raffreddamento. Due terzi della crescita della domanda di energia elettrica proverrà dal settore residenziale e dei servizi, per via dell’aumento della classe media urbana.

Anche la domanda di energia elettrica industriale raddoppierà mentre per quanto riguarda i trasporti, in assenza, per il momento, di politiche di sostegno, la mobilità elettrica non darà risultati significativi. Il rapporto evidenzia una dominanza dei prodotti petroliferi, e politiche di diversificazione del mix concentrate sui biocarburanti.

Rinnovabili, carbone ad alta efficienza e rinnovabili guidano la carica della nuova generazione di elettricità

Per far fronte all’aumento della domanda di energia elettrica, sottolinea il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia, sarà necessaria un’enorme espansione del sistema energetico della regione, con carbone ed energie rinnovabili che rappresenteranno quasi il 70% della nuova capacità. La capacità installata per la generazione di energia elettrica salirà a oltre 565 gigawatt (GW) nel 2040 dai 240 GW oggi.

Malgrado il mix di combustibili e tecnologie sarà differente da paese a paese, nel complesso dovrebbe concentrarsi su una combinazione di centrali a carbone ad alta efficienza e impiego di rinnovabili. Nel 2040, queste ultime dovrebbero rappresentare la quota maggiore di capacità installata (quasi il 40%), insieme al carbone (40%).

La produzione degli impianti alimentati a gas naturale aumenterà del 60% in termini assoluti, ma la quota di gas nel mix energetico scende dall’attuale 43% al 28% entro il 2040. Infine l’ampia penetrazione delle energie pulite e la diffusione di impianti a carbone efficienti diminuiranno di quasi un quinto le emissioni di Co2 che rimarranno però nettamente superiori alla media mondiale.

Inversione di rotta per la produzione di idrocarburi nella regione

Il sud-est asiatico rimane un importante produttore di petrolio, gas e carbone, ma deve affrontare diverse sfide, soprattutto nel breve termine. Le prospettive di approvvigionamento petrolifero nello scenario previsto dall’Aie continuano la recente traiettoria di declino, passando dai 2,5 mb/d di oggi ai 1,7 mb/d nel 2040 per via dei cali dovuti alla maturazione dei campi petroliferi e alla mancanza di nuovi investimenti causata dei bassi prezzi. Il lieve aumento della produzione in Brunei e Filippine, secondo l’Aie, non compenserà i cali in Indonesia, Malesia e Vietnam.

Per il gas discorso diverso: grazie a prezzi migliori la regione nel suo complesso riuscirà a mantenere la produzione all’incirca allo stesso livello attuale nel 2040. Le prospettive di produzione potrebbero essere ancora più favorevoli se gli investimenti nel campo indonesiano di Natuna saranno assicurati, anche se ciò è subordinato alla ricerca di una soluzione adeguata agli altissimi livelli di CO2 associati alla produzione del settore. La produzione di carbone, incentrata sull’Indonesia, diminuirà invece marginalmente, anche se ciò riflette scelte politiche piuttosto che vincoli di risorse.

La regione sempre più importatore netto di combustibili fossili entro il 2040

La diminuzione dell’offerta interna e l’aumento della domanda spingeranno il fabbisogno di import energetico del sud-est asiatico a oltre 300 miliardi di dollari nel 2040, pari a circa il 4% del Pil totale della regione. Il petrolio sarà di gran lunga la quota maggiore delle importazioni previste con 6,9 milioni di barili al giorno al 2040 e 280 miliardi di dollari di esborsi annui. Mentre l’intera regione diventerà importatrice netta di carbone, l’Indonesia rimarrà un importante produttore ed esportatore verso i suoi vicini del sud-est asiatico e l’India.

Il sud-est asiatico continuerà a svolgere invece un ruolo sempre più importante come mercato del gas naturale liquefatto (GNL), beneficiando a breve termine della depressione dei prezzi causata dalle forti prospettive di approvvigionamento globale. L’uso del Gnl si estenderà a progetti su scala più ridotta in Indonesia e nelle Filippine e svolgerà un ruolo importante nel dislocare la generazione elettrica in alcune comunità insulari. Ma nel complesso rimarranno sul campo alcuni problemi.

Ad esempio, conclude l’Aie, una delle priorità della regione rimarrà la sicurezza energetica per via dell’aumento della domanda e dei conseguenti maggiori approvvigionamenti. Legando ciò a un aumento dell’inquinamento atmosferico previsto fino a un +75% di Co2 a causa della maggiore produzione di elettricità. Naturalmente le scelte politiche potrebbero contribuire a mitigare questi rischi, ammette l’Agenzia internazionale per l’energia: nel caso si scegliesse di portare avanti un percorso alternativo coerente con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, la domanda energetica della regione risulterebbe inferiore del 16% al 2040 con un aumento di 20 punti percentuali dell’uso di rinnovabili e una riduzione della dipendenza da petrolio e gas che tradotto in numeri vorrebbe dire un risparmio di 180 miliardi di dollari. Ma anche un -50% di emissioni di Co2. In ogni caso l’Aie suggerisce tre ingredienti per rendere il settore energetico più sicuro a cominciare da investimenti energetici adeguati. Il fabbisogno al 2040 è stimato a 2,7 trilioni di dollari o in 2,9 nel caso si decidesse di dare seguito a una politica più attenta alla sostenibilità. In entrambi i casi, la mobilitazione degli investimenti su questa scala richiederà una partecipazione significativa del settore privato e delle istituzioni finanziarie internazionali. Ma l’attrattività dipenderà dagli incentivi a disposizione degli investitori. Poi servirebbe un utilizzo più efficiente dell’energia: le politiche attuate o attualmente in fase di studio possono ridurre del 10% la domanda di energia nei settori di uso finale del Sud-Est asiatico entro il 2040, ma questo non esaurisce i potenziali vantaggi. Infine sarebbero necessari mercati del gas e dell’elettricità più integrati. Una migliore interconnessione delle reti di approvvigionamento, sostenuta da una regolamentazione armonizzata verso mercati flessibili e trasparenti, potrebbe migliorare la sicurezza nella regione, favorendo nel caso elettrico, l’integrazione di quote crescenti di energia eolica e solare.

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