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Gas

Finisce l’era del carbone, comincia quella del gas

Secondo le previsioni del World Energy Outlook 2017 dell’Aie si rafforzeranno le rinnovabili ma diremo addio al carbone. Sul podio il Gnl e lo shale statunitense

 

Sarà il gas ad assumere la leadership del crescente fabbisogno energetico da qui fino al 2040, assieme a una rapida ascesa delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il tutto sostenuto da un calo dei costi delle tecnologie energetiche pulite, una crescente elettrificazione, il passaggio verso un’economia più orientata ai servizi, un mix energetico più verde in Cina, e la resilienza dello shale gas e del tight oil negli Stati Uniti. Sono alcune delle previsioni formulate dall’ultima edizione del World Energy Outlook 2017 dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) che registra anche il sempre più labile confine tra produttori e consumatori di energia tradizionali e un nuovo gruppo di paesi in via di sviluppo, guidati dall’India, che si muoverà verso il centro della scena.

Fabbisogno energetico in crescita del 30% fino al 2040

Nello scenario tracciato dall’Aie, il fabbisogno energetico globale aumenterà più lentamente rispetto al passato, crescendo comunque del 30% tra oggi e il 2040. Questo equivale ad aggiungere un’altra Cina e un’altra India alla domanda globale attuale. L’economia globale, infatti, salirà a tassi medi del 3,4% l’anno, assieme a una popolazione in espansione a oltre 9 miliardi nel 2040, e un processo di urbanizzazione che aggiungerà una città delle dimensioni di Shanghai alla popolazione urbana mondiale ogni quattro mesi. Il contributo maggiore alla crescita della domanda – quasi il 30% – proverrà dall’India, la cui quota di consumo globale di energia salirà all’11% entro il 2040, con il sud-est asiatico stimato in crescita a un ritmo doppio rispetto a quello cinese. Nel complesso, i paesi in via di sviluppo dell’Asia rappresenteranno i due terzi della crescita energetica globale, mentre il resto proverrà principalmente dal Medio Oriente, dall’Africa e dall’America Latina.

Rafforzamento delle energie rinnovabili, fine del carbone

Rispetto agli ultimi venticinque anni, il modo in cui il mondo soddisferà il suo crescente fabbisogno energetico cambierà radicalmente, sottolinea Aie: al primo posto della crescita, come detto, si posizionerà il gas naturale, poi le rinnovabili e l’efficienza energetica. Soprattutto quest’ultima svolgerà un ruolo enorme nel ridurre la tensione sul versante dell’offerta: senza efficienza energetica il previsto aumento del consumo finale di energia raddoppierebbe. Le fonti energetiche rinnovabili soddisferanno, invece, il 40% dell’aumento della domanda primaria e la loro crescita segnerà la fine del carbone. Dal 2000, la capacità di produzione di energia elettrica alimentata a carbone è cresciuta di quasi 900 gigawatt (GW), ma le aggiunte nette da oggi al 2040 saranno solo di 400 GW per via degli impianti già in costruzione. In India, ad esempio, la quota di carbone nel mix energetico scenderà dai tre quarti del 2016 a meno della metà nel 2040. In assenza di impiego di tecnologie capture and storage su larga scala, il consumo globale di carbone risulterà quindi piatto. La domanda petrolifera, al contrario, continuerà a crescere fino al 2040, anche se ad un ritmo in costante calo. A fare la parte del leone sarà dunque il gas naturale con un ritmo di crescita del 45% al 2040. Le prospettive sull’energia nucleare al contrario risultano attenuate rispetto alle previsioni dell’anno scorso: solo la Cina continuerà a guidare un graduale aumento della produzione, superando gli Stati Uniti nel 2030 per diventare il maggior produttore di elettricità da nucleare.

Un futuro luminoso per le energie rinnovabilieolico Ue

Le energie rinnovabili “cattureranno” i due terzi degli investimenti globali nelle centrali elettriche al 2040, diventando, per molti paesi, la fonte meno costosa di nuova generazione di energia. La rapida diffusione del solare fotovoltaico, soprattutto in Cina e India, avverte l’Aie, la aiuterà diventare la più grande fonte a basse emissioni. Sempre al 2040 l’Unione europea sarà alimentata per l’80% da fonti verdi: l’eolico sarà al primo posto – che guadagnerà dopo il 2030 – grazie alla forte crescita dell’onshore e dell’offshore.

La shale revolution Usa andrà a tutto gas con l’export

La notevole capacità di sbloccare nuove risorse a costi contenuti spingerà la produzione combinata petrolio-gas degli Stati Uniti ad un livello superiore del 50% a quello riuscito a qualsiasi altro paese nella storia. Attualmente gli Usa sono esportatori netti di gas, ma alla fine del 2020 diventeranno anche esportatori di petrolio. Secondo l’Aie l’aumento di 8 milioni di barili al giorno di produzione tra il 2010 e il 2025 corrisponderebbero, infatti, al periodo di crescita più sostenuto da parte di un singolo paese nella storia dei mercati petroliferi. Un aumento di 630 miliardi di metri cubi della produzione statunitense di shale gas nel corso dei 15 anni che partono dal 2008 supererebbe di gran lunga qualsiasi precedente record. L’espansione su questa scala sta avendo un impatto di vasta portata in Nord America, alimentando importanti investimenti in petrolchimici e in altre industrie ad alta intensità energetica. Non solo. La “rivoluzione” sta contribuendo a riordinare i flussi commerciali internazionali mettendo a dura prova i fornitori e i modelli commerciali già esistenti. A metà degli anni Venti, gli Stati Uniti diventano il più grande esportatore mondiale di gas naturale liquefatto (Gnl) e, pochi anni dopo, un esportatore netto di petrolio.

L’era del petrolio non è ancora finita

I consumatori, tuttavia, non sono ancora pronti a dire addio all’era del petrolio. Ciò grazie agli Stati Uniti che rappresentano e rappresenteranno almeno fino al 2025 l’80% di aumento dell’offerta petrolifera mondiale, riuscendo a mantenere nel breve termine anche una pressione al ribasso dei prezzi. Fino alla metà degli anni Venti la crescita della domanda rimarrà robusta ma è destinata a rallentare notevolmente subito dopo per via dell’efficienza e il cambio di carburante. Un forte impulso da parte di altri settori è sufficiente comunque, secondo Aie, a mantenere la domanda petrolifera su una traiettoria in aumento fino a 105 milioni di barili al giorno entro il 2040. Una volta che il tight oil statunitense alla fine del 2020 e la produzione non Opec caleranno, il mercato diventerà sempre più dipendente dal Medio Oriente. Ci sarà bisogno, tuttavia, avverte l’Aie, di continui investimenti su larga scala per sviluppare un totale di 670 miliardi di barili di nuove risorse fino al 2040, soprattutto per compensare il calo nei campi esistenti piuttosto che per far fronte all’ aumento della domanda.

Un nuovo ordine per i mercati globali del gas

Entro il 2040 il gas naturale crescerà fino a rappresentare un quarto della domanda globale di energia nello scenario previsto dall’Aie, diventando il secondo più grande carburante nel mix globale dopo il petrolio. In regioni ricche di risorse, come il Medio Oriente, l’opportunità di espandere l’uso del gas sarà relativamente semplice, soprattutto per sostituire il petrolio. Lo stesso, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, accadrà negli Stati Uniti, dove l’abbondanza di forniture determinata dallo shale farà sì che una forte quota di energia elettrica provenga dal gas sempre al 2040, anche senza politiche nazionali di limitazione all’uso del carbone. Nonostante questo l’80% della prevista futura crescita della domanda di gas mondiale arriverà grazie alle economie in via di sviluppo, guidate da Cina, India e altri paesi asiatici, dove gran parte del gas arriva tramite import, con costi di trasporto significativi e infrastrutture spesso non ancora operative. Queste cifre, sottolinea Aie, riflettono il fatto che il gas sembra essere adatto alle priorità politiche della regione, generando calore, energia e mobilità con meno anidride carbonica ed emissioni inquinanti rispetto ad altri combustibili fossili, contribuendo in tal modo ad affrontare le preoccupazioni sulla qualità dell’aria. Il panorama rischia di trasformarsi radicalmente, inoltre, non solo per via del taglio del carbone ma anche per via delle rinnovabili che in alcuni paesi entro la meta degli anni venti del 2000, diventeranno la forma più economica di generazione di energia, addirittura più del gas spingendo gli impianti alimentati a combustibile blu a svolgere un ruolo di bilanciamento piuttosto che baseload. Anche le politiche di efficienza svolgeranno un ruolo importante nel limitare l’uso del gas: mentre l’elettricità generata dal gas crescerà di oltre la metà rispetto al 2040, il relativo consumo aumenterà solo di un terzo, a causa della maggiore dipendenza da impianti altamente efficienti.

Il Gnl sarà sempre più importante

Una delle maggiori novità sarà rappresentata invece dal Gnl americano che contribuirà ad accelerare il passaggio verso un mercato globale più flessibile e liquido. Garantire che il gas rimanga accessibile e sicuro, al di là dell’attuale periodo di ampio approvvigionamento e di prezzi più bassi, è fondamentale per le prospettive a lungo termine. Il Gnl rappresenta quasi il 90% della crescita totale prevista al 2040 dei consumi del gas: con poche eccezioni. In particolare la rotta che si apre tra Russia e Cina. Le nuove grandi infrastrutture, secondo Aie, lottano in un mondo che premia di fatto l’opzione del Gnl.

L’approvvigionamento sarà più diversificato

Anche l’approvvigionamento di gas si farà sempre più diversificata secondo Aie: la quantità di siti di liquefazione in tutto il mondo raddoppierà fino al 2040, con in testa Stati Uniti e Australia, seguite da Russia, Qatar, Mozambico e Canada. La formazione dei prezzi si baserà sempre più sulla concorrenza tra le varie fonti di gas, piuttosto che sull’indicizzazione al petrolio. Grazie alla flessibilità delle destinazioni, ai prezzi basati su hub e alla disponibilità di punti vendita, il Gnl statunitense diventerà, di fatto, il catalizzatore per i molti cambiamenti previsti nel mercato del gas in generale. Il nuovo ordine del gas potrebbe portare vantaggi per la sicurezza anche se c’è il rischio di un atterraggio duro per i mercati nel 2020 se l’incertezza sul ritmo o sulla direzione del cambiamento porterà un freno ai nuovi investimenti. A più lungo termine, un mercato di Gnl più ampio e più liquido compenserà comunque la minore flessibilità che si riscontrerà altrove nel sistema energetico, ha precisato Aie. Secondo le stime, nel 2040 ci vorranno circa dieci giorni perché le principali regioni importatrici aumentino i loro livelli di importazione del 10 per cento, una settimana in meno rispetto a quanto potrebbe essere necessario oggi in Europa, Giappone e Corea.

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