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Emissioni Banche

A quanto ammontano le sovvenzioni dei paesi del G7 alle fonti fossili

Uno studio diffuso in vista del vertice G7 in programma a Charlevoix, in Canada, l’8 e il 9 giugno, mette in guardia sulla distanza dagli accordi presi a Parigi sul clima

Ogni anno almeno 100 miliardi di dollari sono destinati dai paesi più ricchi al sostegno della produzione e consumo delle fonti fossili (petrolio, gas e carbone) in patria e all’estero. Ciò nonostante l’impegno da parte di quasi tutti i paesi del G7 e del G20 di porre fine alle sovvenzioni entro il 2025, nel rispetto degli accordi presi a Parigi sul clima. A certificare la tendenza è uno studio condotto dall’Overseas Development Institute (ODI), dall’Oil Change International (OCI), dell’International Institute for Sustainable Development (IISD) e dal Natural Resources Defense Council (NRDC), diffuso in vista del vertice G7 in programma in Canada.

L’8 E 9 GIUGNO G7 A CHARLEVOIX PER PARLARE DI IMPEGNI SUL CLIMA ANCORA TROPPO POCO SEGUITI

I leader dei sette grandi si incontreranno a Charlevoix, in Canada, l’8 e il 9 giugno, in un clima di crescente pressione per mantenere l’impegno di affrontare il cambiamento climatico e di eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 2025, una promessa fatta per la prima volta nel 2009 e che ha avuto scarso seguito. Solo lo scorso dicembre, ad esempio, la Banca mondiale si è impegnata a porre fine ai finanziamenti per l’estrazione di petrolio e di gas.

SOPRATTUTTO SOSTEGNI FISCALI ALLE FONTI FOSSILI

Nonostante questi impegni, i governi del G7 hanno fornito almeno 80,62 miliardi di dollari in sostegno fiscale e 19,54 miliardi di dollari in finanziamenti pubblici per i combustibili fossili nel 2015 e nel 2016, recita il rapporto. Il 64% del sostegno è stato utilizzato nei trasporti, nelle famiglie, nell’industria e in altri settori.

LA FRANCIA PRIMA PER GLI IMPEGNI, USA IN CODA ALLA CLASSIFICA

I ricercatori hanno esaminato e valutato ogni paese sulla base di sette indicatori diversi per misurare il loro impegno a rispettare gli impegni presi quali trasparenza, i progressi compiuti per porre fine all’uso, al sostegno e alla produzione di combustibili fossili e al loro uso nell’industria e nei trasporti. È stata inoltre presa in considerazione la trasparenza, ad esempio la presentazione di relazioni da parte dei governi sugli importi spesi per i combustibili fossili e sui meccanismi posti in essere per garantire il conseguimento dei suoi obiettivi. Il team ha infine esaminato il numero di impegni che ogni governo aveva preso per tagliare le proprie spese per le sovvenzioni ai combustibili fossili. La Francia si è classificata al primo posto nella classifica generale, con 63 punti su 100, seguita da Germania (62), Canada (54) e Regno Unito (47).  Gli Stati Uniti hanno ottenuto il punteggio più basso, con 42 punti su 100, grazie al loro sostegno alla produzione di combustibili fossili e al loro ritiro dal patto globale per la lotta ai cambiamenti climatici del 2015. Sugli Usa pesa il sostegno all’esplorazione e alla produzione di petrolio, gas e carbone ribadito sotto la presidenza Trump, che ha fatto anche fatto marcia indietro sugli impegni precedenti che prevedevano di porre fine al sostegno ai combustibili fossili.

SULL’ITALIA PESA LO SCONTO FISCALE SUL GASOLIO, GB ULTIMI PER TRASPARENZA

La Francia, come detto, ha ottenuto il punteggio migliore grazie al suo impegno a cessare l’estrazione di carbone e a porre fine al sostegno alla prospezione di combustibili fossili. In particolare Parigi si è impegnata a ridurre il divario fiscale tra il gasolio e la benzina entro il 2021 (sancito dalla legislazione nazionale). Nonostante la progressiva eliminazione della prospezione interna, le istituzioni finanziarie pubbliche francesi si sono però recentemente impegnate a finanziare la prospezione di nuovi combustibili fossili all’estero (ad esempio nel 2017 in Mozambico). La Germania continua a fornire ingenti finanziamenti pubblici per l’energia a base di combustibili fossili (in patria e all’estero). Berlino fornisce, inoltre, un sostegno fiscale permanente all’uso del gasolio nei trasporti. L’Italia fornisce un sostegno fiscale significativo al settore dei trasporti, la maggior parte del quale è destinato all’uso del gasolio. Nel complessi si tratta di 17 miliardi di dollari ed è quinta malgrado “il previsto phase out al carbone”. La Gran Bretagna ha ottenuto, invece, il punteggio più basso sulla trasparenza per aver negato che il governo abbia fornito le sovvenzioni del combustibile fossile, anche se ha sostenuto le agevolazioni fiscali per l’esplorazione del gas e del petrolio del Mare del Nord, ha ammesso il rapporto. “Noi non sovvenzioniamo la produzione o il consumo di combustibili fossili – ha tuttavia detto un portavoce del Tesoro britannico alla Reuters -. Stiamo sostenendo altri paesi nella graduale eliminazione delle loro sovvenzioni ai combustibili fossili, come parte del nostro impegno nei confronti del G20 e del G7”, ha aggiunto.

DAI RICERCATORI L’INVITO A STABILIRE PIANI CONCRETI PER STOP A SUSSIDI FOSSILI ENTRO IL 2025

“I governi spesso dicono di non avere risorse pubbliche per sostenere la transizione di energia pulita”, ha detto Shelagh Whitley, autore principale dello studio, alla Reuters.  Per questo il rapporto ha esortato i governi del G7 a stabilire piani concreti per porre fine alle sovvenzioni per i combustibili fossili entro il 2025, come promesso. “Il G7 si è impegnato a eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili, ma non ha alcun sistema in termini di responsabilità per rispettare gli impegni, non ha tabelle di marcia o piani – ha aggiunto Whitley, responsabile della divisione clima dell’ODI -. Il trasferimento di risorse pubbliche dai combustibili fossili non sta accadendo, o dove sta accadendo, non sta accadendo abbastanza velocemente”, ha ammesso.

 

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