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Moratoria su eolico e fotovoltaico, perchè la Sicilia fa dietrofront

La Regione Sicilia ha abrogato la moratoria per le fonti energetiche alternative

L’aveva varata lo scorso 8 maggio, stabilendo per 120 giorni una sospensione temporanea al rilascio delle autorizzazioni relative a impianti eolici e fotovoltaici fino al prossimo 8 settembre.

La moratoria, inserita nella legge di stabilità regionale, veniva applicata a prescindere dalle aree idonee/non idonee per gli impianti eolici già individuate dalla Regione ed era stata partorita con l’obiettivo di “verificare, attraverso un adeguato strumento di pianificazione del territorio regionale, gli effetti sul paesaggio e sull’ambiente correlati alla realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica o fotovoltaica”.

Immediatamente ci fu la levata di scudi di molte associazioni del settore delle rinnovabili, nei confronti di una norma che secondo gli ambientalisti favoriva le fonti fossili contravvenendo alle direttive europee e che risultava palesemente incostituzionale.

Infatti, da poco insediato il nuovo governo nazionale, il 6 luglio ha impugnato subito la legge siciliana, comprese le norme che «incidendo sulle autorizzazioni per gli impianti eolici e fotovoltaici e sulle modalità di svolgimento e i criteri di partecipazione alle gare per l’affidamento della gestione del servizio di distribuzione del gas naturale, nonché sulle concessioni per i beni demaniali marittimi, contrastano rispettivamente con i principi costituzionali di libertà di iniziativa economica, e di tutela della concorrenza».

Ancor prima che l’iniziativa del governo prendesse la via dei tribunali, la Regione Sicilia ha deciso di ritrattare tutto. Sicuramente sollecitata dal fatto che tutti i tentativi di moratoria fatti sino ad oggi dalle regioni finiti con una bocciatura da parte della Corte costituzionale, da ultimo quella dello scorso 20 giugno con cui la Consulta ha dichiarato illegittima la moratoria campana sull’eolico del 2016.
Come si suol dire: ci ha provato! Salvo poi rimangiarsi tutto anche se con effetti limitati, mancando solo un altro mese alla scadenza naturale della norma l’8 settembre.
Restiamo a chiederci quanto tempo, investimenti e pazienza ancora perderemo fino a che le Regioni capiranno che l’energia, lo sviluppo, e il futuro non sono materia loro.

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