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Cina

La Cina e la sfida del gas

Parte della strategia cinese contro l’inquinamento è favorire il passaggio dal carbone al gas naturale, con un impatto inaspettato sul mercato globale del Gnl.

Tra il 2015 e il 2017, le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) della Cina sono raddoppiate mentre le importazioni attraverso gasdotto sono più che raddoppiate. Eppure, lo scorso inverno, la Cina ha dovuto affrontare una crisi di approvvigionamento gas senza precedenti, che ha lasciato case, scuole e ospedali senza riscaldamento, provocando una corsa per smistare il combustibile dall’industria ad altri soggetti.

LE CAUSE DELLA CRISI DEL GAS

La causa immediata della crisi è stato un programma di prevenzione e controllo dell’inquinamento atmosferico che prevedeva la sostituzione delle caldaie a carbone con caldaie a gas. La scadenza del programma di ottobre 2017, coincideva con il 19esimo Congresso Nazionale del Partito Comunista e quindi l’attuazione del piano è stata eccezionalmente vigorosa. In alcuni luoghi, le caldaie a carbone sono state eliminate prima che fosse disponibile la sostituzione con quelle a gas. In altri, il passaggio è stato fatto senza che fosse addirittura disponibile la fornitura di gas. Anche dove si poteva trovare carbone e attrezzature per bruciarlo, erano in vigore restrizioni che ne proibivano l’uso.

PREVISIONI CONFUSE

L’impatto di queste politiche è stato un aumento senza precedenti della domanda di gas naturale, che i fornitori del paese e le infrastrutture di distribuzione semplicemente non sono state in grado di soddisfare. Le conseguenze per le importazioni cinesi di Gnl sono state drammatiche. I dati dell’Amministrazione generale delle dogane cinesi mostrano che le importazioni sono cresciute del 33% nel 2016 e del 46% nel 2017, quasi raddoppiando dalle 19,7 milioni di tonnellate del 2015 alle 38,3 milioni di tonnellate del 2017. Quest’anno sono sulla buona strada per crescere di poco più del 50%, il che porterebbe i volumi a 58 milioni di tonnellate, superando anche le previsioni più ottimistiche.

IL COMMERCIO GLOBALE DI GNL È AUMENTATO DI 35,2 MILIONI DI TONNELLATE, LA CINA DA SOLA RAPPRESENTA OLTRE UN TERZO DELL’AUMENTO

La crescita dilagante delle importazioni cinesi di Gnl ha avuto diverse conseguenze sul mercato globale. Secondo un recente rapporto dell‘International Gas Union (IGU), il commercio globale di Gnl è aumentato di 35,2 milioni di tonnellate, il che significa che la Cina da sola ha rappresentato oltre un terzo dell’aumento. Di conseguenza, è diventato il secondo maggiore importatore di Gnl dopo il Giappone, superando la Corea del Sud.

BILANCIAMENTO DEL MERCATO

Soprattutto, la crescita delle importazioni cinesi è stato il fattore più importante per evitare un eccesso di Gnl sul mercato, dato che l’offerta continua a crescere grazie ai nuovi progetti di liquefazione in Australia, negli Stati Uniti e in altri paesi. Secondo l’IGU, sono previste 43 milioni di tonnellate di nuova capacità di liquefazione quest’anno, quindi ancora una volta – con un potenziale aumento delle importazioni di 20 tonnellate che si prospetta per il 2018 – la Cina sembra destinata a svolgere un ruolo chiave nell’equilibrio del mercato mondiale.

IMPORT TRAMITE GASDOTTO IN FORTE CRESCITA

Anche le importazioni tramite gasdotto sono in forte crescita. La Cina importa gas da Turkmenistan, Kazakistan e Uzbekistan attraverso tre gasdotti: le importazioni sono passate dalle 12,5 milioni di tonnellate del 2015 alle 28 milioni di tonnellate del 2016, con un aumento del 124%. Tuttavia, la crescita nel 2017 è rallentata ad appena il 9%. Le importazioni tramite gasdotti sono sulla buona strada per crescere del 20% nel 2018, il che porterebbe le importazioni a 36,6 milioni di tonnellate all’anno.

IMPORT GAS COMPLESSIVO IN AUMENTO

Nel complesso, dunque, le importazioni totali di gas naturale sono cresciute del 69% nel 2016 e del 27% nel 2017. Il tasso di crescita finora registrato nel 2018 è del 37%, che, se mantenuto per il resto dell’anno, vedrebbe le importazioni salire a 93,9 milioni di tonnellate. La domanda naturalmente è: a che velocità possono continuare a crescere le importazioni di gas della Cina, in particolare le importazioni di Gnl?

gnlI DRIVER DELLA DOMANDA

I fattori che determinano l’ulteriore crescita della domanda di gas sono tutti legati alla politica. La Cina soffre da tempo di un grave inquinamento atmosferico nelle sue città perché per decenni la crescita economica ha avuto la priorità sulle questioni ambientali. Da quando Xi Jinping ha assunto la presidenza nel 2012, ci sono state una serie di iniziative per riportare alla normalità i livelli di inquinamento. La Cina ha anche assunto una posizione di leadership sul cambiamento climatico, accentuata dalla decisione del presidente americano Donald Trump di rinunciare a questo ruolo. Nonostante la penuria di gas dello scorso inverno e i problemi che si sono verificati, al culmine della crisi il governo ha emanato un programma sul riscaldamento invernale pulito per la Cina settentrionale che copre il periodo fino al 2021 dimostrando che la determinazione verso la completa sostituzione delle caldaie a carbone con quelle a gas è tutt’altro che conclusa.

ENORMI PASSI IN AVANTI NELLE RINNOABILI MA IL GAS FONDAMENTALE PER INTEGRAZIONE

La Cina ha compiuto enormi passi avanti anche nello sviluppo di fonti rinnovabili, come l’energia eolica e solare. Ma il governo ha riconosciuto che il gas naturale ha un ruolo vitale da svolgere per integrare queste fonti energetiche variabili. Negli ultimi anni, l’attenzione si è concentrata sul passaggio dal carbone al gas nel riscaldamento; ma la Cina sta anche lavorando per espandere la capacità di generazione di elettricità a gas dai 67,5 GW del 2016 a più di 110GW entro il 2020. Nell’ambito dell’impegno a fornire un contributo determinato a livello nazionale (Nationally Determined Contribution – NDC) all’interno dell’accordo di Parigi, la Cina si è posta l’ambizioso obiettivo di aumentare la quota di gas nel mix di energia primaria dal 6% del 2016 al 10% entro il 2020. Questo obiettivo figura anche nel 13esimo piano quinquennale per lo sviluppo energetico e nel 13esimo piano quinquennale per lo sviluppo del gas naturale.

IL PIANO QUINQUENNALE CINESE PER IL GAS

Il piano quinquennale cinese per il gas prevede un fabbisogno totale di 360 miliardi di metri cubi (265 milioni di tonnellate), rispetto ai 207 miliardi di mc (152 milioni di tonnellate) del 2016. Di questi, 207 miliardi di mc (152 milioni di tonnellate) sarebbero prodotti principalmente dalle tre grandi compagnie petrolifere e del gas controllate dallo Stato cinese: China National Petroleum Corporation (CNPC) o PetroChina, Sinopec e China National Offshore Oil Corporation mentre 153 miliardi di mc (113 milioni di tonnellate) verrebbero importati, con un aumento del 109% rispetto ai 73 miliardi di mc (54 milioni di tonnellate) del 2016. In sostanza il piano del gas è più pragmatico nel riconoscere l’entità della sfida e fissa un obiettivo dell’8,3-10%, invece di insistere solo sul 10%, che è probabilmente irraggiungibile nel poco tempo a disposizione.

LA SFIDA DELLE FORNITURE

I vincoli che la Cina deve affrontare per raggiungere i suoi obiettivi di gas naturale nell’ambito del piano quinquennale per il gas sono analizzati in un documento pubblicato da Wang Zhen del CNPC Policy Research Centre e Xue Qing dell’Academy of Chinese Energy Strateg che identifica le sfide in tutti gli anelli della catena di valore: capacità di produzione di gas interna, specialmente shale gas; infrastrutture di importazione, come i terminali di rigassificazione del Gnl; gasdotti e, non da ultimo, capacità di stoccaggio sotterraneo, purtroppo inadeguate a soddisfare i picchi di domanda quotidiana e stagionale. Per quest’anno almeno, la capacità di rigassificazione sarà probabilmente sufficiente, secondo Michael Mao, analista senior e consulente di Sublime China Information, un importante fornitore cinese di dati e analisi dei prodotti di base citato da Petroleum Economist. In particolare ci si aspetta che la capacità di salga a 60 e 64 milioni di t/a entro la fine dell’anno. Tuttavia, ciò sta a significare che i terminali dovranno operare a tassi di utilizzo molto elevato se l’attuale tendenza alla crescita continuerà. La pressione sull’infrastruttura dei gasdotti è evidenziata, invecem da un dato statistico notevole. Nel 2017, un quarto di tutto il Gnl importato dalla Cina, circa 10 milioni di tonnellate, è stato consegnato ai clienti tramite camion, a causa delle strozzature delle condutture. Per quanto riguarda lo stoccaggio, secondo Wang Zhen e Xue Qing, nel 2015 il consumo apparente di gas in Cina è stato di 193 miliardi di mc (142 milioni di tonnellate), mentre la capacità di stoccaggio sotterraneo è stata di 5,5 miliardi di mc (4 milioni di tonnellate), pari a meno del 3% dei consumi. Il rapporto tende ad essere molto più elevato nei mercati maturi del gas, a volte fino al 25%, ma con il 12% generalmente considerato adeguato.

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