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Italgas

Italgas: le gare d’ambito per la distribuzione di gas sono occasione mancata per Italia

I progetti di Italgas per continuare a crescere, nonostante le gare per decidere a chi affidare la distribuzione del gas siano ancora al palo

Investimenti per 4 miliardi di euro, incluse le acquisizioni, ulteriori 1,6 miliardi in acquisizioni di reti terze a seguito delle gare d’ambito per la distribuzione del gas; digitalizzazione delle reti e dei processi aziendali e lancio della Digital Factory nel 4°Q 2018. E’ questo il Piano Strategico del Gruppo Italgas per il periodo 2018-2024.

Ma le gare di distribuzione, in realtà, sono ancora al palo, (dovrebbero essere sbloccate dal nuovo governo). Ad oggi su 177 (queste le zone in cui è divisa l’Italia) gare previste sono state chiuse nemmeno le prime tre per cui sono state presentate offerte (Milano, Torino 2 e Belluno). E tutto questo, come ha ricordato Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas è una occasione mancata per l’Italia. E anche per la società energetica, si intende, che comunque ha costruito un piano che permette una crescita che prescinde le gare. “Abbiamo costruito un piano che ci permette di crescere anche senza le gare d’ambito e questo ci è stato riconosciuto anche nei recenti incontri che abbiamo avuto con importanti investitori in Europa e negli Stati Uniti”, ha affermato in una intervista a La Stampa, l’amministratore delegato Paolo Gallo.

IL PIANO DI ITALGAS

Partiamo dal piano: per crescere il gruppo va anvanti con la campagna di consolidamento e punta a ricavare 180mila contatori aggiuntivi entro il 2019. “Intanto cresciamo con le acquisizioni, consolidando i piccoli operatori. Abbiamo cominciato nel 2017. Quest’anno puntiamo ad acquisire 110 mila utenze: 70 mila le abbiamo prese con European Gas Network e altre due piccole società: un investimento pari a 116 milioni di euro. Nel 2019 proseguiremo con altre 70 mila con un investimento complessivo di circa 250 milioni”, ha spiegato Paolo Gallo.

Sul fronte della digitalizzazione, Italgas avrà coperto con i contatori digitali tutte le grandi utenze e il 60% di quelle residenziali. I lavori saranno completati entro i primi mesi del 2020.

UN’OCCASIONE PERDUTA

Il nulla di fatto delle gare d’ambito, però, non è certo cosa buona. E se l’azienda può adattare i propri piano, ad avere la peggio sono i cittadini, che fanno ancora i conti con bollette più alte di quello che potrebbero essere ed un’innovazione tecnologica che tarderà ad arrivare.

“Si potrebbero ridurre del 20% circa alcune componenti dei costi della distribuzione. E i costi complessivi della distribuzione incidono per il 10-12% sulla bolletta”, ha spiegato Gallo. Sul fopnte tecnologico, “avremo un’Italia a macchia di leopardo, divisa tra chi ha o avrà a breve contatori intelligenti, reti digitalizzate e chi viaggerà ancora tra vecchie bollette a conguaglio e infrastrutture su cui non si investe”.

E c’è anche molto di più. In seguito alle gare per decidere a chi affidare la distribuzione del gas, “sul territorio arriverebbero investimenti aggiuntivi per circa 3,5 miliardi all’anno. Ri-uardano le reti, il loro ammodernamento, la loro estensione. Ma anche interventi di efficienza energetica che i grandi operatori come noi si impegnano, a vantaggio delle comunità locali”.

GARE, A CHE PUNTO SIAMO?

“Nemmeno le prime tre per cui sono state presentate offerte sono state chiuse. Parliamo di Milano, Torino 2 e Belluno. Nei primi due casi mancano i giudizi di congruità. Quanto a Belluno, a nove mesi dalla presentazione, non sono ancora state aperte le offerte”, ha denunciato Paolo Gallo. “Le stazioni appaltanti – che a seconda dei casi sono comuni, città metropolitane, province – si trovano a dover affrontare diversi problemi”. “Costruire un bando non è facile, servono i dati di tutti gli operatori presenti nell’area e soprattutto un’idea dello sviluppo della rete. Clienti locali potrebbero farsi aiutare dall’Autorità per l’energia, l’Arera, ma raramente lo fanno”.

LA QUESTIONE CONCORRENZA

“Oggi ci sono circa 220 operatori, molti dei quali assai piccoli. Basti pensare che in 160 si dividono appena 1’11% del mercato. La concorrenza tra operatori avviene durante le gare d’ambito che assegnano la concessione per 12 anni. Alla fine credo che ne rimarranno non più di venti-trenta”, ha spiegato Gallo, sottolineando che questo permetterebbe di garantire comunque un’adeguata concorrenza.

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