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Zolfo

Ecco come il greggio Usa partirà alla conquista dei mercati mondiali

Fatti, dettagli e numeri del boom dello shale oil statunitense che ha superato il Kuwait e metterà gli Stati Uniti sul tetto del mondo

Lo shale oil Usa è pronto a varcare i confini nazionali e conquistare il mondo. È stato superato in questi giorni, infatti, uno dei colli di bottiglia più importanti per assicurare una costante esportazione di greggio a Stelle e strisce, vale a dire quello dei porti in grado di ospitare maxi-petroliere da due milioni di barili di petrolio a viaggio.

Finora nessuno scalo del paese era in grado di accogliere questi giganti del mare chiamati Vlcc cioè Very Large Crude Carrier mentre ora, secondo quanto riferisce Bloomberg, il più grande terminal di greggio del paese da oltre trent’anni, il Lousiana Offshore Oil Port (Loop), ha completato i lavori di ampliamento ed è in grado di far attraccare le super-navi.

In questi giorni gli operatori portuali stanno testando le operazioni di carico di una Vlcc – secondo la stampa americana che cita Platt’s sarebbe Shell a fornire il greggio –: si tratta della nave saudita Shaden, noleggiata il mese scorso dal più grande operatore petrolifero cinese la Unipec, controllata dalla più famosa Sinopec e arrivata a Loop da Galveston, Texas, domenica scorsa. “Si tratta di un grosso affare per l’industria perché sviluppa logistica aggiuntiva per la nostra crescente produzione di petrolio”, ha dichiarato Andrew Lipow, presidente di Lipow Oil Associates secondo quanto riferisce Cnbc. Lipow ha anche aggiunto che la nave dovrebbe salpare il 18 febbraio e che un’altra superpetroliera, di nome Anne, ha effettuato un carico parziale di petrolio l’anno scorso in un test a Ingleside, vicino a Corpus Christi, Texas. Ma quella petroliera ha dovuto completare il suo carico offshore. In questo caso, Shaden ha invece caricato prima di effettuare navigazione.

Con il rialzo dei prezzi del greggio è arrivato il boom dello shale oil Usa

Quello di Loop è un porto in acque profonde situato nel Golfo del Messico a circa 18 miglia al largo di Port Fourchin e dal 1981 rappresenta l’unico porto petrolifero offshore statunitense tanto che da lì passa oltre il 10% del greggio importato dagli Stati Uniti. L’operazione effettuata nello scalo della Lousiana è fondamentale per dare “sfogo” all’enorme produzione di shale oil statunitense, soprattutto dopo la revoca del divieto di esportazione alla fine del 2015 durato per quasi quarant’anni. Da allora le petroliere piene di greggio degli Stati Uniti hanno raggiunto più di 30 paesi, che vanno da grandi economie come la Cina e l’India al minuscolo Togo. Con il rialzo dei prezzi, infatti, si è verificato un vero e proprio boom per lo shale oil americano che recentemente ha superato i 10 milioni di barili al giorno di produzione, il valore più alto dal 1970. Gli Usa, inoltre, hanno esportato in media 1,4 milioni di barili al giorno di greggio nelle ultime quattro settimane (con un picco di 2 milioni di barili al giorno lo scorso anno), in aumento rispetto ai 605 mila barili medi al giorno di un anno fa, secondo quanto riferiscono i dati del governo americano. In appena due anni, insomma, gli Stati Uniti hanno raggiunto il Kuwait e grazie al potenziamento di Loop potrebbe riuscire a esportare almeno 300-350 mila barili in più secondo le stime di Sandy Fielden di Morningstar. Gli analisti ritengono, però, che gli operatori cominceranno ad incontrare difficoltà a causa delle strozzature di sistema quando le esportazioni saliranno a 3,5-4 milioni di barili/giorno. Ma al momento c’è ancora margine: la Us Energy Information Administration ha recentemente sottolineato che gli Stati Uniti dovrebbero tramutarsi in esportatori netti di energia nel 2022, spostando la precedente previsione di quattro anni. Per ora, infatti, gli Usa continuano a importare petrolio al ritmo di 7,8 milioni di barili al giorno, in base ai dati della settimana scorsa. Con il Canada principale fonte di approvvigionamento.

Il Loop in grado di ospitare anche le navi Ulcc

I terminali della costa del Golfo gestiscono nel complesso tre quarti delle esportazioni statunitensi di greggio, ma, come detto, solo Loop è in grado di gestire le superpetroliere in arrivo. La maggior parte dei canali di spedizione statunitensi sono, infatti, troppo poco profondi, anche se il porto di Corpus Christi è in fase di manutenzione per rendere più profondo il suo corso d’acqua. Loop, dunque, possiede e gestisce, per ora, l’unico porto petrolifero in acque profonde, che comprende tre boe di ormeggio a punto singolo nel Golfo del Messico, circa 17 miglia al largo della Louisiana. Le boe di ormeggio a punto singolo possono accogliere navi da trasporto di greggio di grandi dimensioni (le Vlcc appunto), navi petrolifere ultra-grandi (le Ulcc), navi cisterna conformi alle norme del Jones Act di medio raggio e navi cisterna galleggianti per la produzione, lo stoccaggio e lo scarico di navi cisterna shuttle tankers. Oltre alle Vlcc esistono, infatti, navi più grandi come le Ulcc, le Ultra-Large Crude Carrier nate dopo l’espansione del traffico petrolifero mondiale. Di queste ultime attualmente è in uso un numero limitato di imbarcazioni a causa delle loro dimensioni che richiedono impianti speciali. Ma sono in grado di trasportare tra le 2 e le 3,7 milioni di barili di greggio. Loop fornisce, inoltre, anche servizi logistici a gasdotti che si collegano alle reti regionali e nazionali e agli impianti di raffinazione. Infine, ha oltre 72 milioni di barili di capacità di stoccaggio di petrolio greggio presso il Clovelly Hub di Galliano.

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