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Gse

Perplessità Anac su rimozione Responsabile anti-corruzione del Gse

Motivazione basata su venir meno del rapporto fiduciario contrasta con garanzia di autonomia e indipendenza della figura

Il Responsabile prevenzione della corruzione e della trasparenza (RCPT) del Gse è stato rimosso dall’incarico con la Delibera (la numero 535 del 06 giugno 2018) dell’Anac pubblicata sul sito dell’Authority.

LA VICENDA

Il presidente e ad del Gse, secondo quanto si evince dalla delibera, ha comunicato la revoca dell’incarico di RPCT (conferito il 23.12.2015 e integrato il 21.11.2016) dopo la delibera del cda della società del 3 maggio scorso “con la motivazione del venir meno del rapporto fiduciario” con la società “determinatosi a seguito di una comunicazione interna, inviata via mail”, ritenuta “lesiva del Presidente in quanto finalizzata a screditarne l’operato e la figura all’interno dell’azienda, ritenendo con ciò violati i principi di lealtà e di etica professionale”. Da qui la richiesta al Consiglio dell’Anac per “verificare i presupposti per richiedere il riesame del provvedimento di revoca”.

COSA DICE L’ANAC

“La società ha motivato la revoca anche sulla base dei comportamenti tenuti dal dirigente, sulla scorta del venire meno del rapporto fiduciario – scrive Anac –. Il Consiglio manifesta forti perplessità su tale motivazione, dal momento che alla figura del RPCT deve, semmai, essere garantita la posizione di autonomia e indipendenza. Di contro, sarebbe rilevante, ai fini della revoca del RPCT, il venir meno dei requisiti propri di tale figura a causa di comportamenti censurabili. Il Consiglio ritiene che non ci siano i presupposti per disporre la richiesta di riesame, rilevato un quadro poco chiaro dei fatti e delle circostanze occorsi, in base ai quali non è consentito affermare una correlazione, diretta o indiretta, tra i fatti denunciati e l’attività svolta dal RPCT”.

LE CONCLUSIONI

Secondo Anac la “non sussistenza dei presupposti per disporre la richiesta di riesame ai sensi  dell’art. 15, co. 3, d.lgs. 39/2013”, secondo cui “il provvedimento di revoca dell’incarico amministrativo di vertice o dirigenziale conferito al soggetto cui sono state affidate le funzioni di responsabile, comunque motivato, è comunicato all’Autorità nazionale anticorruzione che, entro trenta giorni, può formulare una richiesta di riesame qualora rilevi che la revoca sia correlata alle attività svolte dal responsabile in materia di prevenzione della corruzione. Decorso tale termine, la revoca diventa efficace” non sussistono ma restano ferme le “forti perplessità sulla motivazione che ha portato alla revoca dell’incarico di RPCT nella parte in cui si motiva la revoca medesima sulla scorta del venir meno del rapporto fiduciario”.

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