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Petrolio

I paesi Opec vogliono il business del trading petrolifero

Paesi come Arabia Saudita, Iraq ed Emirati Arabi Uniti, le cui compagnie sono saldamento in mano ai governi, stanno pensando infatti di fare concorrenza ai trader indipendenti come Vitol, Trafigura, Glencore, Mercuria e Gunvor, sottraendo loro un importante business.

Se da un lato l’Opec, nella sua forma allargata a Russia e ad altri paesi produttori, sta portando avanti un taglio alla domanda per sostenere i prezzi del greggio, dall’altro lato le maggiori compagnie petrolifere statali del cartello petrolifero stanno pensando al modo in cui incrementare le loro entrate nel lungo termine, dando uno sguardo sempre più approfondito al settore del trading petrolifero.

CONCORRENZA TRA MAJOR E TRADER INDIPENDENTI

Paesi come Arabia Saudita, Iraq ed Emirati Arabi Uniti, le cui compagnie sono saldamento in mano ai governi, stanno pensando infatti di fare concorrenza ai trader indipendenti come Vitol, Trafigura, Glencore, Mercuria e Gunvor, sottraendo loro un importante business. Con un vantaggio: il fatto cioè che sono loro stessi i produttori di combustibile.

OpecIl 76% DELLA PRODUZIONE PETROLIFERA IN MANO A COMPAGNIE STATALI

Secondo quanto emerge da un’analisi di S&P Global Platts, le imprese a controllo statale rappresentano il 76% della produzione petrolifera delle 25 maggiori compagnie del mondo in termini di produzione. In altre parole, i giganti controllati dallo Stato in Medio Oriente, Russia, Cina, Cina, Messico, Venezuela e Brasile hanno pompato più di tre quarti dei 58,65 milioni di barili giornalieri provenientI dalle maggiori compagnie petrolifere del mondo per produzione nel 2017.

ADNOC SI STA MUOVENDO IN GRANDE STILE

Le compagnie petrolifere Opec sono, dunque, destinate ad aumentare la concorrenza nel commercio petrolifero espandendo e aprendo uffici commerciali in tutto il mondo e cercando di incrementare significativamente le loro attività e volumi nel trading petrolifero. Proprio ad inizio settimana, la Reuters ha riferito che la Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), che pompa la maggior parte del greggio del terzo maggior produttore Opec, gli Emirati Arabi Uniti, prevede di lanciare il proprio benchmark petrolifero per la regione, forse già a novembre, come parte di uno sforzo per aumentare la sua influenza regionale e rafforzare l’attività di trading. L’idea del benchmark petrolifero fa parte di un più ampio piano di ADNOC per rivedere la divisione trading e ottenere una maggiore influenza sui prezzi per le vendite di greggio. All’inizio di quest’anno, ADNOC ha firmato accordi di partnership strategica con Eni e l’austriaca OMV, in base ai quali le major petrolifere europee hanno acquistato partecipazioni di minoranza in ADNOC Refining, concordando la creazione di una joint venture commerciale.

SAUDI ARAMCO APRIPISTA

L’idea però non è del tutto nuova considerando che prima di ADNOC già la Saudi Aramco, primo produttore di petrolio al mondo e colosso statale dell’Arabia Saudita, aveva iniziato ad espandere la propria attività di trading petrolifero, con l’obiettivo di diventare il primo “grossista” di petrolio, aprire nuove strade nel settore delle vendite e assicurarsi che il greggio saudita potesse avere un mercato nei decenni a venire. All’inizio di quest’anno, infatti, Aramco Trading stava pensando di aprire un ufficio a Londra per sostenere la sua attività di trading petrolifero: a quanto risulta a S&P Global Platts, Aramco ha già assunto personale e sta portando avanti i suoi piani per lanciare un trading desk a Londra. Aramco Trading prevede che il suo volume di scambi di petrolio salirà a 6 milioni di barili giornalieri entro il prossimo anno, ha detto l’azienda il mese scorso, annunciando l’apertura di suo secondo ufficio internazionale a Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti.

VITOL COMMERCIA 7 MILIONI DI PRODOTTI PETROLIFERI IN MEDIA

Solo per avere un confronto con un trader indipendente Vitol, per esempio, commercia più di 7 milioni di barili giornalieri di greggio e prodotti raffinati, dei quali 3,8 sono solo petrolio. “Aramco Trading ha registrato una crescita significativa negli ultimi anni -, ha dichiarato il mese scorso Ibrahim Al-Buainain, presidente e CEO di Aramco Trading -. Abbiamo iniziato nel 2012 con 600.000-700.000 barili al giorno e ora stiamo operando a più di 4 milioni di barili giornalieri – e man mano che il business downstream cresce vogliamo raggiungere gli 8-10 milioni di barili al giorno” ha aggiunto Al-Buainain.

ANCHE L’IRAQ ENTRA NELLA PARTITA

Anche la State Oil Marketing Organization (SOMO) dell’Iraq – il secondo produttore dell’Opec dopo l’Arabia Saudita – sta cercando di espandere le sue attività di trading del petrolio con maggiori vendite spot e l’apertura di uffici al di fuori del paese. Insomma, le compagnie petrolifere statali dei maggiori produttori Opec daranno presto filo da torcere ai trader indipendenti, con conseguenze imprevedibili.

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