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Intesa Ue sul pacchetto “Energia pulita”. Si salvano i sussidi al carbone

I sussidi saranno mantenuti sino al 2030, con una riduzione progressiva a partire dal 2025. Dopo questa data saranno consentiti solo per quelle che emettono meno di 550 grammi per kilowattora o meno di 700 chilogrammi in media di CO2 per anno per kilowattora, consentendo così anche l’inclusione delle centrali a gas a ciclo aperto, che era una delle richieste dell’Italia.

Ci sono voluti due giorni di serrato dibattito ai Ventotto paesi del Consiglio Ue, terminati con una seduta in notturna, per trovare un’intesa comune sul pacchetto “Energia pulita” presentato dalla Commissione Ue. L’accordo va dalle rinnovabili alla revisione delle regole per assicurare che nel mercato elettrico non ci siano distorsioni e sia garantita sufficiente flessibilità per la decarbonizzazione, fino al mantenimento dei sussidi alle centrali elettriche a carbone al 2030 per quelle esistenti e al 2025 per i nuovi impianti. Si tratta di un passo importante, come sottolinea una nota di Bruxelles, soprattutto in vista dell’attuazione della strategia dell’Unione dell’energia  e il raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici al  2030. Ma di fatto si è trattato di un accordo al ribasso rispetto alle proposte dell’esecutivo di Bruxelles che comunque rappresentano una posizione negoziale che andrà discussa con il Parlamento europeo il prossimo anno.

La governance dell’Unione dell’energia: nasce meccanismo controllo per “sorvegliare” target

I ministri dell’Energia europei hanno concordato un orientamento generale (cioè, come detto, una posizione negoziale da trattare con l’Europarlamento) sul regolamento che definisce il sistema di governance dell’Unione dell’energia che integra la pianificazione del clima e dell’energia in un quadro unico. Il regolamento istituisce un meccanismo di cooperazione e controllo per sorvegliare l’attuazione degli obiettivi di politica climatica ed energetica al 2030, in particolare quelli riguardanti le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, le interconnessioni e le emissioni di gas a effetto serra. “Il dibattito in seno al Consiglio ha dimostrato la determinazione di tutti gli Stati membri a creare un’Unione dell’energia resiliente – ha ammesso Kadri Simson, ministro degli Affari economici dell’Estonia, presidente di turno dell’Ue -. L’accordo di oggi fornisce regole solide e un quadro efficace per l’attuazione degli obiettivi in materia di energia e di clima che rappresentano due facce della stessa medaglia ed è fondamentale considerarli insieme, per garantire la coerenza delle nostre politiche”.

Le novità riguardano innanzitutto i piani nazionali integrati per il clima e l’energia che ogni paese dovrà presentare coerentemente con gli obiettivi, le politiche e le misure nei cinque settori chiave dell’Unione dell’energia, compreso il piano di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Tali piani coprono il periodo 2021-2030 e vanno rinnovati ogni dieci anni. Per quanto riguarda, invece, il monitoraggio sul raggiungimento degli obiettivi in materia di rinnovabili sono stati adottati tre parametri di riferimento per gli Stati membri al fine di garantire che l’Ue raggiunga l’obiettivo del 27% di energie rinnovabili entro il 2030. Sono il 24% nel 2023, il 40% nel 2025 e il 60% nel 2027, applicabili sia a livello dell’Ue sia degli Stati membri. Tali valori sono calcolati sulla base dell’obiettivo del 20% di energie rinnovabili fissato per il 2020 come punto di partenza (“0%”) e dell’obiettivo del 27% 2030 come punto di arrivo (“100%”). Ciò garantirà che tutti i paesi europei contribuiscano in modo costante e progressivo al raggiungimento dell’obiettivo finale. In sostanza, infatti, gli Stati membri presenteranno progetti, piani definitivi e relazioni sullo stato di avanzamento e la Commissione verificherà e agirà di conseguenza in caso di mancato rispetto dei target. In particolare, il “gap-filler mechanism”, proposto dalla Commissione, viene mantenuto nel testo del Consiglio e indicato come il mezzo per colmare eventuali lacune nei risultati conseguiti dagli Stati membri. Al suo interno vengono elencati una serie di criteri oggettivi per valutare il livello del contributo previsto per il 2030 di ogni singolo paese che la Commissione utilizzerà  per formulare raccomandazioni non vincolanti. Gli Stati membri dovranno, infine, continuare a rispettare il loro obiettivo vincolante per il 2020 in materia di energie rinnovabili. Se un paese dovesse scendere al di sotto del suo valore di riferimento, sarà obbligato ad adottare misure supplementari entro un anno per colmare il divario.

Rinnovabili: conferma quot 27% sui consumi complessivi e 14% per i trasportieolico Ue

Promuovere le energie rinnovabili in tutta l’Unione europea e consentire ai consumatori di prendere l’iniziativa e diventare essi stessi produttori. Sono questi i principali punti su cui i Ventotto hanno trovato l’intesa rispetto all’obiettivo del 27% di rinnovabili rispetto al consumo energetico complessivo e del 14% per ciascun Stato membro nel settore trasporti. L’orientamento generale deciso dal Consiglio Ue prevede procedure di notifica semplificate per piccoli impianti rinnovabili onde garantire ai consumatori di trarre un vantaggio, definendo in maniera più chiara i diritti e gli obblighi di chi autoconsuma energia verde e delle comunità. Per quanto riguarda il riscaldamento e il raffreddamento, gli Stati membri dovranno adottare misure per conseguire un aumento indicativo annuo di un punto percentuale della quota di rinnovabili. Poiché i sistemi e gli impianti nazionali esistenti differiscono notevolmente nell’Ue sotto questo profilo, di ciò si tiene conto nel testo del Consiglio. Nel settore dei trasporti, oltre all’obiettivo del 14% per ciascuno Stato membro, è stato fissato un sub-target del 3% per i “biocarburanti avanzati” con un traguardo intermedio vincolante dell’1% nel 2025 deciso per aumentare la sicurezza degli investimenti e garantire la disponibilità di carburanti per tutto il periodo. L’attuale tetto del 7% per i biocarburanti di prima generazione viene mantenuto per garantire certezza agli investitori. Se uno Stato membro fissa un massimale inferiore, inoltre, sarà ricompensato con l’opzione di abbassare il suo obiettivo generale per le energie rinnovabili nei trasporti. La direttiva chiarisce, poi, i criteri di sostenibilità e i criteri di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra che si applicano ai biocarburanti, ai bioliquidi e ai combustibili da biomassa. Gli Stati membri, infine, avranno la possibilità di aprire i loro regimi nazionali di sostegno transfrontalieri ai produttori di energie rinnovabili ad altri Stati membri, ma la decisione finale in materia rimarrà loro. Per quanto riguarda gli investimenti nelle rinnovabili, il testo del Consiglio, come la proposta della Commissione, tratta della stabilità del sostegno finanziario evitando modifiche retroattive ingiustificate ai regimi di sostegno.

Mercato interno dell’energia elettrica: salvi i sussidi al carbone

Si tratta della parte più importante decisa dal Consiglio Ue. Di fatto si stabiliscono le regole per garantire un mercato moderno, ben funzionante, competitivo e privo di distorsioni, con l’obiettivo di aumentare la flessibilità, la decarbonizzazione e l’innovazione. In linea con la proposta della Commissione europea, vi sono infatti nuove norme per garantire condizioni adeguate per lo scambio di energia elettrica entro scadenze diverse, ma con l’obiettivo preciso di avvicinare lo scambio in tempo reale. Ciò per consentire di aumentare la quota di produzione di rinnovabili nei sistemi energetici. Le nuove norme sul dispacciamento e l’equilibrio delle responsabilità limiteranno le distorsioni del mercato, consentendo meno esenzioni rispetto a quelle attuali. Vengono definite più chiaramente i principi per realizzare “bidding zone” cioè aree per il trading dell’energia elettrica, prevedendo delle capacità massime da assegnare agli operatori di mercato frontalieri: in questo caso i paesi al di sotto del livello di riferimento dovranno avviare azioni correttive o riconfigurare le zone di offerta. In questo ambito è stata introdotta anche una scadenza per l’intero processo: la Commissione Ue avrà la possibilità di intervenire qualora il parametro di riferimento non fosse stato raggiunto entro tale data.

Il punto più dibattuto ha riguardato i sussidi: la Commissione Ue aveva chiesto di eliminarli per tutte le centrali più inquinanti (ad esempio gli impianti alimentati a carbone), quelle cioè con emissioni superiori ai 550 grammi di CO2 per kilowattora. Dopo un duro negoziato per superare le divisioni tra i Paesi dell’Est favorevoli al carbone con Polonia e Romania in prima linea, la presidenza estone ha raggiunto un compromesso che mantiene i sussidi alle centrali a carbone esistenti sino al 2030, con una riduzione progressiva a partire dal 2025, e anche per i nuovi impianti sino alla stessa data. Gli impianti, cioè, continueranno ad essere ricompensati per aver reso disponibile la capacità di produzione di energia elettrica attraverso meccanismi di capacità per far fronte ai picchi di domanda. Dopo il 2025 i sussidi per le nuove centrali saranno consentiti solo per quelle che emettono meno di 550 grammi per kilowattora oppure meno di 700 chilogrammi in media di CO2 per anno per kilowattora, consentendo così anche l’inclusione delle centrali a gas a ciclo aperto, che era una delle richieste dell’Italia.

Norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica

La prima direttiva ad essere approvata lunedì dal Consiglio stabilisce norme comuni per garantire che il mercato interno dell’elettricità europeo sia competitivo, incentrato sul consumatore, flessibile e non discriminatorio. La proposta attribuisce particolare importanza ai consumatori e alla creazione di un mercato interno ben funzionante. Dà più diritti ai clienti, fornisce una soluzione equilibrata per i prezzi regolamentati, stabilisce un quadro normativo per le comunità energetiche e definisce i ruoli e le responsabilità dei partecipanti al mercato. La posizione del Consiglio, che si basa sulla proposta della Commissione europea, è basata sull’idea che in futuro i mercati dell’elettricità e i fornitori saranno in grado di fissare liberamente i prezzi. Ciò limiterà le distorsioni, aumenterà la concorrenza e determinerà più in generale una riduzione dei prezzi al dettaglio. Gli Stati membri potranno quindi regolamentare temporaneamente i prezzi per proteggere i consumatori più vulnerabili ma al contempo saranno predisposte una serie di misure di salvaguardia del mercato per evitare sovvenzioni incrociate e discriminazioni garantendo che il funzionamento transfrontaliero del mercato all’ingrosso non subisca distorsioni. Inoltre, sottolinea la nuova direttiva, si dovrà consentire l’offerta ai consumatori di contratti con prezzi dinamici e contatori intelligenti, mentre per le infrastrutture di stoccaggio sarà consentito possederle e gestirle sia ai distributori che ai gestori dei sistemi di trasporto.

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