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Petrolio Offshore

Iran, Russia, petrolio, gas e quel legame inaspettato

Ahmad Shirzadi, direttore dell’esplorazione presso la Khazar Exploration and Production Company, ha ammesso che la sua società è pronta ad andare avanti nello sviluppo del Sardar-e-Jangal e nelle operazioni di esplorazione di gas e petrolio nella sezione centrale del Mar Caspio.

La serie di accordi nel settore petrolifero e del gas tra Iran e Russia siglati nell’ultimo anno, ha convinto Teheran del suo rapporto privilegiato con Mosca inducendola a procedere con lo sviluppo di un’area contesa e zeppa di petrolio e gas del Mar Caspio: Sardar-e-Jangal. Anche se il recente attacco Usa al generale Qassem Soleimani potrebbe aprire scenari inaspettati nella regione.

A QUANTO AMMONTANO LE RISERVE

Le riserve dell’area più ampia dei bacini del Mar Caspio, che comprende sia i giacimenti a terra che quelli offshore, è prudenzialmente stimata, sulla base dei dati a livello di campo, a circa 48 miliardi di barili di petrolio e 292 trilioni di piedi cubi (Tcf) di gas naturale in riserve provate e probabili. Circa il 41% del totale di greggio e condensati (19,6 miliardi di barili) e il 36% del gas naturale (106 Tcf) è presente nei giacimenti offshore, secondo questi dati, con un ulteriore 35% di petrolio (16,6 miliardi di barili) e 45% di gas (130 Tcf) che si stima si trovi onshore a una distanza entro 100 miglia dalla costa, in particolare nella regione del Caucaso settentrionale della Russia.
I restanti 12 miliardi di barili di petrolio e 56 Tcf di gas naturale si ritiene che si trovino più o meno nei grandi bacini del Mar Caspio, soprattutto in Azerbaigian, Kazakistan e Turkmenistan. L’area rappresenta in media il 17% della produzione totale di petrolio dei cinque Stati litoranei che ne condividono le risorse, per un totale medio di 2,5-2,9 milioni di barili al giorno (mbpd).

L’ACCORDO TRA I PAESI LITORANEI DEL MAR CASPIO

Secondo fonti di OilPrice.com che lavorano a stretto contatto con il ministero del Petrolio iraniano, fino allo scorso anno era in vigore un accordo informale tra i cinque Stati litoranei del Caspio: Russia, Iran, Kazakistan, Turkmenistan e Azerbaigian. L’accordo prevedeva che gli obiettivi di produzione petrolifera per ogni Paese fossero fissati con tre mesi di anticipo, con tutti i ricavi – di solito almeno il 95% in dollari statunitensi e in euro, ma con alcune valute locali nel mix – versati su un conto petrolifero del Caspio centrale. Poi ripartito in proporzioni uguali del 20 per cento tra i cinque stati litoranei.

SARDAR-E-JANGAL E LE RISERVE SCOPERTE NEL 2002

In questo contesto, Sardar-e-Jangal è stato scoperto originariamente nel 2002, in un momento in cui si supponeva che la quota totale dell’Iran nel consumo di gas del Caspio fosse al massimo di 11 Tcf. Si pensava che l’allora nuovo giacimento di gas trovato a 700 metri di profondità al largo della costa settentrionale della provincia di Gilan, contenesse riserve totali di gas comprovate di circa 50 Tcf, circa 10 volte più del giacimento azero di Shah-Deniz sul quale l’Iran è bloccato da anni in una disputa.

NEL 2012 NUOVE VALUTAZIONI SUL SITO

Nel 2012, tuttavia, un’esplorazione di routine del sito di Sardar-e Jangal ha portato alla scoperta di uno strato di petrolio leggermente più profondo – a 728 metri – che oggi si stima contenga due miliardi di barili di greggio di qualità, di cui almeno 500 milioni di barili si pensa siano recuperabili. A seguito dell’accordo nucleare del 2015, l’Iran aveva sperato di ottenere la licenza per i blocchi di esplorazione del Caspio nell’ambito dell’Iran Petroleum Contract (IPC) e di perseguire lo sviluppo del giacimento di Sardar-e Jangal.
Per raggiungere questo fine, secondo la fonte iraniana, l’Iran aveva già ingaggiato avvocati di alto livello a New York per contestare l’accordo di distribuzione del 20 per cento dei profitti del campo. Secondo Teheran, il campo Sardar-e-Jangal si trova in quota iraniana, quindi l’Azerbaigian non aveva alcun diritto sul petrolio e sul gas che ne derivava. Tuttavia, sulla base di alcuni accordi precedentemente raggiunti tra Russia e Kazakistan sulla divisione del bacino per una linea equidistante dalle cinque coste, l’Azerbaigian sostiene che Sardar-e-Jangal sia un campo condiviso.

Secondo l’Iran, insomma, sarebbe stato più giusto che per due Stati confinanti ci fosse una clausola di aggiustamento compensativo, in modo che quello che ha più facile accesso a maggiori riserve ricevesse una riduzione e un incremento massimo del 2,5 per cento del valore totale (che avrebbe significato il 17,5 per cento per l’Azerbaigian e il 22,5 per cento per l’Iran). In realtà la misura non è piaciuta agli azeri, sostenuti in questo dagli Usa, ma nemmeno alla Russia

LA DISPUTA TRA MARE E LAGO

La disputa più grande è però arrivata dalla “Convenzione sullo status giuridico del Mar Caspio” firmato nell’agosto 2018. Tutte le controversie sulle risorse del Mar Caspio erano incentrate sulla definizione giuridica esatta del Mar Caspio come “mare” o “lago”. Se fosse stato designato mare, i paesi costieri avrebbero applicato la “Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare” (1982), nel qual caso ogni Stato costiero avrebbe ricevuto un mare territoriale fino a 12 miglia nautiche, una zona economica esclusiva fino a 200 miglia nautiche e una piattaforma continentale. In pratica, ciò avrebbe significato che paesi come il Turkmenistan e l’Azerbaigian avrebbero avuto accesso esclusivo ai beni offshore a cui l’Iran non potrebbe accedere.

Se fosse designato come lago – e questa è stata la designazione informale prima dell’accordo più recente – allora i Paesi avrebbero potuto utilizzare il diritto internazionale relativo ai laghi di confine per fissare i confini, in base al quale ogni Paese possiede effettivamente il 20% del fondo e della superficie del Mar Caspio. In questo quadro, spiega Oilprice.com “la Russia ha aperto il canale dal fiume Volga al Caspio per evitare che i livelli scendessero, ammettendo implicitamente che il Caspio non era più conforme alla definizione legale di lago (che è un deposito d’acqua localizzato, indipendente da qualsiasi fiume che serve ad alimentarlo), ma era un mare. Nella sua forma attuale, il principale alleato della Russia, il Kazakistan, ha una quota del 28,9 per cento, il suo possibile alleato, l’Azerbaigian ha una quota del 21 per cento, la Russia stessa ha il 21 per cento e l’Iran solo l’11,875 per cento, con il Turkmenistan visto come irrilevante per la Russia. Questo passaggio significa che l’Iran perderà almeno 3,2 trilioni di dollari di entrate derivanti dalla disputa e dalla perdita di valore dei prodotti energetici, secondo la fonte iraniana”.

IL CAMPO SARDAR-E-JANGAL VERRÀ SVILUPPATO

In ogni caso, conclude Oilprice.com dato “che la quota della Russia sull’intero Caspio è maggiore, e che la sua influenza sugli altri Stati costieri è ancora più evidente rispetto al passato” la disputa “è tutta a favore del pieno sviluppo del campo Sardar-e-Jangal”. Secondo un commento della scorsa settimana di Ahmad Shirzadi, direttore dell’esplorazione presso la Khazar Exploration and Production Company, la sua società è pronta ad andare avanti nello sviluppo del Sardar-e-Jangal e nelle operazioni di esplorazione nella sezione centrale del Mar Caspio.

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