Il dipartimento dell’Energia americano metterà sul mercato 11 milioni di barili di greggio per fronteggiare le mancanze di petrolio iraniano, a causa delle sanzioni imposte a Teheran. Ma la cifra è irrisoria
L’autunno è più vicino di quanto si pensi. E con esso anche l’entrata in vigore della seconda tranche delle sanzioni americane all’Iran. Ad agosto gli Usa hanno reintegrato unilateralmente le sanzioni economiche contro Teheran, che erano state revocate dopo lo storico accordo nucleare raggiunto nel 2015 dai paesi del cosiddetto 5+1, ovvero dai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con potere di veto (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina, più la Germania).
Il petrolio si è “salvato” fino a novembre, ma il tempo scorre e, prima che il mercato del greggio sia costretto a fare a meno dei barili di Teheran, serve trovare una rapida soluzione. Gli Usa sono pronti a mettere mano alle proprie scorte, ma la questione non è semplice.
LA PRIMA TRANCHE DELLE SANZIONI
La prima ondata di sanzioni ha introdotto il divieto per Teheran di usare il dollaro americano, vieta le importazioni di materie prime come l’oro e alimenti tipici. Colpito dalla prima trnache anche il settore automobilistico e quello dell’aviazione. La prossima ondata coinvolgerà il settore bancario, energetico e petrolchimico.
SERVE UNA SOLUZIONE
Ad oggi, Teheran spedisce circa 2,5 milioni di barili al giorno: una cifra importante, la cui mancanza a partire da novembre, avrebbe importanti conseguenze nel mercato. Serve una soluzione e gli Usa si starebbero già mobilitando: l’America è pronta a mettere mano alle riserve strategiche di petrolio.
Il dipartimento dell’Energia americano metterà sul mercato 11 milioni di barili di greggio di qualità sour, ad alto contenuto di zolfo (un greggio molto simile a quello iraniano). Ma i volumi messi a disposizione, almeno attualmente, sono irrisori rispetto alla produzione iraniana.