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Petrolio

Le mosse delle banche centrali potrebbero far salire i prezzi del petrolio

La Bce pensa a un taglio, la Fed lo farà la prossima settimana e potrebbe rendere più conveniente l’acquisto di greggio in dollari

Di fronte a un rallentamento dell’economia, la Banca centrale europea ha aperto giovedì scorso alla possibilità di ridurre i tassi d’interesse per la prima volta da più di tre anni. La BCE ha anche accennato al fatto che potrebbe riprendere gli acquisti di asset su larga scala nel corso dell’anno, sperando in tal modo di dare una scossa all’economia della zona euro in crisi.

LA FED PRONTA A TAGLIARE I TASSI LA PROSSIMA SETTIMANA

La prossima settimana, la Federal Reserve statunitense dovrebbe invece tagliare i tassi di interesse di 25 o 50 punti base, anche se gli analisti ritengono che sia più probabile un taglio più piccolo. In ogni caso sarà la prima riduzione dei tassi in un decennio a questa parte. “Stiamo assistendo a un’economia globale in una modalità crescita lenta, con debolezze che si registrano in Europa, Giappone e mercati emergenti”, ha detto Terry Sandven, Chief Equity strategist di U.S. Bank Wealth Management al Wall Street Journal. “Occorre il supporto delle banche centrali di tutto il mondo per continuare una politica di allentamento accomodante”.

SI GUARDA AL MODO DI FAR ESPANDERE L’ECONOMIA

Le prospettive economiche “stanno peggiorando”, ha detto Mario Draghi durante la conferenza stampa. “Fondamentalmente non ci piace quello che vediamo sul fronte dell’inflazione”. Un taglio dei tassi dalla Bce potrebbe esercitare una pressione maggiore sulla Fed. Le valute sono tutte interconnesse, quindi quando un taglio dei tassi spinge verso il basso l’euro, la Fed degli Stati Uniti subirà pressioni per tagliare così da non vedere il dollaro guadagnare troppo rispetto alla divisa europea. Anche il presidente Donald Trump ha recentemente riconosciuto le mosse accomodanti di Mario Draghi e della Bce: “Ciò che l’Europa ha fatto con Draghi è forzare l’immissione di denaro” nel sistema, ha detto Trump a giugno. “Noi stiamo facendo il contrario. Dovremmo avere Draghi alla Fed”.

L’IMPATTO DEI TASSI DI INTERESSE SUL PETROLIO

Una serie di altri tagli dei tassi di interesse sono stati osservati in tutto il mondo, anche in Indonesia, India e Malesia. Morgan Stanley ha ammesso che ulteriori tagli dei tassi continueranno anche nel corso del 2020, grazie al cambiamento di prospettiva da parte della Fed e della Bce che darà alle banche centrali di tutto il mondo più spazio di manovra. Naturalmente questo allentamento avrà delle ripercussioni sul settore energetico e in particolare sul petrolio. Anche se l’impatto dei tagli dei tassi di interesse sulle materie prime può essere valutato in diversi modi, osserva OilPrice.com “Da un lato, sono un segno di preoccupazione economica, e il calo delle azioni americane di giovedì ne è la prova. Draghi era preoccupato anche se ha detto che le probabilità di una recessione sono basse. Dall’altra parte, i tagli dei tassi possono fornire stimoli monetari però, dando impulso all’economia”. Per il petrolio, “l’effetto tende ad essere rialzista, in particolare quando la Fed statunitense taglia i tassi. Il prezzo del petrolio è espresso in dollari, e l’allentamento monetario della Fed indebolisce il dollaro, rendendo il petrolio più accessibile in tutto il mondo. Il risultato è una maggiore domanda e una pressione al rialzo dei prezzi del petrolio”, sottolinea OilPrice.com che precisa: “Lo stimolo monetario funziona solo nella misura in cui fornisce una spinta all’economia reale. I dati relativi alla produzione sono stati invece scarsi in tutto il mondo. Non è chiaro quindi se piccole riduzioni dei tassi saranno sufficienti per invertire questa tendenza”.

PRODUZIONE IN CALO IN USA A CAUSA DELL’URAGANO BERRY

Ma non tutto è negativo: gli ordini di beni durevoli sono aumentati inaspettatamente del 2% a giugno, attenuando i timori di un rallentamento negli Stati Uniti. Inoltre, gli utili societari del secondo trimestre stanno uscendo ora, e finora i risultati hanno superato le aspettative. In questo senso il ritmo di crescita della domanda di petrolio sarà fortemente influenzato dalla traiettoria dei tassi di interesse e dalla crescita economica. Gli ultimi dati petroliferi dell’EIA sono stati offuscati dall’uragano Barry, che ha tolto dal mercato circa 1 milione di barili giornalieri di produzione petrolifera nel Golfo del Messico per alcuni giorni. I dati settimanali dell’Ente statistico americano indicano un calo della produzione di 700 mila barili al giorno la scorsa settimana, e le scorte di greggio sono diminuite di ben 11 milioni di barili. Il calo delle scorte sarebbe normalmente un segnale di forte domanda, ma gli operatori non sono sicuri che il calo continuerà dopo la piena ripresa della produzione, passata cioè la tempesta.

IL MERCATO HA BISOGNO DI UN CATALIZZATORE ECONOMICO POSITIVO PER MUOVERSI PIÙ IN ALTO

“Nonostante i fondamentali rialzisti sul lato dell’offerta e la geopolitica che sostengono i prezzi del petrolio, sembra che il mercato abbia bisogno di un catalizzatore economico positivo per muoversi sensibilmente più in alto”, ha detto Harry Tchilinguirian, stratega globale del petrolio alla BNP a Reuters.

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