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Tap

Masi (Politecnico di Milano): ecco perchè la Seveso non si applica a Tap

Parla Maurizio Masi, docente del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica al Politecnico di Milano: “Il governatore pugliese sbaglia. Se avessi un terreno lì, darei subito il permesso per passare”

Il gasdotto Tap non deve essere assoggettato alla direttiva Seveso sugli incidenti rilevanti. E’ stato ribadito da sentenze della magistratura amministrativa e ordinaria. Il governatore pugliese Michele Emiliano sbaglia nel contestare un’opera che ha il pregio di aiutare il nostro paese a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. È il parere di Maurizio Masi, docente del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano, in un’intervista ad energiaoltre.it.

tap“Il governatore pugliese sbaglia nel contestare il progetto – esordisce Masi –. Sono molto centralista in questioni fondamentali come l’approvvigionamento energetico, penso che ciò che va bene per l’Italia vada bene anche per le Regioni. Il gasdotto, di per se, non ha impatto ambientale diretto: è un tubo che arriva e che viene interrato, quindi non sarà visibile esternamente. Gli ulivi verranno tolti e poi ripiantati al termine del lavoro. Le valutazioni fatte dagli esperti tecnici che hanno seguito la progettazione e l’iter autorizzativo non hanno rilevato impatti rilevanti per il territorio o per il paesaggio. Il vantaggio però è quello di consentire l’approvvigionamento da un ulteriore fornitore. Una delle regole base dell’economia, infatti, è quella di garantirsi il maggior numero possibile di fornitori”.

La contestazione maggiore riguarda, tuttavia, il Prt di Melendugno, il terminale di ricezione del gas che misura fiscalmente e, in caso, per la successiva immissione nella rete nazionale, quello che per la Regione Puglia andrebbe assoggettato alla Seveso ma che secondo una sentenza del Tar Lazio, confermata dal Consiglio di Stato, un provvedimento del gip di Lecce e diversi pareri di Commissione europea, ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, non richiederebbe alcuna applicazione della direttiva. “Le dico, da ingegnere chimico, che è un impianto semplice e di modeste dimensioni, che non coinvolge trasformazioni chimiche di idrocarburi ed è per questo motivo che la Legge Seveso non si applica, indipendentemente dalla portata dell’impianto. Il Prt non è una raffineria. E nemmeno un rigassificatore. E’ un impianto che riceve gas naturale ad alta pressione e lo adatta alla pressione di distribuzione di rete. In Italia ci sono già altri impianti simili, cosi come in Europa. Ribadisco, sono impianti facilmente gestibili, sottoposti a rigidi protocolli di controllo automatizzato di processo, con indici di rischio molto inferiori a quelli di una raffineria o della famigerata acciaieria dell’Ilva. Anzi il vero rischio d’incidente rilevante è quello dell’approvvigionamento petrolifero mediante petroliere. Uno sversamento di petrolio in mare possiede impatti per decenni sull’ecosistema”.

“Non vorrei sollevare questioni sui forti sentimenti anti-industriali presenti nel nostro Paese, ma è importante considerare che tutte le attività umane presentano dei rischi – sottolinea ancora Masi -: accettiamo gli incidenti mortali pressoché quotidiani sulle nostre statali ma ci si scaglia su un progetto come questo dove le imprese coinvolte sono altamente qualificate. Personalmente posso dire che non avrei nessun problema se avessi un terreno lì, darei subito il permesso per passare”. Per Masi dunque, quella che si sta consumando in Puglia “è solo una bagatella politica. Credo che l’impresa che dirige un impianto del genere abbia tutta l’intenzione di gestirla in sicurezza. Infine, vale una considerazione su tutte – conclude Masi –: non siamo gli unici a fare questo tipo di impianti, vengono realizzati in tutta Europa, domandiamoci perché”.

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