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Gas

Nord Stream 2: è scontro tra Russia e Ue

Per il vicepresidente della Commissione Ue con delega all’energia Maros Sefcovic il gasdotto contraddice l’obiettivo strategico dell’Ue per le forniture di gas attraverso l’Ucraina. Tusk scrive ai Ventotto: Decidere a breve su modifiche a norme europee

 

La Russia è convinta che l’Unione europea voglia far saltare il progetto del Nord Stream 2. Gli Stati Uniti sembrerebbero al contrario aver ammorbidito le loro posizioni sulle sanzioni mentre l’Ue, secondo quanto riferito dal capo del Consiglio europeo Donald Tusk, ha chiesto un’accelerazione ai paesi partner sulle regole comunitarie da applicare all’infrastruttura russa, nella fattispecie, il Terzo pacchetto energia. È in questo quadro che si sta giocando una vera e propria partita a scacchi globale su una delle opere più discusse degli ultimi anni.

Per gli Stati Uniti il Nord Stream 2 è fuori dalle sanzioni

Due settimane fa il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha pubblicato una nota in cui esponeva le intenzioni di Washington sulle sanzioni contro la Russia. Nel testo venivano rassicurate le sei società coinvolte nel progetto di costruzione del gasdotto sottomarino di 1.200 km che collegherà Russia e Germania attraverso il Mar Baltico, raddoppiando il gasdotto Nord Stream 1 inaugurato nel 2011: Gazprom in primo luogo, ma anche i cinque colossi europei che lo finanziano come le tedesche Uniper e Wintershall (Basf), l’austriaca Omv, la anglo-olandese Shell e la francese Engie. Secondo il Dipartimento di Stato Usa, le sanzioni non si applicherebbero a “investimenti e accordi di prestito decisi prima del 2 agosto 2017”, quando la legge è stata approvata dal Congresso per punire Mosca “colpevole” di ingerenza nelle elezioni presidenziali. Il pacchetto finanziario per Nord Stream 2, è stato infatti completato ad aprile, escludendolo pertanto dalle sanzioni. Le società naturalmente sono ancora caute: Engie ha detto che al momento sta valutando le sue implicazioni, mentre le altre quattro società hanno espresso tutte ottimismo per la vicenda.

Polonia gasPolonia e paesi baltici contrari al progetto: Bruxelles spinge per applicare le norme europee

Nonostante ciò, alcuni paesi nel cui territorio dovrebbe passare il gasdotto, non hanno ancora dato il via libera definitivo. La Danimarca, per esempio, sta modificando la propria legislazione in modo da danneggiare il progetto, conferendo maggiori poteri nel settore al ministro degli Affari esteri. Copenaghen potrebbe richiedere addirittura un cambio di tracciato.

Sullo stesso piano si muove anche Bruxelles: la Commissione europea ha appena proposto una modifica della direttiva sul gas per garantire che le norme europee si applichino anche ai gasdotti provenienti da paesi terzi. Nord Stream 2 sarebbe, pertanto, direttamente interessato. Ma su questo fronte la partita è tutta da giocare visto che ci sono paesi che lo sostengono pienamente, come la Germania (anche se c’è sempre l’incognita del nuovo governo), e altri che lo criticano aspramente come la Polonia.

Naturalmente il dibattito potrebbe portare dei ritardi nella realizzazione dell’opera, nonostante Gazprom e i suoi partner intendano partire il prossimo anno con i lavori per completarli entro la fine del 2019.

Tusk ha scritto ai Ventotto: Decidere in fretta per raggiungere gli obiettivi dell’Unione energetica

Tusk sta premendo fortemente sull’acceleratore, esortando i paesi Ue ad adottare in modo rapido le modifiche al Terzo pacchetto energia per includervi i gasdotti offshore. Tanto da aver inviato una lettera ai Ventotto per incoraggiarli a prendere rapidamente una decisione. “Il tempo è essenziale se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’Unione energetica”, ha scritto nella missiva secondo quanto riportato dal Reuters. Il capo del Consiglio europeo sta lavorando a stretto contatto soprattutto con la Polonia e gli Stati baltici per rammentare la ancora più forte dipendenza dell’Ue dal monopolista statale russo (attualmente al 30%) che si avrebbe con il nuovo gasdotto.

L’intenzione della Ue è quella di far entrare in vigore le nuove norme entro la fine del 2018, in tempo cioè per essere applicate al Nord Stream 2 anche se le autorità di regolamentazione europee hanno chiarito l’intenzione di voler parlare con la Russia visto che non si possono imporre regole al di fuori del territorio europeo.

Per Mosca è un metodo per esercitare pressioni sulla Russia

Mosca però non sembra ben disposta: “È un metodo per esercitare pressioni sul nostro Paese e su alcune nazioni europee allo scopo di spingerci ad abbandonare la costruzione della seconda via del gasdotto o per complicare il progetto in ogni modo”, ha risposto il premier russo Dmitri Medvedev la scorsa settimana, definendo “assurda” dal punto di vista legale l’intenzione di estendere il terzo pacchetto “alle acque internazionali”.

“Il nostro approccio alla messa in atto di questo progetto – ha aggiunto Medvedev – rimane immutato. Questo non è uno strumento politico del nostro paese per influenzare le nazioni europee come dicono certi paesi e certi politici. Comunque – ha concluso il premier russo – non è stata presa ancora alcuna decisione. Vedremo come si comporteranno le nazioni europee, incluse quelle proattivamente interessate alla messa a punto di questo progetto, e cosa deciderà alla fine la Commissione europea”.gas

Per il vicepresidente della Commissione Ue Sefcovic la priorità è fornire gas attraverso l’Ucraina

Ma le avvisaglie non sembrano essere positive per Mosca. Il vicepresidente della Commissione Ue con delega all’energia Maros Sefcovic ha detto chiaramente che il Nord Stream 2 contraddice l’obiettivo strategico dell’Ue per le forniture di gas attraverso l’Ucraina. “Dobbiamo rispettare la nostra priorità strategica nell’aiutare l’Ucraina e assicurare il transito attraverso questo paese dopo il 2020”, ha affermato Sefcovic che ha confermato la posizione della Commissione europea sul gasdotto che è quella di assoluta conformità alla legislazione europea su tutti i fronti, legali, infrastrutturali e ambientali. Sefcovic, ha fornito, inoltre, una serie di calcoli, osservando che entro il 2030 i paesi dell’Ue avranno bisogno di circa 400 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno e che l’attuazione di tutti i progetti previsti dopo il 2020, incluso l’eventuale progetto Nord Stream 2, assicureranno forniture per 900 miliardi di metri cubi di gas all’Europa “rappresentando un enorme rischio per gli investimenti”.

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