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Petrolio

L’energia offshore ha bisogno di investimenti. Ecco quanto serve

Numeri, fatti e stime dello studio presentato dall’Agenzia internazionale per l’energia che indaga sul mondo dell’eolico, del petrolio e del gas in mare aperto

La produzione petrolifera offshore è rimasta stabile negli ultimi 10 anni intorno ai 26-27 milioni di barili al giorno, mentre quella del gas naturale è aumentata del 30% attestandosi a oltre un trilione di metri cubi al giorno. Ciò significa che la quota del petrolio offshore, in un mercato in crescita per il greggio, è diminuita. È quanto rileva l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie) nel suo ultimo Offshore Energy Outlook, che delinea le stime attuali di produzione offshore di petrolio, gas naturale ed energia eolica. La diminuzione della quota di greggio offshore, secondo Aie, è dovuta in parte alla mancanza di investimenti in “costosi progetti a seguito del crollo dei prezzi del petrolio nel 2014, e in parte al rapido aumento della produzione onshore, in particolare nello shale degli Stati Uniti”.

OLTRE UN QUARTO DI PETROLIO E GAS PRODOTTI OFFSHORE

Oltre un quarto dell’attuale approvvigionamento di petrolio e gas è prodotto al largo delle coste, soprattutto in Medio Oriente, nel Mare del Nord, in Brasile, nel Golfo del Messico e nel Mar Caspio. Mentre la produzione offshore di petrolio è rimasta relativamente stabile dal 2000, la produzione di gas dai giacimenti offshore è aumentata di oltre il 50% nello stesso periodo. La produzione di elettricità offshore, principalmente eolica, invece, è aumentata rapidamente negli ultimi anni, in particolare nelle acque costiere relativamente poco profonde del Mare del Nord. Ma non tutto è filato sempre liscio. L’incidente alla Deepwater Horizon nel Golfo del Messico del 2010 e la rivoluzione shale hanno appresentato una grave battuta d’arresto per il settore.

DUE POLITICHE PER LE STIME AIE

L’Agenzia internazionale per l’energia ha stimato la produzione di energia in due scenari. Il primo, lo Scenario Nuove Politiche, incorpora le politiche energetiche esistenti con l’attuazione delle intenzioni politiche annunciate. L’altro, lo scenario dello Sviluppo sostenibile, offre un approccio integrato per raggiungere gli obiettivi internazionali in materia di cambiamenti climatici, gli standard di qualità dell’aria e l’accesso universale alla ‘moderna energia’”.

LA PRODUZIONE OFFSHORE E LE PREVISIONI AL 2040

Nel 2016 la produzione petrolifera offshore è stata di 26,4 milioni di barili/giorno e quella di gas di 17,5 milioni di barili/giorno. Nello scenario Nuove Politiche la produzione petrolifera salirebbe a 27,4 milioni di barili mentre quella del gas crescerebbe fino a raggiungere 29,6 milioni di barili nel 2040. Nello scenario dello Sviluppo Sostenibile la produzione petrolifera scenderebbe invece a 18,7 milioni di barili mentre quella di gas naturale salirebbe fino a 23,5 milioni di barili.

LA GEOGRAFIA

Il Brasile rimarrà il leader mondiale nella produzione di acque profonde anche in futuro; anche il Messico vede una rapida crescita grazie al successo delle gare d’appalto dal 2016, insieme agli Stati Uniti, ai produttori africani e ad alcuni nuovi attori, tra cui Guyana e Suriname. L’aumento di 700 miliardi di metri cubi (bcm) della produzione di gas offshore fino al 2040 sarà equamente ripartita tra sviluppi in acque profonde e superficiali, portando la quota della produzione offshore sulla produzione totale di gas a oltre il 30% entro il 2040. Molti paesi e regioni contribuiranno, dal Brasile all’Australia al Mediterraneo orientale, ma la crescita maggiore proverrà dal Medio Oriente, con lo sviluppo continuo del più grande giacimento di gas del mondo (chiamato South Pars per l’Iran, il North Field per il Qatar) e dall’Africa, in particolare grazie allo sviluppo delle enormi riserve di gas al largo della Tanzania e del Mozambico.

L’EOLICO OFFSHORE

Il vero campione è però rappresentato dall’eolico offshore che nel 2016 ha generato circa 45 terawattora (TWh). Nello scenario Nuove Politiche salirebbe a 583 TWh nel 2040, e nello scenario Sviluppo Sostenibile raggiungerebbe addirittura i 1.217 TWh. Altre tecnologie, come la produzione di energia dalle onde, aggiungerebbero 53 TWh nello scenario “Nuove politiche” e 85 TWh nel piano di Sviluppo sostenibile. Nel caso dell’eolico offshore, Aie ammette che il sostegno politico, i progressi tecnologici e la maturità della supply chain fanno di questa fonte “un’opzione sempre più praticabile per la produzione di elettricità”. In particolare l’altezza delle turbine disponibili in commercio è aumentata da poco più di 100 metri nel 2010, con una produzione di 3 megawatt (MW) a più di 200 metri nel 2016 (8 MW), e una turbina da 12 MW attualmente in fase di sviluppo ha un’altezza di 260 metri. Gli impianti, insomma, si stanno sempre più allontanando da terra, sfruttando risorse eoliche di migliore qualità e aumentando la capacità. Oltre a ridurre il costo dell’elettricità prodotta, questi miglioramenti delle prestazioni, agevolano anche l’integrazione della produzione offshore nelle reti elettriche.

IL MARE DEL NORD POTREBBE INNESCARE UN CIRCOLO VIRTUOSO MONDIALE

“La promessa di un’energia eolica offshore competitiva sotto il profilo dei costi nel Mare del Nord potrebbe innescare un circolo virtuoso di diffusione accelerata e di apprendimento tecnologico altrove, ma permangono incertezze sulla futura competitività – scrive l’Aie -. I costi dei progetti eolici offshore commissionati nel 2016 variano notevolmente, ma in media sono del 150% superiori a quelli dei progetti eolici onshore e di oltre il 50% superiori a quelli dei progetti solari fotovoltaici”. Tuttavia, i risultati delle recenti aste in Europa, precisa l’Agenzia, “suggeriscono un cambiamento radicale dei costi per alcuni nuovi progetti la cui entrata in funzione è prevista nei primi mesi del 2020; si tratta di alcune aste che non richiedono alcuna garanzia di prezzo, anche se a condizioni favorevoli rispetto ai costi di connessione alla rete sostenuti dal gestore della rete di trasmissione”. Naturalmente un tale drastico miglioramento dei costi, se realizzato nella pratica, “costituirebbe un potente stimolo per il sostegno politico e gli investimenti in altre parti del mondo. Ciò sarebbe essenziale per accelerare la diffusione dell’eolico offshore oltre i livelli registrati nello scenario principale, in cui l’aumento da 14 gigawatt (GW) di capacità a 160 GW è concentrato in Europa e in Cina, a quelli dello scenario di sviluppo sostenibile, in cui l’aumento a 350 GW è sostenuto da molte altre regioni e paesi. In quest’ultimo scenario, in cui il settore dell’energia è quasi completamente decarbonizzato entro il 2040, una più rapida elettrificazione degli usi finali e/o eventuali limitazioni allo spiegamento a terra – ad esempio a causa dell’opposizione dell’opinione pubblica ai parchi eolici o ai nuovi progetti idroelettrici – aprirebbero ulteriori prospettive di sviluppo verso l’alto per quanto riguarda le attività offshore”.

LE SINERGIE DELL’EOLICO CON GLI IDROCARBURI

Non solo. La crescita dell’energia eolica offshore, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, potrebbe creare “potenziali sinergie con il settore degli idrocarburi offshore; l’integrazione potrebbe apportare benefici in termini di riduzione dei costi, miglioramento delle prestazioni ambientali e utilizzo delle infrastrutture”. Ciò grazie alla sovrapposizione delle competenze necessarie per costruire e mantenere progetti offshore e per operare in ambienti marini difficili; la possibilità di elettrificare le operazioni offshore di estrazione di petrolio e gas in presenza di parchi eolici nelle vicinanze; la possibilità di trovare nuovi utilizzi per le infrastrutture offshore esistenti al termine della loro vita operativa, in modo da facilitare le transizioni energetiche: ad esempio, le piattaforme potrebbero fornire basi offshore per la manutenzione dei parchi eolici, ospitare impianti per la conversione dell’energia in idrogeno o ammoniaca o essere utilizzate per l’iniezione di CO2 nei giacimenti esauriti.

A QUANTO AMMONTANO GLI INVESTIMENTI TOTALI PER LE POLITICHE AIE

L’investimento di capitale totale necessario per raggiungere la stima delle Nuove Politiche è secondo l’Aie di 5,9 trilioni di dollari, mentre lo scenario dello Sviluppo Sostenibile richiederebbe investimenti per “soli” 4,6 trilioni di dollari. Nel primo caso, gli investimenti nello sviluppo di nuove fonti di petrolio rappresentano più della metà della spesa, mentre nel secondo la ripartizione è di circa un terzo per il petrolio, il gas naturale e l’elettricità entro il 2040. L’Aie osserva anche che i progetti petroliferi offshore nel Mare del Nord e nel Golfo del Messico, che una volta richiedevano un prezzo del petrolio greggio di 60-80 dollari al barile per essere realizzati, ora richiedono un prezzo di soli 25-40 dollari al barile.

UN’ONDATA DI SMANTELLAMENTI

L’attività offshore nel settore degli idrocarburi non si limita ai nuovi investimenti: “Tra 2.500 e 3.000 progetti dovranno probabilmente essere smantellati entro il 2040, quando giungeranno al termine del loro ciclo di vita operativo”, osserva l’Aie. Anche i tipi di progetti in fase di disattivazione sono destinati ad evolversi: finora la maggior parte delle attività ha riguardato piattaforme in acciaio in acque poco profonde, ma il futuro richiederà anche lo smantellamento di strutture più complesse in acque più profonde. “La rimozione delle infrastrutture offshore è in genere il modo migliore per ridurre al minimo i rischi ambientali e di sicurezza, ma in alcuni casi è possibile riutilizzarle o riutilizzarle. Più di 500 piattaforme nel Golfo del Messico, ad esempio, sono già state trasformate in scogliere artificiali permanenti. Esistono inoltre potenziali sinergie con altre industrie oceaniche, tra cui quella dell’energia eolica offshore”, conclude l’Aie.

 

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