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Ok Ue a mercato dell’energia più competitivo. In alto mare stop sussidi al carbone

Sul tavolo dei ministri dell’Energia europei il nodo dei “meccanismi di capacità” per quegli impianti che emettono meno di 550 grammi di CO2 per kilowattora, soglia che di fatto esclude quelli più inquinanti a carbone. Nel frattempo l’ultimo rapporto dell’Aie evidenzia come la domanda carbonifera mondiale nel 2016 sia calata per il secondo anno consecutivo

 

Sul tavolo dei ministri dell’Energia Ue a Bruxelles procede il processo di integrazione del mercato elettrico europeo mentre i negoziati per cercare un compromesso sullo stop ai sussidi delle centrali a carbone sono ancora in corso. Si chiude così la giornata dei Ventotto che sotto la presidenza estone devono raggiungere un’intesa sul via libera al pacchetto “Energia pulita”. Ciò mentre l’Agenzia internazionale per l’energia pubblica il suo ultimo rapporto dedicato al carbone, certificando un calo della domanda mondiale nel 2016 per il secondo anno consecutivo.

europaIntesa Ue sul mercato elettrico europeo: competitivo, flessibile e non discriminatorio

Per il momento il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale su una direttiva che stabilisce norme comuni per garantire che il mercato interno dell’elettricità europeo sia competitivo, incentrato sul consumatore, flessibile e non discriminatorio. La direttiva, che fa parte sempre del pacchetto sull’energia pulita, attribuisce particolare importanza ai consumatori e all’importanza di un mercato interno ben funzionante. Dà più diritti ai clienti, fornisce una soluzione equilibrata per i prezzi regolamentati, stabilisce un quadro normativo per le comunità energetiche e definisce i ruoli e le responsabilità dei partecipanti al mercato. Questo approccio generale consentirà al Consiglio di avviare negoziati con il Parlamento europeo l’anno prossimo. La posizione del Consiglio, che si basa sulla proposta della Commissione europea, è basata sull’idea che in futuro i mercati dell’elettricità e i fornitori saranno in grado di fissare liberamente i prezzi. Ciò limiterà le distorsioni, aumenterà la concorrenza e determinerà più in generale una riduzione dei prezzi al dettaglio. Gli Stati membri potranno quindi regolamentare temporaneamente i prezzi per proteggere i consumatori più vulnerabili ma al contempo saranno predisposte una serie di misure di salvaguardia del mercato per evitare sovvenzioni incrociate e discriminazioni garantendo che il funzionamento transfrontaliero del mercato all’ingrosso non subisca distorsioni. Inoltre, sottolinea la nuova direttiva, si dovrà consentire l’offerta ai consumatori di contratti con prezzi dinamici e contatori intelligenti, mentre per le infrastrutture di stoccaggio sarà consentito possederle e gestirle sia ai distributori che ai gestori dei sistemi di trasporto.

Sul carbone il nodo riguarda sempre i “meccanismi di capacità”

Del tutto diverso il discorso sul carbone. Uno dei nodi riguarda i sussidi ai cosiddetti “meccanismi di capacità” per quegli impianti che emettono meno di 550 grammi di CO2 per kilowattora, soglia che di fatto esclude quelli più inquinanti che funzionano a carbone. Sul tavolo per ora ci sono una serie di compromessi molto elastici portati avanti dalla presidenza estone per convincere Polonia, Romania e Croazia e proposte da parte di Francia e Germania che fanno ulteriori concessioni ai paesi più riluttanti.

Nel mondo cala la domanda di carbone nel 2016: è il secondo anno consecutivo secondo l’Aie

Nel frattempo l’ultimo rapporto dell’Aie evidenzia come la domanda mondiale di carbone nel 2016 sia calata per il secondo anno consecutivo, avvicinandosi al precedente record di diminuzioni biennali registrato all’inizio degli anni Novanta. La domanda mondiale di carbone è diminuita, infatti, dell’1,9% lo scorso anno, scendendo a 5.357 milioni di tonnellate, e ciò sottolinea l’Aie, grazie al calo dei prezzi del gas, all’aumento delle rinnovabili e ai miglioramenti dell’efficienza energetica. La domanda di carbone è ora calata del 4,2% dal 2014, quasi in linea con l’autunno 1990-1992, che è stato il calo biennale più importante registrato da quando l’Aie ha cominciato a compilare le statistiche più di 40 anni fa. In particolare, l’aumento del consumo di carbone in India e in altri paesi asiatici non è stato in grado di compensare i forti cali registrati negli Stati Uniti, in Cina (dove la domanda è diminuita per il terzo anno consecutivo) e nel Regno Unito (dove la domanda è diminuita di oltre il 50%). La quota del carbone nel mix energetico mondiale dovrebbe scendere pertanto, secondo le stime dell’Aie, dal 27% nel 2016 al 26% nel 2022, a fronte di una crescita lenta della domanda degli altri combustibili. Sempre nel 2022 la domanda mondiale di carbone raggiungerà i 5.530 milioni di tonnellate, una cifra solo marginalmente superiore ai livelli attuali, che indica, come il consumo di carbone sarà stagnante per circa un decennio, spiega l’Aie. Sebbene, ammette la stessa agenzia, la produzione di energia elettrica da carbone aumenterà dell’1,2% all’anno nel periodo 2016-22, portando la quota nel mix energetico a scendere appena al di sotto del 36% entro il 2022, il livello più basso dall’inizio delle statistiche Aie.

Diminuzione in Europa, aumento in Asia

inquinamentoLe prospettive per il carbone sono fosche nella maggior parte dell’Europa. Il suo futuro nel Vecchio Continente è sempre più legato alla Polonia e alla Germania, che rappresentano da sole oltre la metà del consumo di carbone di tutta l’Ue. In Polonia, la domanda dovrebbe rimanere stabile fino al 2022. In Germania, la domanda al contrario diminuirà, nonostante la progressiva eliminazione del nucleare, anche se molto dipenderà anche dai prezzi della Co2 o dalla politica che potrebbe accelerare il processo. Nel resto dei paesi europei, invece, la fonte energetica sta diventando sempre più trascurabile nel mix energetico. Al contrario in Asia, India e Cina a parte, emerge il Pakistan e altri potrebbero seguirne le orme. Dotato di vaste riserve nella zona di Thar e di fronte a gravi carenze nel settore energetico, il paese sta scommettendo sempre di più sul carbone: tra il 2016 e il 2022 secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, la domanda di carbone risulterà più che quadruplicata. Stesso discorso per il Bangladesh anche se su dimensioni più limitate. L’Egitto ha invece rinviato i suoi piani di produzione di carbone, mentre negli Emirati Arabi Uniti Dubai aprirà la prima grande centrale a carbone in Medio Oriente. Tuttavia, questi incrementi saranno modesti rispetto ai grandi consumatori di oggi: Pakistan e Bangladesh insieme rappresenteranno circa il 5% del consumo di carbone dell’India entro il 2022.

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