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Bollette

Oneri generali di sistema, il Gse non si sbilancia sul Canone Rai

Secondo l’ad Moneta il sistema attuale ha funzionato e bisogna garantire anche per il futuro un allineamento tra fabbisogno e gettito per assicurare l’erogazione degli incentivi. Modello Canone Rai e Albo venditori le richieste della Cna


Un allineamento tra fabbisogno e gettito per riuscire a garantire e mantenere nel tempo la certezza nell’erogazione degli incentivi alle rinnovabili e all’efficienza energetica. È questa in sintesi la proposta del Gse per rendere le tariffe delle bollette e il meccanismo di riscossione degli oneri di sistema “più affidabili ed efficaci possibili”, esposta dall’ad del Gestore dei servizi energetici (Gse), Roberto Moneta, in audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera che ha anche audito i rappresentanti della Cna.

PER IL GSE SERVE ALLINEAMENTO TRA FABBISOGNO E GETTITO

Moneta, alla sua prima uscita dopo la nomina ad amministratore delegato del Gestore dei servizi energetici ha sottolineato che il Gse “ha un interesse specifico che coincide con quello del Paese affinché la politica tariffaria e il meccanismo di riscossione degli oneri del sistema siano il più affidabili ed efficaci possibili”. La richiesta, ha chiarito, “è quella di garantire un allineamento tra fabbisogno e gettito al fine di riuscire a mantenere la certezza dell’erogazione degli incentivi nei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, che saranno chiamati a traguardare importanti obiettivi ambientali e di crescita industriale, necessari per raggiungere i target europei al 2030 e per avviare il Paese verso la decarbonizzazione del settore energetico”. Moneta ha evitato di sbilanciarsi sull’opzione “Canone Rai” evocata sostanzialmente da quasi tutti gli stakholder ascoltati a Montecitorio (“non posso pronunciarmi perché non ho visibilità sull’efficacia del meccanismo”), ma ha ricordato che nel 2017 i distributori hanno versato al Gse un gettito di 12,5 miliardi di euro, circa un miliardo al mese e che secondo le ultime stime nel 2018 e nel 2019 il fabbisogno annuo dovrebbe calare a 11,5 miliardi di euro la maggior parte dei quali per il pagamento degli incentivi al fotovoltaico. L’ad del Gse ha però evidenziato come, malgrado la tendenza in calo sia dovuta all’uscita dal meccanismo degli impianti più maturi che godevano di vecchie sovvenzioni “nuove risorse si renderanno comunque necessarie per la copertura dei costi delle misure che saranno adottate da Governo e Parlamento ai fini del raggiungimento degli obiettivi al 2020 e 2030”. “È, ad esempio, in questi giorni in discussione il cosiddetto decreto Fer 1 che avrà un orizzonte temporale al 2020 ed è in corso di predisposizione il Piano Energia e Clima che delineerà invece un set di misure con orizzonte al 2030”. Moneta ha anche aggiunto che il Gse è uno degli enti più virtuosi della Pubblica amministrazione in termini di pagamenti degli incentivi visto che al 2016 sono stati erogati il 99,7% delle oltre 860 mila fatture ricevute: “La modalità di versamento diretto da parte dei distributori si è dimostrato uno strumento efficace per garantire la liquidità necessaria e per erogare gli incentivi nei tempi previsti”, ha ammesso il manager rammentando che nell’ambito dell’impegno del paese nella decarbonizzazione “gli strumenti di incentivazione tariffaria che gestisce il Gse continueranno a rivestire almeno nel breve e medio periodo un ruolo centrale nelle politiche pubbliche in materia di rinnovabili ed efficienza energetica”. E in tal senso “la mancata o tardiva raccolta degli oneri è rilevante in quanto può indicare il regolare pagamento degli incentivi, compromettendo un elemento che da sempre ha costituito certezza per gli investimenti in rinnovabili ed efficienza”.

CNA CONTRARIA A CARICARE SU CITTADINI, FAMIGLIE, ARTIGIANI E PMI IL COSTO DEGLI ONERI GENERALI DI SISTEMA EVASI DA SOGGETTI MOROSI

“La CNA è nettamente contraria a caricare su cittadini, famiglie, artigiani e piccole e medie imprese il costo degli oneri generali di sistema del mercato elettrico evasi da soggetti morosi”. E’ la posizione espressa oggi dalla CNA nel corso dell’audizione presso la Commissione Attività Produttive della Camera. “Oggi il costo finale dell’energia pagato dalle piccole e medie imprese – ha osservato la CNA – ha raggiunto ormai un livello intollerabile, superiore di circa 35 punti rispetto alla media europea. Un disallineamento causato proprio dallo sproporzionato peso degli oneri generali che gravano sulle bollette delle piccole e medie imprese del 36%. E’ un gap competitivo fortissimo che penalizza le possibilità di sviluppo della manifattura italiana, costituito in larga parte da Pmi. Per questo motivo è necessario prevedere una riforma del sistema degli oneri generali che ne sposti la fonte di finanziamento al di fuori della bolletta, agganciandola, anche parzialmente, alla fiscalità generale. Nel frattempo una strada che può essere sicuramente imboccata è quella di puntare al modello del Canone Rai per la riscossione degli oneri generali di sistema. Una opzione che, in attesa di una soluzione più strutturale al problema, rappresenterebbe una modalità per ridurre l’impatto della socializzazione a pioggia”. Cna ha ricordato che sono molti anni che l’associazione propone una riforma degli oneri generali di sistema che hanno raggiunto “un peso enorme” ma che non devono essere interrotti. “Da quando sono emerse le prime ipotesi di socializzazione degli oneri generali inevasi ci siamo espressi in maniera contraria, in quanto si tratta di una scelta che risolve il problema nella maniera più scontata possibile, ignorando qualsiasi principio di equità e correttezza del mercato – ha sottolineato il presidente Daniele Vaccarino -. Non sempre inoltre la morosità è effetto di comportamenti non corretti dei clienti finali bensì spesso deriva da comportamenti non trasparenti degli operatori, da problemi di fatturazione, dalle bollette di conguaglio” generando “una doppia beffa per gli utenti finali”. “Il tempo che ci separa dalla liberalizzazione del mercato energetico dovrebbe essere sfruttato per garantire maggiore trasparenza e concorrenza degli operatori, qualche passo è stato fatto ma si sta andando troppo a rilento”. Per esempio “non è ancora disponibile l’elenco dei venditori previsto dalla legge per la concorrenza e, più in generale, c’è maggiore necessità di strumenti di responsabilizzazione, controllo e tutela”.

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