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Petrolio Offshore

La produzione di petrolio e gas del Caspio? Dipende se è un mare o un lago

L’incontro dei cinque Stati costieri Russia, Iran, Kazakistan, Turkmenistan e Azerbaigian nel porto kazako di Aktau il 12 agosto, ha risolto alcune ma non tutte le questioni in sospeso

Potrebbe sembrare una mera questione “geografica”. Eppure stabilire se il Mar Caspio debba essere considerato un mare o un lago potrebbe avere delle importanti ripercussioni anche per quanto riguarda la produzione di petrolio e gas dei paesi che si affacciano lungo le sue sponde.

UNA RIUNIONE PER RISOLVERE LA QUESTIONE. MARE O LAGO?

iran nucleareIl Mar Caspio è profondo più di un chilometro, ha onde e maree come l’oceano e la sua area non è molto inferiore a quella del Mar Rosso o del Mar Baltico. Tuttavia, non avendo alcuno sbocco oceanico, il suo status giuridico è stato a lungo contestato. Per questo, proprio qualche giorno fa, si è tenuta una riunione in Kazakistan con lo scopo di risolvere il problema, che potrebbe aprire le porte a nuovi giacimenti di petrolio e a nuovi oleodotti.

PER L’IRAN SI TRATTA DI UN LAGO MA PER RUSSIA KAZAKISTAN, TURKMENISTAN E AZERBAIGIAN LA QUESTIONE È DIVERSA

I trattati dell’era sovietica consentivano pari accesso alle acque di superficie, ma dopo il crollo dell’URSS, l’Iran ha mantenuto per il Caspio lo status di lago, fattore che di fatto consente a tutti e cinque i paesi costieri una quota uguale delle sue risorse. La posizione della Russia, tuttavia, è complicata e gli altri vicini, Kazakistan, Turkmenistan e Azerbaigian, hanno generalmente sostenuto che, come i confini marittimi, il fondo marino dovrebbe essere delimitato da una linea mediana equidistante dalla loro riva, con alcune modifiche. Con questo metodo, l’Iran riceverebbe la quota più piccola. Il Kazakistan, l’Azerbaigian e la Russia hanno già scavato la parte settentrionale del mare su questa base, nel 2003, e il Kazakistan e il Turkmenistan hanno concordato il loro confine nel 2015.

DOPO AVER STABILITO I CONFINI NEL 2015 IL KAZAKISTAN HA SVILUPPATO IL MEGA-GIACIMENTO DI KASHAGAN

Su queste basi, il Kazakistan ha proseguito lo sviluppo del mega-giacimento petrolifero di Kashagan, uno dei più grandi al mondo degli ultimi vent’anni, entrato in produzione nel 2016. La Russia ha alcuni giacimenti più piccoli nella zona, l’Azerbaigian produce greggio dal 1950 nel basso fondale di fronte ai suoi confini mentre BP gestisce dal 1995 il grande giacimento Azeri-Chirag-Guneshli. Al tempo stesso la Dragon Oil, ora interamente di proprietà di Enoc, la compagnia del governo di Dubai, ha riscosso un grande successo nello sviluppo dei giacimenti petroliferi di Cheleken al largo del Turkmenistan. Tuttavia, in assenza di un accordo tra Turkmenistan e Azerbaigian, il giacimento di Kyapaz/Serdar, che gli esperti stimano ammontare a un miliardo di barili, non è ancora stato sviluppato.

IRAN ESCLUSO DALLA CORSA AL PETROLIO DEL MAR CASPIO oleodotti

Nel frattempo, l’Iran è stato escluso dalla corsa al petrolio del Mar Caspio, in parte a causa delle sanzioni statunitensi e internazionali, in parte a causa della sua incapacità a offrire un modello commerciale attraente, e in parte a causa delle difficoltà di perforazione nel Mar Caspio meridionale, la parte più profonda. I giacimenti in questa zona, sono eccezionalmente molto al di sotto del fondale marino e le pressioni sono elevate. Non avendo accesso al mare, inoltre, le piattaforme di perforazione dovrebbero essere costruite nel Mar Caspio stesso, oppure smontate e introdotte attraverso i canali. Naturalmente questa situazione produce delle tensioni. Nel 2011, navi militari iraniane avevano messo in guardia le navi di ispezione della BP che lavoravano in un’area contesa, quella che l’Iran chiama il campo di Alborz, e l’Azerbaigian Araz-Sharg-Alov. Nel 2012, l’Iran ha annunciato la scoperta del giacimento Sardar-e Jangal a 700 metri a sud di Alborz, affermando di detenere 50 trilioni di metri cubi di gas e 2 miliardi di barili di petrolio, ma non lo ha sviluppato. Ma in giugno, Teheran ha raggiunto un accordo con Baku sullo sviluppo congiunto di un altro campo condiviso.

L’INCONTRO A CINQUE IL 12 AGOSTO NEL PORTO KAZAKO DI AKTAU HA RISOLTO MOLTE QUESTIONI MA NON TUTTE

L’incontro di tutti e cinque gli Stati costieri del Caspio, nel porto kazako di Aktau il 12 agosto, ha risolto alcune ma non tutte le questioni in sospeso. I cinque paesi hanno convenuto che il Mar Caspio è un mare, ma con uno status giuridico speciale. La convenzione consente la libertà di accesso dei firmatari a tutte le acque del Mar Caspio, impedisce ai paesi non appartenenti al Caspio di dispiegarvi forze militari e concorda sulla necessità di suddividere i fondali marini, ma senza specificare in che modo. Consente agli Stati di raggiungere accordi bilaterali sulla demarcazione e sulla costruzione di gasdotti, anziché richiedere il consenso di tutti.

IRAN COSTRETTA A FIRMARE OBTORTO COLLO

Nord Stream RussiaL’accordo è stato accolto male da molti in Iran. Mahmoud Sedighi, un parlamentare riformista, ha twittato che la quota del 50% del mare iraniano era stata ridotta all’11%, e ha paragonato la convenzione al disprezzato Trattato del 1828 del Turkmenistan, che ha ceduto gran parte del territorio iraniano allo zar di Russia. La debole posizione contrattuale di Teheran l’ha costretta, tuttavia, a firmare. Il miglioramento delle relazioni con i paesi vicini consente infatti a Teheran di concentrarsi su altre minacce come il sostegno russo contro le sanzioni e la difficile situazione in Siria dove l’Iran deve prevenire la possibilità di un uso americano o israeliano delle basi azere o kazake.

L’ACCORDO UNA BUONA NOTIZIA PER IL TURKMENISTAN. MA LA PROSPETTIVA DI UNA “TRANS-CASPIAN PIPELINE” È DIFFICILE DA ATTUARE

Al contrario, l’accordo potrebbe essere una buona notizia per il Turkmenistan. Titolare della quarta maggiore riserva di gas al mondo, fornisce la maggior parte della sua produzione in Cina, dopo che la Russia ha interrotto l’accesso ad altri mercati. Da oltre vent’anni la prospettiva di una “Trans-Caspian pipeline” attraverso l’Azerbaigian per accedere ai clienti turchi ed europei ha allettato le compagnie petrolifere e gli strateghi europei desiderosi di diversificare le proprie forniture rispetto a quelle russe. Sabato la cancelliera tedesca Angela Merkel ha visitato Baku, la capitale dell’Azerbaigian, con le forniture di gas all’ordine del giorno. Dragon Oil, che deve bruciare il gas indesiderato della sua produzione petrolifera per mancanza di una via di accesso al mercato, è una delle numerose società che potrebbero rifornire la linea transcaspica. Ma l’opposizione di Russia e Iran, il tiepido interesse dell’Azerbaigian che non vorrebbe facilitare un concorrente al proprio gas, e l’indecisione e l’inerzia dei turkmeni, hanno a lungo bloccato i progressi. Anche perché vi sono diversi concorrenti, tra cui la Russia stessa, che riforniscono l’Europa a prezzi più bassi.

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