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Petrolio Compagnie Petrolifere

Dalle royalties tanti vantaggi per i comuni del petrolio

In Emilia Romagna si finanzia il trasporto pubblico mentre in Basilicata va a coprire buchi di bilancio nella sanità o a favore delle università. Tra le proposte un Fondo sovrano regionale da alimentare con le royalties

Cosa fanno i comuni italiani con le royalties incassate dai petrolieri per la produzione di greggio nei loro territori? In Emilia Romagna, per esempio, ci finanziano il trasporto pubblico mentre in Basilicata va a coprire buchi di bilancio nella sanità o a favore delle università mentre più in generale si investe, tra le altre cose, su Fondo per lo sviluppo economico, social card e Aliquota salute e sicurezza, solo per fare alcuni esempi.

ROYALTIES ITALIANE IN AUMENTO

tempa rossaNel 2019 è previsto un raddoppio delle Royalties che le società petrolifere verseranno per la produzione nazionale rispetto al 2017 e addirittura un incremento di tre volte nel 2020. Secondo i calcoli si passerà dagli attuali 136 milioni di euro a 251 milioni, per arrivare a 405 milioni di euro trainati dall’aumento delle estrazioni e dal prezzo del greggio, fino a sfiorare nel triennio gli 800 milioni di euro.

IL CASO EMILIA ROMAGNA

Come annunciato qualche settimana fa sul sito della Regione Emilia Romagna sono partiti gli sconti per l’abbonamento al trasporto pubblico dei cittadini nei comuni nel cui territorio si estraggono idrocarburi. Il provvedimento della Regione, spiega la nota, destina a questo scopo i fondi “verdi” per l’estrazione di idrocarburi ed è frutto di un accordo siglato dalla stessa Regione con il ministero dello Sviluppo Economico e con quello dell’Economia. L’agevolazione è riservata ai soli cittadini residenti nei comuni interessati dalle produzioni di idrocarburi ed è concordata dalla Regione con i Comuni. I cittadini avranno diritto a uno sconto, differenziato in proporzione alle produzioni sui territori comunali, sul costo effettivamente sostenuto per l’acquisto dell’abbonamento. In totale i comuni coinvolti sono 26: i residenti a Castelfranco Emilia (Mo), Fornovo di Taro (Pr), Novi di Modena (Mo), Medicina (Bo), Ravenna, S. Possidonio (Mo) e Spilamberto (Mo) hanno diritto a uno sconto pari al 50% del costo sostenuto. I residenti a Corniglio (Pr), Gaggio Montano (Bo), Lizzano in Belvedere (Bo), Montefiorino (Mo), Palagano (Mo) e Vigolzone (Pc) hanno diritto a uno sconto del 30% del costo sostenuto. I residenti nei comuni di Alto Reno Terme (Bo), Castel di Casio (Bo), Fanano (Mo), Imola (Bo), Misano Adriatico (Rn), Modena, Podenzano (Pc), Rottofreno (Fc), S. Cesario sul Panaro (Mo), Salsomaggiore Terme (Pr), San Benedetto Val di Sambro (Bo), Savignano sul Panaro (Mo), Valsamoggia (Bo) hanno diritto a uno sconto del 20% del costo sostenuto.

LA BASILICATA tempa rossa

Dopo lo stop di sei mesi del Centro Olio di Viggiano (Potenza) sono riprese le attività estrattive dell’Eni in Basilicata (80mila barili al giorno, che potrebbero crescere del 50%) mettendo alle spalle i due anni neri, il 2016 e il 2017. Il maggior contributo quest’anno del giacimento della Val d’Agri alla produzione di petrolio e gas farà chiudere la produzione nazionale, secondo Nomisma Energia, a 5,5 milioni di tonnellate di greggio, con benefici che si vedranno nel 2019 in termini di versamento delle royalties a Stato, Regioni e Comuni estrattivi. In più entro fine anno dovrebbe vedere l’avvio anche Tempa Rossa, il sito estrattivo di Total nella Valle del Sauro che potrebbe incrementare la produzione nazionale di altri 10 mila barili e arrivare a regime addirittura a 50 mila barili al giorno. Tutto questo potrebbe far arrivarel’output italiano nell’arco di un triennio, secondo quanto ipotizza Nomisma Energia sul Sole 24 Ore, a 20,6 milioni di tonnellate di greggio aumentando i benefici delle royalties del 250% soprattutto nei confronti della Basilicata che contribuisce per l’80% alla produzione italiana (e dal 2000 ad oggi ha incassato 2,2 miliardi di euro escludendo i fondi del Programma Operativo Val d’Agri e altre compensazioni). I sei Comuni della Valle del petrolio (17.700 abitanti), ricorda il Sole 24 Ore, hanno ricevuto in tutto “260 milioni, divisi in mille rivoli di spesa tra marciapiedi da rifare, grandi star, feste, sagre, bonus energia e sussidi vari ai cittadini senza una vera idea di sviluppo e senza riuscire a drenare lo spopolamento. Nel 2018 in Val d’Agri dei 12 milioni di euro versati, 7,6 sono andati a Viggiano. Poco più di 3.300 abitanti nel comune più ricco d’Italia con 180 milioni di euro di sole royalties dal 2000”.

IN ITALIA MOLTO PETROLIO NON SFRUTTATO

E le cose potrebbero andare addirittura meglio. Secondo il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli c’è tantissimo petrolio e gas in Italia non sfruttato: “Risorse tutt’altro che trascurabili – ammette al Sole 24 Ore -; basti pensare che i giacimenti accertati nel nostro Paese hanno volumi simili a quelli del Mare del Nord e della Norvegia: 225 milioni di tonnellate di petrolio e 115 miliardi di metri cubi di gas. Le nostre importazioni sono 10 volte la produzione nazionale, assurdo non sfruttarle”.

UN FONDO SOVRANO REGIONALE DA ALIMENTARE CON LE ROYALTY?

In tale contesto, il Centro Studi sociali e del lavoro della Uil Basilicata, con il supporto del Censis, ha avanzato l’idea di un Fondo sovrano regionale da alimentare con le royalty del petrolio sul modello norvegese e dell’Alberta Heritage Savings Trust Fund: per ogni euro depositato nel Fondo si possono creare circa 1,7 euro di redditi da investimenti per lo sviluppo, secondo i proponenti.

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