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Petrolio

Cosa succederà ai prezzi del petrolio con le sanzioni all’Iran

Gli analisti e gli esperti di settore avvertono di tenersi pronti ma lasciano anche spiragli aperti.

Nonostante i chiari segnali lanciati dal presidente Donald Trump nell’ultimo mese, la sua decisione di abbandonare l’accordo nucleare con l’Iran è riuscita a sconvolgere ancora una volta l’equilibrio mondiale. Il mercato, e la maggior parte dei paesi europei, non credeva che Washington avrebbe compiuto unilateralmente questo passo; invece, nonostante gli intensi sforzi europei per convincere Washington a desistere, il presidente degli Stati Uniti ha inviato un messaggio chiaro al mondo intero: il Presidente terrà fede agli impegni elettorali assunti nei confronti dell’Iran portando con sé tutte le conseguenze per il mercato petrolifero mondiale. Anche se a dire il vero il vero impatto dell’operazione rimane incerto.

ULTERIORI CAMBIAMENTI NELLA PRODUZIONE POSSONO PORTARE A CARENZE DI APPROVVIGIONAMENTO

Nei prossimi mesi Washington ripristinerà tutte le precedenti sanzioni contro l’Iran, a cominciare da quelle più leggere, che mirano principalmente a limitare le esportazioni di petrolio iraniano. Se tutte le sanzioni, come indicato da Washington saranno messe in atto, il panorama geopolitico globale rischia un cambiamento drammatico finendo per colpire anche diverse imprese europee e asiatiche presenti nel paese mediorientale. Secondo gli analisti, con i fondamentali attuali, la domanda e l’offerta stanno già raggiungendo un punto in cui ulteriori cambiamenti nella produzione possono portare a carenze di approvvigionamento. La rimozione dal mercato di un potenziale milione di barili di petrolio iraniano al giorno prima della fine del 2018 potrebbe portare nel breve-medio periodo, a prezzi più elevati. I clienti asiatici ed europei si aspettano un aumento dei prezzi già prima della fine del 2018, sottolineano gli analisti di settore spiegando che comunque c’è la possibilità che il mercato attenui lo shock grazie alle raffinerie asiatiche che stanno già cercando di spostare gli acquisti verso altri esportatori. I principali importatori asiatici di petrolio iraniano sono Cina, India e Giappone, che ora stanno puntando con entusiasmo su Iraq, Arabia Saudita e Russia per nuove opzioni di approvvigionamento. L’attuazione di nuove sanzioni nei confronti dell’Iran e dei suoi clienti costringerà quindi la Repubblica islamica a riesaminare le proprie opzioni. Stesso discorso per gli importatori europei di petrolio, che negli ultimi anni sono stati molto attivi sul fronte iraniano.

iranEFFETTI REALI DELLE SANZIONI SARANNO AVVERTITI TRA SEI MESI, FORSE PRIMA

Gli effetti reali delle decisioni prese da Trump saranno avvertiti tra circa 180 giorni secondo il calendario deciso dagli Stati Uniti. Tuttavia, sulla base delle osservazioni fatte dall’ambasciatore Usa in Germania, subito dopo la decisione del presidente, Washington potrebbe anche decidere di accelerare i tempi di attuazione. Gli esperti stimano che la volatilità dei prezzi potrebbe essere estrema e portare il barile a livelli compresi tra gli 80 e i 100 dollari, schiacciando di fatto la domanda in Asia e provocando una minore crescita economica nella maggior parte dei paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti.

SUL MERCATO ESISTE COMUNQUE CAPACITÀ DI RISERVA

Trump e diversi paesi Opec sembrano comunque aver discusso a lungo per prevenire un possibile crollo del mercato petrolifero. Alcune fonti citate dai media internazionali hanno indicato che Washington, Riad, Abu Dhabi e forse Iraq e Russia, hanno discusso a porte chiuse sul modo di contrastare il possibile aumento dei prezzi. Considerando l’attuale accordo Opec-Russia sulla riduzione della produzione, sul mercato esiste una certa capacità di riserva. L’accordo di riduzione della produzione ha tolto dal mercato più petrolio del milione di barili iraniano. Attualmente, sottolineano infatti gli esperti, la potenziale produzione saudita è di 12,5 milioni di barili al giorno, mentre per il momento è di poco inferiore ai 10 milioni di barili.

USA OBBLIGATI PER LEGGE A TENERE CONTO DELLA SITUAZIONE PETROLIFERA GLOBALE PRIMA DI EMANARE SANZIONI

Tuttavia, anche se Russia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita fossero in grado di contrastare il declino della produzione e delle esportazioni iraniane, il mercato rimarrebbe in ogni caso sottoposto a forti pressioni. I produttori Opec, in particolare Venezuela, Nigeria, Libia e Iraq, stanno tutti lottando contro l’instabilità e la crisi economica. Inoltre, anche prima della situazione iraniana, i mercati petroliferi mondiali erano in rapida contrazione, con un’elevata volatilità dell’offerta e dei prezzi. Questa potrebbe essere una buona notizia per l’Iran, in quanto l’amministrazione statunitense è tenuta per legge a valutare i fondamentali del mercato petrolifero globale prima di poter attuare le sanzioni relative al petrolio.

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