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Petrolio

Prezzi del petrolio in calo nel 2019, brutta notizia per l’Arabia Saudita

Le previsioni risentono di numerosi fattori di incertezza che potrebbero colpire il mercato nel corso dell’anno.

Con il 2019 alle porte, il Wall Street Journal ha diffuso le ultime proiezioni sui prezzi del petrolio ed evidenziato buone e cattive notizie per tutti coloro che guardano con attenzione alle stime delle banche d’investimento.

PREZZI IN CALO RISPETTO A QUELLI ATTUALI NEL 2019

La buona notizia è che le maggiori banche d’investimento internazionali si aspettano prezzi del petrolio per il prossimo anno in una fascia di prezzo più bassa rispetto all’attuale. La cattiva notizia è che le banche – come al solito – avvertono che le loro proiezioni potrebbero non essere corrette perché potrebbero presentarsi molte incertezze nei mercati petroliferi il prossimi anno che potrebbero ribaltare i prezzi in entrambe le direzioni.

LE PREVISIONI DELLE 13 BANCHE DI INVESTIMENTO

Il sondaggio mensile del Wall Street Journal effettuato presso 13 banche d’investimento a fine dicembre ha mostrato che gli esperti hanno drasticamente ridotto le previsioni dei prezzi del Brent Crude per il 2019 rispetto alle aspettative del mese scorso. Gli istituti ora prevedono che il Brent si attesterà a una media di 69 dollari al barile il prossimo anno, in calo rispetto ai 77 dollari al barile previsti nel sondaggio di novembre. A seguito del crollo del prezzo del petrolio a novembre, che è proseguito fino a dicembre, infatti, anche l’Energy Information Administration (EIA) ha rivisto al ribasso le sue previsioni di prezzo del 2019 per il Brent e il WTI, rispettivamente a 61 e 54 dollari, entrambi tagliati di 11 dollari al barile rispetto alle previsioni di novembre. Secondo i dati della CNBC, la maggior parte delle più imporranti banche d’investimento ha previsioni sui prezzi del petrolio più elevate rispetto alla Eia. Per il Brent, le principali banche prevedono per il 2019 prezzi compresi tra i 60 e i 72,60 dollari al barile, mentre solo Citi prevede un prezzo medio del Brent inferiore a quello stimato dall’EIA (60 dollari al barile). Le previsioni di prezzo del greggio WTI Crude variano dai 49 dollari a Citi ai 66,40 dollari di JP Morgan Chase, con la maggior parte delle stime in calo nell’intervallo 55-66 dollari.

ECCO QUALI SONO LE INCOGNITE DEL MERCATO

Il più ribassista delle banche d’investimento, Citi, si aspetta che i tagli alla produzione dell’OPEC e degli alleati nel 2019 incoraggino una maggiore produzione petrolifera statunitense che “quasi certamente” porterà il prossimo anno a maggiori vendite di petrolio, secondo il capo globale di Citi, Ed Morse. Altre banche vedono i tagli alla produzione in grado di stabilizzare i prezzi petroliferi, ma citano altre incertezze del mercato come possibili fattori chiave per il prossimo anno. Le incognite ribassiste includono il ritmo di crescita della domanda in vista della guerra commerciale Usa-Cina ancora irrisolta, il ritmo della crescita economica globale, e il ritmo della crescita della domanda di petrolio cinese. I fattori rialzisti includono l’accordo dell’OPEC e degli alleati sulle scorte, e gli Stati Uniti che rinunciare a rinnovare le sanzioni contro l’Iran in scadenza a maggio 2019.

LE CINQUE INCERTEZZE DI WOOD MACKENZIE

La società di consulenza energetica Wood Mackenzie ha una proiezione di base del Brent di 66 dollari al barile nel 2019, ma ha identificato cinque incertezze chiave che potrebbero far deragliare le sue previsioni: innanzitutto il rallentamento economico e la conseguente minore crescita della domanda di petrolio; l’aumento della produzione di shale statunitense; le rinunce dell’Iran e degli Stati Uniti; l’effetto combinato di cinque anni consecutivi di sottoutilizzo dell’industria petrolifera per le perforazioni e i progetti convenzionali; e i cambiamenti nei margini di raffinazione, in vista dell’entrata in vigore del limite di zolfo sui combustibili marini da parte dell’Organizzazione marittima internazionale (Omi) il 1° gennaio 2020.

PER MOSCA I PREZZI BASSI NON SONO UN PROBLEMA, PER RIAD SÌ

Arabia SauditaSul fronte dei paesi produttori i riflettori sono puntati, invece, soprattutto su Arabia Saudita e Russia. Anche se Riad si è battuta per evitare un crollo del mercato petrolifero, che finora non è riuscito ad evitare una drastica caduta dei prezzi, Mosca sembra trovarsi bene con i prezzi attuali. La Russia è un pezzo chiave del puzzle del prezzo del petrolio. L’OPEC si è trasformata nel tempo in un cartello guidato dai sauditi che ha disperatamente bisogno della cooperazione russa per rafforzare gli sforzi del gruppo. Molti membri dell’OPEC, infatti, sono al massimo della capacità, soffrono di cali di produzione per via dell’invecchiamento dei campi petroliferi, o sono caratterizzati da instabilità politica. Questo ha avvicinato Arabia Saudita e Russia, facendone partner strategici. Ma la Russia non è così disperata per l’aumento dei prezzi del petrolio come l’Arabia Saudita. Una delle ragioni principali è che la valuta russa è flessibile, quindi si indebolisce quando i prezzi del petrolio scendono. Questo attutisce il colpo durante una recessione, permettendo alle compagnie petrolifere russe di pagare le spese in rubli – più deboli – pur vendendo greggio in dollari. In secondo luogo, i pagamenti delle imposte per le compagnie petrolifere russe sono strutturati in modo tale che la loro pressione fiscale è più leggera con prezzi del petrolio più bassi. Al contrario l’Arabia Saudita ha bisogno di prezzi del petrolio a circa 84 dollari al barile per raggiungere il pareggio di bilancio. L’indignazione internazionale per l’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi ha lasciato inveceRiad isolata. I piani di riforma economica del principe ereditato Mohammed bin Salman sono in stand by, e l’Arabia Saudita è tornata al tavolo delle trattative nel disperato bisogno di prezzi del petrolio più alti.

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