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Petrolio

Mondiali di calcio partono all’insegna del “petrolio”

Cosa si sono detti il presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman prima del match e quali sono i piani decisi per l’Opec+

Complici i mondiali di calcio partiti ufficialmente con il match d’esordio tra Russia e Arabia Saudita, il presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman si sono incontrati per discutere su come aumentare la produzione di petrolio, mantenendo inalterata la loro “petro-alleanza” vigente ormai dal 2016.

SUL TAVOLO LA REVISIONE DELL’ACCORDO SULLA PRODUZIONE PETROLIFERA

I maggiori esportatori di petrolio del mondo stanno negoziando, infatti, il modo in cui rielaborare il loro accordo di “controllo” della produzione petrolifera, in un quadro mondiale che vede da un lato le sanzioni statunitensi sull’Iran e dall’altro il crollo dell’industria petrolifera venezuelana. A cui si è aggiunto qualche giorno fa il presidente Donald Trump che ha utilizzato il suo account Twitter per attaccare l’Opec reo di “gonfiare artificialmente” i prezzi.

SI PARLA DI UN AUMENTO GRADUALE FINO A UN MILIONE DI BARILI AL GIORNO IN PIÙ

Sia Arabia Saudita che Russia hanno proposto piani per il cosiddetto gruppo dell’Opec+ volto ad aggiungere gradualmente fino a 1 milione di barili al giorno, circa l’1% della produzione globale, sebbene Riad preferisca un aumento minore. Secondo il ministro dell’Energia russo, Aleksandr Novak, riporta Bloomberg, i volumi e la tempistica della crescita della produzione sono tuttavia ancora in discussione. Novak ha avuto già nelle ore precedenti colloqui con il collega saudita Khalid al-Falih, ministro del Petrolio saudita. Al-Falih ha ammesso che un aumento della produzione di petrolio è ormai “inevitabile”. Ma sul punto è anche in programma  il 22 giugno a Vienna, una riunione dell’Opec e dei Paesi produttori che non rientrano nel cartello. Una fonte all’interno del governo di Mosca ha riferito che a Vienna la Russia ha intenzione di offrire un aumento proporzionale delle quote di produzione di tutti i Paesi partecipanti all’accordo Opec+. La cifra dovrebbe essere vicina ai 300.000 barili di petrolio al giorno secondo quanto avrebbe detto Novak, attraverso una riduzione dell’offerta da 1,8 milioni di barili al giorno a 1,5 milioni di barili: “Pensiamo che sia necessario bilanciare il mercato ed evitare le eccedenze”.

SITUAZIONE LIBICA SI AGGIUNGE A COMPLICAZIONE GEOPOLITICHE

A complicare ulteriormente la situazione ci si è messa anche la situazione libica. Due dei maggiori porti petroliferi del paese hanno interrotto il loro export di greggio dopo che le forze armate si sono scontrate nelle vicinanze, diminuendo di fatto i barili disponibili per il mercato proprio nel momento in cui l’Opec hai intenzione di aumentare la produzione. I combattimenti nei terminal di Es Sider e Ras Lanuf hanno portato alla perdita di circa 240.000 barili giornalieri, ha riferito il produttore statale National Oil Corp. NOC ha inoltre evacuato il personale da entrambi i terminal, che rappresentano il 40% delle esportazioni di petrolio libico. La petroliera Minerva Lisa, pronta a caricare greggio da Es Sider, è stata invitata a spostarsi a 10 miglia di distanza dal porto in acque più profonde, ha evidenziato Bloomberg ricordando che dal porto questo mese sarebbero dovuti transitare 9 milioni di barili, e altri 2,8 da Ras Lanuf.

INDIA E CINA “ALLEATE” DEGLI USA CONTRO OPEC

Altra spina nel fianco dell’Opec potrebbe essere rappresentata da India e Cina, due dei principali acquirenti di greggio in Asia che stanno valutando l’opportunità di collaborare per acquistare forniture statunitensi e contrastare il predominio dell’Opec nel più grande mercato petrolifero del mondo. A riferire il piano è stata una fonte di Bloomberg all’interno del governo indiano. La potenziale collaborazione tra i due principali acquirenti di petrolio rappresenterebbe un’altra sfida per il cartello petrolifero, che sta affrontando la concorrenza dello shale oil statunitense e i dissidi interni di Iran, Iraq e Venezuela che si oppongono all’aumento della produzione chiesto da sauditi e russi. “La diversificazione delle fonti di approvvigionamento andrà a vantaggio sia dell’India che della Cina aumentando la competizione tra i produttori di petrolio – ha affermato Abhishek Kumar, analista presso Interfax Global Energy a Bloomberg –. L’approvvigionamento di petrolio al prezzo più basso è vitale per i due consumatori asiatici assetati di energia”. L’alleanza per l’acquisto di petrolio potrebbe inizialmente essere composta dall’India e dalla Cina, con la Corea del Sud e il Giappone – anch’essi importanti acquirenti – pronti a unirsi al club in seguito, ha riferito sempre la stessa fonte del governo indiano.

PER AIE CALI VENEZUELA E IRAN POTREBBE FAR SCENDERE LA PRODUZIONE MONDIALE DI UN ULTERIORE 30% L’ANNO PROSSIMO

Naturalmente tutti questi fattori stanno influenzando i prezzi del petrolio: se l’accordo russo-saudita del 2016 ha contribuito a riportare i prezzi attorno agli 80 dollari al barile giovedì mattina i futures sul petrolio Brent erano scambiati ancora a 76,50 dollari a Londra grazie al fatto che molti paesi sono andati oltre i tagli promessi. L’Arabia Saudita per dare l’esempio ha fatto molto di più del previsto mentre altri paesi, in particolare il Venezuela, hanno registrato cali involontari nella produzione a causa di problemi nelle loro industrie petrolifere. A maggio, la riduzione totale del gruppo ha raggiunto quasi 2,2 milioni di barili al giorno, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia per la quale il calo congiunto della produzione in Venezuela e Iran potrebbe far scendere la produzione complessiva mondiale di un ulteriore 30% l’anno prossimo. Questa è una delle ragioni per cui gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni diplomatiche sull’Arabia Saudita e altri membri dell’Opec per aumentare la produzione, con la speranza di spingere verso il basso i prezzi prima del voto di mid term negli Stati Uniti che potrebbero decidere quale partito controlla il Congresso.

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