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Petrolio

Petrolio: il triangolo Iran, Arabia Saudita e Usa: il dilemma Ue e la posizione italiana

Il nostro paese importa poco meno del 9% dall’Arabia Saudita. Dopo la posizione europea molto cauta tenuta dall’Europa è arrivata una lettera congiunta da parte di Francia, Germania e Regno Unito che condanna gli attacchi ad Aramco

Gli attacchi alle installazioni petrolifere dell’Arabia Saudita hanno messo le potenze occidentali di fronte a un dilemma: se e come intervenire nei confronti dell’Iran, che Washington e Riad hanno individuato come mente dietro l’offensiva che ha tenuto per qualche giorno in scacco il mercato energetico mondiale. Gli Stati Uniti, ma soprattutto i paesi europei, sembrano però particolarmente attenti nel bilanciare un eventuale intervento contro Teheran per via del rischio che una dura risposta possa innescare un conflitto più ampio nel Golfo, spingere i prezzi del petrolio verso l’alto e danneggiare l’economia globale.

IranEUROPA MOLTO CAUTA

Il segnale di come le poste in gioco siano particolarmente alte lo hanno dato i paesi europei che sono stati molto cauti nell’attribuire le responsabilità dell’attacco mostrando una posizione influenzata anche dal desiderio di salvare l’accordo nucleare con l’Iran stipulato con Washington lo scorso anno. Ma l’offensiva con i droni delle milizie Houthi appoggiate dall’Iran nello Yemen, sta rendendo ancora più dura la lotta del presidente Emmanuel Macron per convincere il presidente degli Stati Uniti Donald Trump al tavolo dei negoziati con Teheran.

LE POSIZIONI DI GB, GERMANIA E FRANCIA

Nonostante gli Stati Uniti abbiano chiesto una condanna globale dell’Iran inizialente non si sono registrati appoggi da parte del Vecchio Continente. Solo a distanza di quasi dieci giorni è arrivata una lettera congiunta con cui i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna hanno accusato l’Iran di aver condotto il 14 settembre gli attacchi contro due siti petroliferi di Aramco, chiedendo a Teheran di evitare ulteriori ”provocazioni ed escalation”. ”Non ci sono altre spiegazioni plausibili” se non quella di ritenere ”l’Iran responsabile di questo attacco”, hanno detto in una nota. A New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, i tre leader europei hanno quindi ribadito il loro sostegno all’accordo sul programma nucleare iraniano firmato nel luglio del 2015 e dal quale si sono ritirati gli Stati Uniti.

ROHANI: ACCUSE INFONDATE DA GB, GERMANIA E FRANCIA

Sono “accuse infondate” quelle mosse all’Iran da Francia, Gran Bretagna e Germania in relazione agli attacchi contro gli impianti petroliferi sauditi dello scorso 14 settembre. Lo ha dichiarato il presidente iraniano, Hassan Rohani, durante un incontro a New York con il suo omologo francese, Emmanuel Macron, secondo quanto riporta il sito della presidenza della Repubblica islamica citato da AdnKornos. In una lettera congiunta i leader di Francia, Gran Bretagna e Germania hanno accusato l’Iran di aver condotto gli attacchi contro due siti petroliferi dell’Aramco e hanno chiesto a Teheran di evitare ulteriori “provocazioni ed escalation”. “Non ci sono altre spiegazioni plausibili” se non quella di ritenere” l’Iran responsabile di questo attacco”, hanno affermato i tre Paesi europei in una nota.

ARABIA SAUDITA INCIDE PER OLTRE L’8% SULL’IMPORT DI GREGGIO ITALIANO

Il discorso si può estendere anche all’Italia, dove non sono pervenute dichiarazioni di sorta. L’eco dell’attacco si è mostrato sopratutto per gli effetti sui prezzi del petrolio e le eventuali ricadute interne. Il nostro paese importa, infatti, grosse quantità di petrolio e di prodotti semilavorati dal Medio Oriente per un totale di oltre 27,6 milioni di tonnellate secondo i dati aggiornati al 2017 del Data Book di Unione petrolifera: 6 milioni di tonnellate arrivano dall’Arabia Saudita, assieme a 2,2 milioni di prodotti semilavorati; Altri 9,3 arrivavano dall’Iran (anche se dopo le sanzioni si sono drasticamente ridotte fino ad azzerarsi quest’anno). Riad, insomma, rappresenta circa il 9,6% del totale delle importazioni di greggio, semilavorati e prodotti. Nell’ultima statistica di Up del mese di settembre ma riferita a i primi sei mesi del 2019, risultano importanti nel nostro paese 2,4 milioni di tonnellate di greggio che incidono per l’8,2% con una variazione in negativo del 33,7% rispetto allo stesso periodo del 2018. Mentre sono salite vertiginosamente le importazioni dall’Iraq, al primo posto con il 23,3% del peso complessivo dell’import e +74,1% nel confronto con lo scorso anno.

IRAN CHIEDE APERTURE DI CREDITO MA ANCHE DI RIPRENDERE L’EXPORT PETROLIFERO

Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif ha dichiarato intanto che l’Iran non riprenderà i colloqui con il presidente Donald Trump e la sua amministrazione fino a quando il piano francese di estendere 15 miliardi di credito a Teheran entrerà in vigore, ha scritto il The Daily Beast. Zarif ha ricordato che l’Iran è un paese ricco e il credito è il compenso per il petrolio che i francesi avrebbero dovuto acquistare prima dello stop. Credito che dovrebbe essere previsto fino a dicembre per poi proseguire con altri 3 miliardi ogni mese. Zarif, che è a New York per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha affermato che l’accordo sui finanziamenti è solo una delle molte richieste che il governo iraniano a formulato a Ue e Usa, in primis quella di tornare a vendere il suo petrolio.

L’ARABIA SAUDITA NON VUOLE UNA GUERRA CONTRO L’IRAN

In ogni caso l’Arabia Saudita non vuole una guerra contro l’Iran, e la dimostrazione di ciò sta nel fatto che il Regno non ha lanciato un solo drone, missile balistico o proiettile contro l’Iran che al contrario ha lanciato più di 220 missili e più di 150 droni. Il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, nei giorni scorsi, aveva dichiarato alla Cnn che nel caso venisse dimostrato che gli attacchi contro i due impianti del 15 settembre sono partiti direttamente dall’Iran, e non dai ribelli yemeniti Houthi, ciò sarà considerato “un atto di guerra”. Malgrado i toni forti ha poi aggiunto che il suo paese cerca la “soluzione pacifica”, consapevole che senza il sostegno Usa non potrebbe avviare nessuna campagna militare.

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