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Cina Petrolio

Petrolio russo verso la Cina, prezzi a rischio rialzo per l’Ue

Mosca guarda sempre più a est dopo le sanzioni occidentali. Non solo greggio ma anche gas: nessun rischio comunque per le forniture verso l’Europa

L’aumento delle esportazioni di greggio russo in Cina potrebbe ripercuotersi anche sulle “bollette” petrolifere europee, aumentandone i costi. È quanto ipotizza la società di consulenza londinese attiva nel settore gas e petrolio FGE, ponendo l’accento, in particolare, sull’ultima fase della strategia orientale russa, vale a dire l’ampliamento dell’oleodotto East Siberia-Pacific Ocean che dovrebbe garantire un raddoppio degli approvvigionamenti di greggio Urals a Pechino, raggiungendo le 30 milioni di tonnellate l’anno.

Circa 200mila barili al giorno andranno gradualmente verso Pechino

Secondo FGE, la Russia comincerà a spostare maggiori quantità di petrolio Urals verso est subito dopo il lancio dell’oleodotto ad un tasso di circa 160 mila barili al giorno. L’incremento complessivo delle forniture di greggio russo verso la Cina potrebbe poi arrivare a circa 200 mila barili al giorno. Ciò significa, secondo la società di consulenza londinese, meno petrolio per l’Europa che da sempre rappresenta il primo cliente russo. L’avvio di questa procedura dovrebbe verificarsi tra gennaio e febbraio ma i primi effetti sui prezzi dovrebbe palesarsi nel Vecchio Continente a partire da marzo. Per FGE l’intera vicenda non fa che mettere in evidenza l’importanza che Mosca attribuisce ormai all’Asia dopo le sanzioni europee dovute all’annessione della Crimea nel 2014 e il coinvolgimento della Russia nei conflitti separatisti in Ucraina.

La Russia esporta il 70% del petrolio verso l’Europa e il 18% verso la Cina

Nel 2016 la Russia ha esportato in media 3,7 milioni di barili giornalieri verso i paesi europei, contro meno di un milione di barili al giorno verso la Cina, secondo i dati dell’Energy Information Administration (EIA). In percentuale, l’Europa ha rappresentato il 70% delle esportazioni di petrolio russo nel 2016, mentre la quota della Cina era solo del 18%. Il mercato, tuttavia, sta cambiando rapidamente da allora. L’aumento delle esportazioni cinesi è stato piuttosto forte a partire dal 2014: nel novembre dello scorso anno, la Russia è arrivata a fornire 1,3 milioni di barili di petrolio al giorno in Cina. Gli ultimi segnali indicano, dunque, un’ulteriore crescita anche se non risulta ancora chiaro, secondo FGE, il pregiudizio complessivo che verrebbe arrecato agli acquirenti europei da questo cambio di strategia da parte di Mosca.

La tattica russa favorisce l’export Usa e la diversificazione europea

L’Urals è attualmente negoziato con uno sconto di circa 4 dollari sul Brent grezzo, ma lo sconto rispetto al WTI sul benchmark internazionale arriva a 6 dollari al barile. Questo significa, in altre parole, che lo spostamento dell’export di petrolio dall’Europa alla Cina da parte della Russia potrebbe tramutarsi in un’opportunità da un lato per le aziende petrolifere statunitensi, purché riescano a mantenere sufficientemente bassi i costi di trasporto. E dall’altro per l’Europa che in questo modo potrebbe assicurarsi quella diversificazione delle forniture che cerca da tempo. A lungo termine, tuttavia, la situazione è incerta avverte la società di consulenza.

Da Mosca priorità a relazioni con Pechino

Chiaramente, la Russia ha dato priorità alle sue relazioni con la Cina: oltre all’espansione dell’oleodotto, Gazprom è sulla buona strada per completare il gasdotto Power of Siberia entro il 2019: 2.500 km di infrastruttura in grado di pompare ogni anno 1,3 miliardi di metri cubi di gas in Cina. Il paese è già il terzo maggiore consumatore di gas naturale al mondo, dietro Stati Uniti e Russia, e si prevede che mostrerà una forte crescita della domanda nei prossimi decenni, spingendola al secondo posto entro il 2040, man mano che l’economia si lascerà alle spalle il carbone. Questa crescente domanda di energia ha già provocato carenze di gas in alcune parti del paese. Un recente rapporto di Eurasia Daily ha ammesso che Power of Siberia sarà essenziale per evitare future mancanze di combustibile. Anche se la vera domanda è come questa situazione si rifletterà sull’Europa. Secondo gli analisti è improbabile che il Vecchio Continente possa risentirne: Gazprom detiene una quota di mercato superiore al 30% in Europa, e ha una produzione in grado di soddisfare qualsiasi domanda. L’unico effetto probabilmente sarà il sorpasso della Cina all’Europa come il più grande mercato russo di esportazione del gas, soprattutto se le relazioni tra Russia e Ue continueranno a essere tese.

gazpromoilLa Russia guarda a est per espandere il mercato del gas

È innegabile, tuttavia, che la Russia stia volgendo il suo sguardo sempre più verso est nel settore gas: in particolare in Asia meridionale. I progetti più recenti comprendono la costruzione di un gasdotto per il trasporto del combustibile in Pakistan e un piano di sviluppo dei giacimenti siberiani congiunto con l’India. Il primo ministro pakistano Shahid Khaqan Abbasi ha discusso della pipeline con i funzionari russi durante una riunione dei capi di governo dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai a Sochi, in Russia, a inizio dicembre. Come ha riferito il quotidiano pakistano Express Tribune il 24 dicembre, l’intesa dovrebbe essere stata raggiunta proprio a margine della conferenza, nel corso di un bilaterale tra i due paesi. La pipeline del costo di 2 miliardi di dollari era già stata concordata nel 2015: lunga 1.100 km dovrebbe distribuire il Gnl russo importato attraverso il porto di Karachi, alle centrali elettriche vicino alla città di Lahore. Il progetto si è fermato quando RT Global Resources, società russa attiva nel campo delle infrastrutture controllata da Rostec, è stata colpita dalle sanzioni di Stati Uniti ed Unione europea. Le sanzioni erano rivolte in particolare a Sergei Chemezov, amministratore delegato di Rostec, a seguito del coinvolgimento militare della Russia nel conflitto ucraino. Il progetto è ripartito grazie ai finanziamenti ottenuti dal fondo cinese per la Via della Seta, che ha riaperto la strada alla sua costruzione. La capacità del gasdotto, pari a 1,2 miliardi di metri cubi al giorno, dovrebbe dare un notevole impulso alle vendite di gas naturale russo nel paese asiatico. Gli sforzi di Mosca nell’area includono anche un progetto per la costruzione di un gasdotto offshore che collega il Pakistan con un giacimento di gas iraniano di cui detiene concessioni. E una sua probabile estensione ad est verso l’India. Secondo un rapporto del 13 dicembre citato da Tass, Gazprom e la National Iranian Oil Company hanno firmato una roadmap per l’attuazione di diversi progetti in Iran e un memorandum d’intesa per un progetto Gnl nel paese.

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