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Rinnovabili

Perché i big dell’energia sono costretti ad adattarsi alle rinnovabili

Le aziende si confrontano con un mondo in cui il calo dei costi dell’energia solare ed eolica fa scendere i prezzi ma non solo

Sette anni dopo il terremoto che ha colpito al largo della costa orientale del Giappone causando la distruzione della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, le scosse di assestamento si stanno facendo ancora sentire in tutto il mondo. L’ultima è arrivata la settimana scorsa quando le tedesche E.On e RWE hanno annunciato un enorme scatto dell’industria energetica tedesca. Nell’ambito di un complesso scambio di asset e azioni, E.On sarà ristrutturata per concentrarsi sulla fornitura di energia ai clienti e sulla gestione delle reti energetiche, abbandonando completamente le rinnovabili. RWE si concentrerà, invece, sulla produzione e il commercio di energia elettrica, integrando le sue centrali a carbone e a gas esistenti con un nuovo portafoglio di parchi eolici che ne faranno il terzo produttore di energia rinnovabile in Europa. Il grande cambiamento arriva due anni dopo che entrambi i gruppi hanno diviso i loro business energetici tra fonti verdi e fossili, a seguito del piano del cancelliere tedesco, Angela Merkel, di eliminare gradualmente il nucleare entro il 2022, e dare seguito alla Energiewende, la transizione energetica accelerata della Germania verso le energie rinnovabili, nata dopo l’incidente di Fukushima.

COME SI STANNO ADATTANDO LE IMPRESE ENERGETICHE ALLA CRESCITA DI RINNOVABILI E AUTO ELETTRICHE

Dopo la drastica riorganizzazione del 2016, lo scossone della scorsa settimana solleva la questione di come si presenta oggi in Europa un’azienda di servizi energetici di successo. Come si adattano, cioè, questo tipo di imprese a un mondo in cui la rapida crescita delle energie rinnovabili spinge al ribasso i prezzi all’ingrosso e l’elettrificazione delle automobili comincia a farsi sentire sulle reti elettriche. Peter Atherton, analista di Cornwall Insight, per esempio, ha dichiarato a The Guardian che l’accordo tra E.On e RWE segna una svolta decisiva rispetto al vecchio modello tradizionale di impresa energetica integrata verticalmente che produce, trasporta e vende energia. Negli anni ’90, il modello ‘conglomerato’ era considerato un modo per garantire il successo delle imprese energetiche, e infatti aveva portato a un’ondata di fusioni. Anche attualmente alcune grandi aziende come Enel e la spagnola Iberdrola (proprietaria di ScottishPower) stanno ancora perseguendo questo modello di “fare tutto” in casa. Nel complesso, però, le imprese si stanno scindendo e diventando più specializzate. “Quello a cui si sta assistendo sono aziende che scommettono su dove si creerà valore”, ha ammesso Atherton.

PER IL NUMERO UNO DI RWE OCCORRE PREPARARSI A UN MONDO IN CUI LE RINNOVABILI COMPETERANNO A PREZZI DI MERCATO

RWE sostiene che oggi l’unico modo per competere nelle aste del governo europeo per le sovvenzioni alle energie rinnovabili è quello di essere giganti. Rolf Martin Schmitz, amministratore delegato del gruppo, ha dichiarato: “La massa critica è la chiave per le energie rinnovabili. Prima dell’operazione, né RWE né E.ON si trovavano in questa posizione”. Dopo l’accordo, RWE avrà in pancia circa 8 GW di capacità rinnovabile e altri 5GW in cantiere, che insieme rappresenteranno il 60% dei suoi guadagni entro il 2020. Schmitz ha anche aggiunto che sarà necessario creare un nuovo tipo di società per prosperare in un mondo in cui i parchi eolici e gli altri progetti di energia verde avranno molto presto successo a livello di prezzi di mercato, per di più senza sovvenzioni statali. “Le energie rinnovabili passeranno da un’attività regolamentata ad una concorrenza di mercato”, ha affermato. 

E.On, invece, sta puntando sulla fornitura di energia e servizi alle persone, e dopo l’operazione passerà da 31 a circa 50 milioni di clienti. Inoltre, una grossa fetta dei suoi ricavi – l’80%, rispetto al precedente 65% – proverrà dalle attività regolamentate, a basso rendimento ma a anche a basso rischio. John Feddersen, amministratore delegato di Aurora Energy Research, ha ammesso al The Guardian che le due società stavano procedendo verso direzioni molto diverse tra loro e che il percorso intrapreso da E.On si presenta molto meno agevole rispetto a quello di RWE: “In un certo senso si tratta di provare e vedere cosa funziona. Per E.On, possedere reti ed esercitare pressioni sul governo per ottenere buoni risultati a livello normativo è un’attività ben conosciuta. Tuttavia, il lato dei servizi ai clienti non è stato ancora sperimentato”, ha sottolineato Feddersen.

LA TRASFORMAZIONE STA RIGUARDANDO TUTTO IL VECCHIO CONTINENTE

La natura mutevole della produzione di energia elettrica in Europa è stata avvertita più intensamente in Germania grazie all’Energiewende, ma gli osservatori del settore affermano che lo stesso modello sta spingendo le aziende a trasformarsi in tutto il continente. Nel Regno Unito, Centrica è a metà strada di una dolorosa operazione di riforma di se stessa come azienda energetica incentrata sul cliente e sta cedendo le sue vecchie, grandi, centrali elettriche per concentrarsi sulla vendita di servizi come sistemi di riscaldamento intelligenti, gas ed elettricità. La seconda impresa energetica del Regno Unito, la SSE, si sta muovendo nella direzione opposta. Sta uscendo dall’approvvigionamento energetico nazionale, puntando invece su reti regolamentate e sulla produzione di energia rinnovabile, dove i prezzi sono garantiti. Il quadro è ulteriormente complicato dall’ingresso delle grandi aziende petrolifere, che sta compiendo seri passi per diversificare la propria produzione da petrolio e gas e per entrare nel mondo delle imprese di pubblica utilità che operano nel settore dell’energia. La scorsa settimana la norvegese Statoil si è ribattezzato Equinor per riflettere la sua trasformazione in un’azienda “energetica di grandi dimensioni” che sviluppa parchi eolici e piattaforme petrolifere. Shell ha recentemente acquistato la First Utility, il più grande fornitore indipendente di energia per uso domestico del Regno Unito, e ha anche acquisito imprese nel settore delle infrastrutture per auto elettriche. Ciò la mette in diretta concorrenza con E.On, che si è impegnata ad accelerare l’introduzione dei punti di ricarica grazie allo swap degli asset. In ogni caso, almeno in Germania, gli investitori sembrano gradire i percorsi intrapresi da E.On e RWE, con forti oscillazioni nei prezzi delle azioni per entrambi dopo l’operazione. Ma nessuno sa se tra due anni si tornerà di nuovo indietro. “Lo considero come un test per capire qual è la struttura giusta per un’azienda energetica”, ha detto Feddersen.

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