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Energia Elettrica

Rinnovabili, come cambia la rete al tempo delle energie verdi. L’intervento di Ferraris (Terna)

Gestire energia prodotta da fonti rinnovabili è molto diverso da gestire quella prodotta da fonti fossili. Serve una rete diversa, con un’architettura completamente nuova rispetto al passato

Terna si sta preparando ad aiutare l’Italia a disegnare la rete elettrica del futuro. Una rete profondamente diversa dal passato: 10 anni fa occorreva trasportare verso le utility l’energia immessa in rete da 800 punti di produzione, oggi sono oltre 800mila. “Gestire energia prodotta da fonti rinnovabili è molto diverso da gestire quella prodotta da fonti fossili. Serve una rete diversa, con un’architettura completamente nuova rispetto al passato. Terna lo sta già facendo, e per completarla abbiamo varato un piano da 6,2 miliardi di nuovi investimenti nei prossimi cinque anni: oltre 1,2 miliardi l’anno”. Sono le parole di Luigi Ferraris, l’ad di Terna, in un’intervista ad Affari & Finanza de La Repubblica che ha illustrato gli obiettivi del maxi piano di investimento che guarda anche oltre il 2023.

INVESTIMENTI A QUOTA 13 MLD NEI PROSSIMI 10 ANNI

“Le reti devono ragionare su tempi lunghi, pianificare per tempo e per questo il Piano di Sviluppo delle Rete di Trasmissione Nazionale prevede oltre 13 miliardi di investimenti nei prossimi 10 anni”, ha detto Ferraris aggiungendo che si tratta dell’investimento più alto nella storia di Terna. E ciò si spiega con il ruolo centrale, strategico del settore elettrico in riferimento all’obiettivo di decarbonizzare il sistema energetico italiano. Già oggi siamo molto avanti in tal senso in Europa. Da noi il carbone è al 15%, mentre in Germania pesa ancora il 40%. Noi siamo a circa il 35% di energia prodotta da fonti rinnovabili, compreso l’idroelettrico. Senza quest’ultimo, quindi parliamo sostanzialmente di fotovoltaico ed eolico, siamo al 15%, in linea con l’Ue. Ma l’obiettivo è portare quel 35% al 55% entro il 2030. E qui entrano in gioco le nuove reti”.

CAMBIA LA GEOGRAFIA DELL’ENERGIA IN ITALIA

Il concetto è semplice, spiega Ferraris: una volta l’energia proveniente dalle fonti fossili veniva prodotta da poche e grandi centrali. Oggi, con le rinnovabili, tutto si è decentralizzato. “È evidente che serve una rete completamente diversa, con una magliatura differente. Cambia anche la geografia”. Infatti, ha aggiunto l’ad di Terna “nei flussi di energia l’Italia si sta capovolgendo. Le grandi centrali elettriche sono finora state soprattutto al nord. Le fonti rinnovabili vengono prodotte soprattutto al sud”. Senza dimenticare, ha proseguito Ferraris, che “negli ultimi anni, sono state chiuse centrali elettriche per circa 20 mila megawatt. Vecchie centrali a olio e gas, tra le meno efficienti. E cosi accade che alcune regioni come Liguria, Toscana, Veneto, si trovino ora a dover dipendere da energia prodotta altrove”.

LA SFIDA DEL DISPACCIAMENTO

Qui interviene la tecnologia che deve rendere smart le reti ma soprattutto deve ovviare a un deficit strutturale determinato proprio dai limiti tecnologici che riguarda lo stoccaggio di energia elettrica: “Il nostro compito – ha ammesso Ferraris – è di tenere la rete sempre nelle condizioni ottimali di carico e qualità (bontà dei parametri chiave, tensione e frequenza). Una domanda di energia superiore, anche i momentaneamente, a quella disponibile in rete creerebbe sovraccarichi e blackout. E questo è noto. Meno noto è che anche una domanda inferiore a un livello minimo crea lo stesso problema. La rete va insomma tenuta in equilibrio costante. E’ quello che chiamiamo ‘dispacciamento’”.

DIGITALIZZAZIONE E BIG DATA LA CHIAVE

Come si fa? “Oggi la digitalizzazione è la chiave: big data, capacità di calcolo eg estione di algoritmi. Noi nasciamo con la liberalizzazione, da una costola dell’Enel. Oggi dobbiamo compiere un’evoluzione culturale, dalla cultura del watt a quella del byte”, ha ammesso l’ad di Terna.

LE AUTO ELETTRICHE UNA NUOVA E AMBIZIOSA SFIDA PER LA RETE

“Anche l’accordo con Fca per fare assieme test sulle batterie delle auto elettriche e il loro utilizzo come sistemi di accumulo per la rete va in questa direzione. Dobbiamo capire come gestire una rete in cui i punti di ingresso non saranno più gli 800 mila di oggi ma milioni. Perciò una quota dei 6,2 miliardi di investimenti andrà in centri di calcolo, tecnologie It e fibra ottica per il controllo in tempo reale dei flussi di traffico e anche per collegare i sensori per la manutenzione predittiva della rete di alta tensione. Che, tra l’altro, cambierà: sarà sempre meno aerea e sempre più interrata”.

MA SI GUARDA ANCHE AI MERCATI ESTERI

Tutto ciò senza dimenticare i mercati esteri: “Abbiamo già una presenza in America Latina. L’Italia in questo settore sta diventando un vero e proprio laboratorio energetico per soluzioni innovative e noi siamo in grado di capitalizzare tutto questo. Andare all’estero non è il nostro core business, ma la nuova architettura delle reti energetiche è un obiettivo non solo italiano e quindi anche noi dobbiamo pensare in termini Sovranazionali. Il nostro piano di investimento prevede la costruzione di nuove linee verso la Francia, la Svizzera e l’Austria. Abbiamo anche in via di realizzazione un completamento di un primo collegamento con la penisola balcanica: un cavo sottomarino che arriva in Montenegro, dove abbiamo anche realizzato l’infrastruttura locale. Ma è chiaro che lo sviluppo del solare non potrà prescindere dalle potenzialità dell’Africa”, ha concluso Ferraris.

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