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Sardegna, sindacati sul piede di guerra: Conte faccia marcia indietro

Il sistema energetico della Sardegna fa ancora affidamento sul carbone. La regione sta studiando la costruzione di un metanodotto che possa portare il metano a Cagliari, ma il progetto ha tempi lunghi. 

In attesa dell’avvio del piano di metanizzazione della Sardegna è necessario prorogare il phase out sul carbone previsto per il 2025 dalla Strategia energetica nazionale. Si può sintetizzare così la mobilitazione generale in tutta l’isola da parte dei sindacati che hanno rivolo un appello al premier Giuseppe affinché faccia marcia indietro. Il messaggio è stato affidato durante la manifestazione di venerdì scorso, al prefetto di Cagliari, Bruno Corda, che ha ricevuto i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca.

I SINDACATI CONTESTANO LA MANCANZA DI EFFICACI SOLUZIONI ALTERNATIVE

Al termine dell’incontro in Prefettura, durato circa due ore, ha fatto il punto Carrus: “Il prefetto Corda ci ha assicurato la sua mediazione con il governo per raggiungere i risultati che sindacati, Regione, e la quasi totalità dei partiti politici dell’isola, auspicano – si legge su Dire -. Ha mostrato, non soltanto un serio interesse per la vertenza, ma anche elementi di conoscenza significativi. Ci ha detto di comprendere perfettamente le ragioni della nostra mobilitazione e che non si possono rimettere in discussone i piani e le programmazioni già effettuati e concordati, senza avere un’analoga garanzia di efficacia delle soluzioni alternative che si mettono in campo. In parole povere, non si lascia la via vecchia per quella nuova, senza avere la certezza che sia la strada migliore”.

ATTENDIAMO LA NUOVA CONVOCAZIONE DEL TAVOLO DI CONFRONTO CHE SI ERA SVOLTO A LUGLIO AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

Il piano energetico e ambientale della Sardegna, ha sottolineato ancora Carrus, “che è fondato innanzitutto sulla disponibilità del metano, è la soluzione più efficace anche rispetto alla realizzazione degli obiettivi di politica ambientale. Le soluzioni alternative sono più nocive e ci sono dunque tutte le ragioni per riconfermare le previsioni di piano già esistenti per la nostra Regione”. Tutti questi punti, ha spiegato Carrus, “devono diventare oggetto di discussione approfondita, in sede tecnica e politica, e riservata alla Sardegna. Il tavolo di confronto che si era svolto a luglio al ministero dello Sviluppo economico, dedicato specificamente alla situazione della Sardegna all’interno del Piano nazionale integrato energia e clima, prendeva atto della impossibilità per la Sardegna di centrare gli obbiettivo del piano stesso. Per questo era stato deciso di aggiornarlo al mese di settembre, e ora attendiamo la nuova convocazione”. I sindacati vogliono anche avere un confronto con il premier: Riteniamo che non disponga delle informazioni e degli elementi di conoscenza necessari ad esprimere la posizione del governo sulla nostra isola. Siamo sicuri che rappresentandogliele, sosterrebbe poi cose differenti”.

METANO E AUTOSUFFICIENZA

“Dichiarazioni improvvide”, ha detto Gavino Carta, segretario generale Cisl Sardegna in una serie di dichiarazioni raccolte da Unione Sarda su quanto affermato dal premier Conte. “La Sardegna si è stancata – le parole di Francesca Ticca, segretario generale Uil Sardegna -. Non è possibile che un’Isola possa non avere uno strumento che è la chiave di volta per la ripresa: il metano con l’autosufficienza”.

SISTEMA ENERGETICO BASATO PRINCIPALMENTE SUL CARBONE Giuseppe Conte

Il sistema energetico della Sardegna fa ancora affidamento sul carbone. La regione sta studiando la costruzione di un metanodotto che possa portare il metano a Cagliari, ma il progetto ha tempi lunghi. E dire addio al carbone nel 2025, per la Sardegna è un obiettivo alquanto complicato. Per questo la regione vorrebbe una proroga: almeno fino al 2030. A chiarire bene la posizione dei vertici dell’isola le parole pronunciate qualche tempo fa dall’assessore regionale all’Industria, Anita Pili: “Oggi il fabbisogno energetico rappresentato dalle fonti rinnovabili si attesta al 30% e da qui al 2025 riuscire a coprirlo al 100% ci sembra eccessivo, non realizzabile, anche perché un sistema solo con le rinnovabili non può garantire la continuità di energia per gli stabilimenti industriali. Abbiamo già trasmesso le nostre osservazioni, in cui si evidenzia la necessità di prorogare il phase out dal carbone al 2030”.

CONTE HA SPIAZZATO TUTTI

A fine settembre dal ministero dell’Ambiente era arrivato il parere positivo sulla compatibilità del tratto sud della dorsale, cioè l’ok al grande tubo sotterraneo attraverso il quale passerà il Gnl, che farà risparmiare ai sardi 400 milioni di euro di costi energetici. Il ministero di fatto ha autorizzato l’avvio dei cantieri (previsto per la seconda metà del 2020) alle imprese che dovranno costruire e installare il tubo lungo 580 chilometri. Ma nei giorni scorsi il premier Conte ha spiazzato tutti parlando dell’elettrodotto che collegherebbe Sardegna e Sicilia ed esprimendo contrarietà rispetto alla richiesta di posticipare il phase out dal carbone dopo il 2025.

FURLAN: IL COSTO DELL’ENERGIA È OLTRE IL 30% IN PIÙ DEL RESTO DEL PAESE

“Mediamente in Sardegna – ha detto Furlan al Consiglio generale della Cisl di Nuoro secondo quanto riferito da Unione Sarda – il costo dell’energia è oltre il 30% in più del resto del Paese. E già in Italia abbiamo un costo dell’energia mediamente del 30% in più rispetto ad altri Paesi europei. Il costo dell’energia è fondamentale per le famiglie ma anche per le nostre imprese. Abbiamo bisogno di momenti di transizione energetica per arrivare ovviamente all’optimum e coniugare la tutela ambientale e lo sviluppo. Nel frattempo il metano in Sardegna non può costare il 30% in più rispetto al resto d’Italia. Quindi – la conclusione – credo che facciano bene le organizzazioni sindacali sarde insieme a tutta la Sardegna a dire che c’è bisogno di abbassare drasticamente i costi dell’energia. Un’azienda come Alcoa, per esempio, ha bisogno di tanta energia: la produzione dell’alluminio non si fa con i pannelli solari e nemmeno con le pale eoliche”.

TODDE: AFFRONTARE IL TEMA DEL PHASE OUT

“Ho chiesto di vedere il tema energetico senza pregiudizi, e quindi senza soluzioni preconfezionate. E ho chiesto di non affezionarsi a delle soluzioni solo perche’ sono state portate avanti negli anni- ha detto Alessandra Todde, sottosegretaria sarda allo Sviluppo economico, dopo l’incontro all’assessorato dell’Industria a Cagliari, con l’assessora Anita Pili, i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, e i vertici di Confindustria e Confapi Sardegna secondo quantoriporta la Dire- ma di pensare anche a modelli differenti, se sono utili per la Sardegna. Dobbiamo lavorare tutti per il bene della nostra isola”. Nello specifico, e per quanto riguarda la dorsale del metano, anche all’indomani dei dubbi espressi dal premier Giuseppe Conte, sottolinea la sottosegretaria: “Il metanodotto e’ solo un pezzo del progetto di metanizzazione, i tubi non si alimentano da soli. Io comunque sono una persona che studia e non posso parlare di cose che non conosco. Mi sono insediata da tre settimane e sarei arrogante e stupida se intervenissi su tematiche che devono essere ancora approfondite. Quello che mi preme dire, e’ che occorre prendere in considerazione tutte le soluzioni, e poi capire quale sara’ quella migliore, da punto di vista della sostenibilita’ e dell’utilita’ per la Sardegna; senza pregiudizi”. Per quanto riguarda il phase out dal carbone, con la Sardegna che chiede una proroga dal 2025 al 2030, “e’ un tema che deve essere chiaramente affrontato”, ha precisato Todde.

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