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Russia Gas Germania

Caso Skripal: per Eni forniture russe non sono a rischio

Nessun problema, secondo il manager, nemmeno per la joint venture con Rosneft “siglata prima delle sanzioni”

Rischiano di tramutarsi in qualcosa di più di un semplice incidente diplomatico le espulsioni decise da diversi paesi europei nei confronti dei diplomatici russi in relazione al caso Skripal. Ma non nel settore energetico. Secondo Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, intervenuto a margine della presentazione di un libro a Milano, infatti, la situazione internazionale “è tesa” ma non dovrebbe intaccare i rapporti economici, specialmente quelli riguardanti le forniture di gas. “Non ci sono sanzioni sul gas che stiamo comprando. Da quel punto di vista non penso ci siano problemi d’approvvigionamento e quindi di sicurezza energetica per l’Italia”. Nessun problema, secondo il manager, nemmeno per la joint venture con Rosneft “siglata prima delle sanzioni” che non dovrebbe quindi essere toccata da alcun provvedimento.

Mosca ha comunque promesso che darà una risposta “adeguata” all’espulsione dei diplomatici russi dai Paesi occidentali e alla chiusura del consolato generale russo negli Usa considerata una risposta eccessiva nei suoi confronti. Nel frattempo alcuni paesi hanno deciso di non aderire alla misura. La Slovacchia, ad esempio ha deciso di non seguire il resto d’Europa. “Abbiamo dichiarato chiaramente che non dobbiamo cedere a nessuna pressione e fare indesiderati gesti teatrali”, ha ammesso il premier Peter Pellegrini rispondendo in Parlamento a una interrogazione dell’opposizione.

“La Slovacchia ha già preparato i possibili passi successivi. Aspetteremo. Perché solo la convinzione della responsabilità russa nell’avvelenamento di Skripal per la controparte slovacca non è sufficiente. Iniziamo con la chiamata al ministero degli Esteri dell’ambasciatore russo” ha aggiunto il premier ammettendo che ulteriori passi verranno fatti solo se saranno considerati “necessari”. Lo stesso ha fatto Atene dopo un colloquio telefonico tra il primo ministro Alexis Tsipras e il presidente Vladimir Putin. In questo caso gli interessi russi nei Balcani e in Grecia – gas, petrolio, materie prime – hanno probabilmente convinto gli ellenici a procedere con cautela.

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