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Carlo Salvemini Tap

Tap: Lecce dice no a metanodotto Snam, ma Giunta in bilico

Tar ribalta il voto e reintegra consiglieri di centrodestra: sindaco in minoranza. A rischio il voto sulla delibera sul tracciato della Tap

Dopo il via libera del Consiglio di Stato al gasdotto Tap, che ha dichiarato inammissibili le richieste della Regione Puglia sul procedimenti di autorizzazione, arriva un primo no da parte del comune di Lecce per il tracciato del metanodotto Snam che porterà il gas fino alla zona di Brindisi.

La bocciatura è arrivata da una delibera dell’amministrazione guidata da Carlo Salvemini secondo cui l’opera necessaria a collegare l’approdo del metanodotto Tap a San Foca con Brindisi e che attraversa i Comuni di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Lecce, Surbo, San Pietro Vernotico e Torchiarolo sarebbe “incompatibile” a livello urbanistico. La commissione urbanistica ha infatti votato a maggioranza confermando il parere sfavorevole contenuto nella proposta di delibera che arriva venerdì in Consiglio Comunale in vista della Conferenza di Servizi promossa nei prossimi giorni a Roma dal ministero dello Sviluppo Economico.

Ma dopo il voto è arrivata una tegole sulla maggioranza che sorregge la Giunta Salvemini che rischia di essere travolta dall’accoglimento di un ricorso al Tar di due consiglieri di opposizione che erano stati esclusi dal consiglio e che di fatto trasformano Lecce in un comune con un sindaco in minoranza, mettendo in dubbio il voto sulla delibera stessa.

Il no di Lecce al metanodotto

Qualche giorno fa, precisamente mercoledì, palazzo Carafa entrando nel merito del tracciato, ha spiegato in una nota che i circa 22 chilometri (dei 55 complessivi) del metanodotto che si svilupperanno sul  territorio leccese incrociano aree coltivate con uliveti “anche secolari” con la conseguenza di “una sostanziale modifica del paesaggio” e che l’ampia superficie del cantiere porterebbe a “evidenti cadute negative sull’attività agricola”. Nel parere negativo si fa riferimento alla presenza di circa 8.000 ulivi da espiantare dei quali 3.000 ricadenti nel territorio del capoluogo. “Il rischio di trasformazione permanente della fascia di territorio interessata dal passaggio del metanodotto – reulivi Xylellacita la delibera – con il mancato attecchimento delle alberature, inciderebbe fortemente su un paesaggio ad alta valenza ambientale, compromettendo il rapporto tra le aree naturali e le aree rurali olivetate”.

Il no del Comune è motivato anche dalla presenza di alcune aree archeologiche. “Non possiamo accettare che un territorio già martoriato come il nostro venga vessato da ulteriori opere a forte impatto ambientale, soprattutto se imposte alla cittadinanza senza dialogo e confronto. Oggi ci troviamo a pagare le conseguenze dell’ignavia della precedente amministrazione comunale che ha agito da Ponzio Pilato rispetto alle richieste di parere giunte dal Ministero e al tempo stesso della giunta regionale Vendola che ha voluto fortemente l’opera: entrambe non sono state in grado di intervenire sulla vicenda”, la dichiarazione del presidente della Commissione Urbanistica Massimo Fragola.

Il comune lascia aperto uno spiraglio

Ma il comune ha lasciato comunque aperto uno spiraglio sottolineando, sempre nella nota, che “qualora il ministero decidesse di procedere comunque alla realizzazione dell’opera, nella proposta di delibera l’Amministrazione chiede l’istituzione di specifiche misure di ristoro ambientale e paesaggistico e l’istituzione di un tavolo tecnico collegiale, coordinato dalla Regione Puglia, con funzioni di controllo e monitoraggio di tutte le fasi successive alla Conferenza di Servizi che si terrà a Roma il prossimo 17 ottobre”.

Inoltre propone di “stabilire specifiche misure di ristori ambientale e paesaggistico commisurate non esclusivamente al valore economico degli ulivi eventualmente distrutti, ma anche alla perdita del complesso paesaggistico ed ecologico costituito dallo spazio rurale attraversato dal metanodotto nonché dai servizi ecosistemi persi a causa del passaggio della condotta” e “di richiedere la stipula di un’adeguata polizza fideiussoria a garanzia dell’attecchimento di tutti gli alberi coinvolti nella realizzazione del metanodotto”.

Il Tar ribalta il voto: sindaco in minoranza. Che fine farà la delibera?

tapIl Tar ha accolto il ricorso di sei esponenti del centrodestra esclusi dal consiglio e annullato il verbale di proclamazione degli eletti, con il quale la commissione elettorale aveva attribuito il premio di maggioranza alla coalizione che ha sostenuto il sindaco Carlo Salvemini, il primo di centrosinistra dopo vent’anni. Con questa decisione si ribalta di fatto la maggioranza e il primo cittadino si trova ora a dover governare senza avere i numeri in consiglio comunale, considerato che il Tar ha corretto il risultato elettorale e assegnato 17 seggi al centrodestra 13 al centrosinistra e uno al Movimento 5 Stelle.

La domanda ora è: che fine farà la delibera sul metanodotto Snam considerando che la conferenza dei servizi a Roma è prevista per il 17 ottobre e che difficilmente il sindaco potrà trovare sponde immediate? “Mi sento sempre impegnato a fare bene il mio dovere. Fino a quando valuterò che questo sarà  possibile andiamo avanti – ha detto il sindaco del capoluogo salentino – ora ci sono 20 giorni di tempo per presentare appello al Consiglio di Stato”.

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