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Gasdotti

Dal Tap al Nord Stream 2, il risiko geopolitico dell’energia

Nord Stream 2 e Tap sono due opere strategiche che legheranno a doppio filo la parte occidentale dell’Europa con quella orientale. E per questo sono in molti a non vedere di buon occhio una sorta di stabilizzazione dei rapporti tra aree geopolitiche

L’approvvigionamento energetico dell’Europa rischia di diventare il più importante caso di terremoto geopolitico dei prossimi anni. Soprattutto per il nord del vecchio continente. Mentre infatti nella parte Sud si discute del Tap, il gasdotto Trans-Adriatico che dalla Turchia, attraversando Grecia e Albania, approderà in Italia, in Germania si è accesa la polemica su Nord Stream 2 che, secondo progetto, dal 2019 potrebbe rendere i teutonici sostanzialmente dipendenti dalla Russia a livello energetico.

Nord Stream 2 e Tap sono due opere strategiche che legheranno a doppio filo la parte occidentale dell’Europa con quella orientale. E per questo sono in molti a non vedere di buon occhio una sorta di stabilizzazione dei rapporti tra aree geopolitiche che fino a qualche anno fa non dialogavano, nella migliore delle ipotesi, o addirittura si erano ostili.

Mentre sul Tap, però, gli interessi sono relativamente meno deflagranti, la vera partita si sta giocando su Nord Stream 2 che sancirebbe, una volta realizzato e funzionante, un rapporto osmotico e non più scindibile tra Russia (erogatrice di gas) e Germania (fruitrice). Non a caso i più acerrimi nemici di quest’opera – che al netto delle polemiche garantirebbe minore dispersione e inquinamento rispetto all’attuale impianto che passa per l’Ucraina ed è lungo 2.100 km in più rispetto al nuovo gasdotto – sono gli americani. Trump si è più volte scagliato contro il progetto.

La situazione è complicata. Mentre da un lato, infatti, una più stretta influenza della Russia sulla Germania potrà produrre alterazioni nei rapporti con altri Stati di peso dell’occidente, dall’altra il miglioramento della rete di distribuzione e di approvvigionamento del gas rappresenta un indubbio vantaggio.

Si tratta comunque di un dibattito maturo e complesso. Diverso da quello debole – e già quasi scomparso – che si è sviluppato in Italia con i No-Tap (inizialmente sostenuti anche dai 5 Stelle, ultimamente tornati sui propri passi) che hanno provato ad addurre inesistenti motivazioni ambientaliste contro un’opera che nel giro di pochi anni porterà una diversificazione delle forniture energetiche, con conseguente abbassamento delle tariffe, nel nostro Paese, a impatto ambientale zero.

Europa che vai, maturità che trovi.

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