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Barbara Lezzi

Ufficiale. Il governo gialloverde ha approvato il Tap

Ufficiale. Il governo gialloverde, quota gialla compresa, ha approvato il Tap

È successo ieri, tramite parere favorevole del rappresentante del governo italiano nel board della Bers, la banca internazionale che finanzierà il gasdotto. L’Italia è uno dei 64 azionisti della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e ne controlla l’8,52% delle quote.

Si tratta di un prestito diretto di 500 milioni di euro, al quale si aggiungerà un prestito salariale di 700 milioni, per un totale di un miliardo e 200mila euro solo da questo Istituto. A favore del finanziamento ha deposto anche il fatto che già la Banca Europea per gli Investimenti (Bei) a febbraio aveva approvato per il Tap un prestito di 1,5 miliardi di euro. In questi giorni, inoltre, la Banca mondiale si è mossa a favore del Tanap, la parte turca di Tap, con un prestito sindacato di 750 milioni di dollari.
Il costo totale del gasdotto che prevede l’approdo sul litorale di San Foca è di 4 miliardi e mezzo di euro.
Per l’Italia siede nell’organo decisionale della Bers Filippo Giansante, nominato nel board dal Ministero Economia e Finanze che è partecipata di questa banca europea.
È stato Giansante a dare l’ok per parte italiana al finanziamento, dando quindi il via libera del governo italiano a Tap. La notizia è stata confermata dal capo ufficio stampa del Ministero Economia e Finanze, dottoressa Laura Sala.

E, come previsto nella sua policy e come avviene per tutti i progetti di questo tipo, prima di dare l’ok al finanziamento, Bers ha promosso un confronto con le istituzioni locali.
Proprio Filippo Giansante ad aprile era stato a Lecce per ascoltare i “portatori di interesse” coinvolti dal progetto. Ma l’unico confronto che ebbe fu con Confindustria perché tutti gli enti locali invitati – Comune, Provincia e Regione Puglia – disertarono l’appuntamento.

Mentre il rappresentante della Banca incontrava Confindustria, non poté mancare la manifestazione No Tap di rito con “diffida” del Movimento a chiunque avesse in animo di presentarsi, e con area della prefettura presidiata da forze dell’ordine e bonificata dalle unità cinofile alla presenza degli artificieri.
La circostanza venutasi a creare non passò inosservata dal momento che nessun rappresentante istituzionale volle tentare una conciliazione con gli esponenti di un’istituzione finanziaria di cui l’Italia è paese fondatore. Anziché trattare col finanziatore che era disposto a trovare un punto di incontro anche economico per agevolare i territori, le istituzioni preferivano fare barricate.

A differenza per esempio di quanto è stato fatto in Turchia dove persino la Banca mondiale che ha finanziato Tanap ha dichiarato ieri: “Il gasdotto Transanatolico (Tanap) sosterrà il commercio regionale e migliorerà la connettività. È una delle massime priorità infrastrutturali per l’Azerbaigian, la Georgia, la Turchia e i paesi dell’Europa sud orientale: aiutare i paesi a realizzare investimenti coraggiosi e ambiziosi come il Tanap rappresenta l’impegno della Banca Mondiale a sostenere le priorità di sviluppo del paese. Il gasdotto è un progetto di trasformazione che trasporterà il gas naturale da un giacimento di gas in Azerbaigian all’intera rete della Turchia e in Europa, e aiuterà in particolare la Turchia a garantire il proprio fabbisogno energetico e l’Azerbaigian a diversificare i propri mercati di esportazione del gas. Il Tanap non solo aumenterà la competitività e creerà opportunità economiche per i cittadini in Azerbaigian e in Turchia, ma sosterrà anche il commercio regionale, migliorerà la connettività e sosterrà la sicurezza energetica in Turchia e in Europa. Riflettendo sull’importanza del Corridoio meridionale del gas per tutti i paesi coinvolti nel programma, un certo numero di istituzioni finanziarie internazionali ha deciso di sostenere questo programma in aggiunta alla Banca mondiale, compresa la Banca europea per gli investimenti (Bei), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), la Banca asiatica per lo sviluppo delle infrastrutture (Aiib) e la Banca asiatica di sviluppo (Adb). Il gas arriverà in Europa grazie alle due sezioni del Corridoio che si connetteranno al gasdotto del Caucaso meridionale, ovvero il Tanap e il Tap. Il Tanap invierà le forniture di gas provenienti dal giacimento di Shah Deniz sino al confine occidentale della Turchia. Le forniture alla Turchia sono già iniziate e, dopo il completamento del Tap, le forniture arriveranno in Europa nel 2020. Il Tanap è lungo 1.850 chilometri e avrà una capacita di 16 miliardi di metri cubi di gas. L’azionariato del Tanap è composto da: Cjsc (51%); Socar Turkey Energy (7%); Botas (30%); BP (12%). Il Tap si collegherà al Tanap al confine turco-greco e attraverso Grecia, Albania e il Mare Adriatico arriverà nelle coste pugliesi. Gli azionisti del Tap sono: Bp (20%), Socar (20%), Snam (20%), Fluxys (19%), Enagas (16%) e Axpo (5%). Il Tap sarà lungo 878 chilometri di cui 550 km in Grecia; 215 km in Albania; 105 km nel Mare Adriatico e 8 km in Italia. L’Igb è un gasdotto che consentirà alla Bulgaria di ricevere le forniture di gas dell’Azerbaigian provenienti dal giacimento offshore di Shah Deniz. L’Igb, infatti, sarà collegato al Tap. La capacità iniziale dell’Igb sarà di 3 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Il costo stimato dell’interconnettore è di circa 240 milioni di euro. Lo Iap, invece, è un progetto che coinvolge diversi paesi balcanici – Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Croazia – e prevede il collegamento delle rispettive reti di distribuzione del gas. L’infrastruttura energetica sarà collegata al Tap. La capacità del gasdotto si aggirerà intorno ai 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno”.

Un’opera mondiale quindi che rischiava di essere bloccata per i soli 8 chilometri salentini e il cantiere a San Foca bloccato militarmente dagli attivisti No Tap.
Nonostante l’ostilità delle istituzioni locali, l’investitore non ha indietreggiato, e ieri, proprio attraverso Filippo Giansante, delegato del ministero dell’Economia alla riunione che ha deliberato il finanziamento, l’operazione è stata conclusa.
Di fronte a questo lasciapassare a 5 Stelle non sono mancate le proteste dei No Tap. Giustamente indirizzate al governo: “Che fine hanno fatto le promesse? Che fine ha fatto il rispetto per quell’elettorato che nel Salento aveva votato in massa i 5 Stelle? La solita fine, il solito epilogo da governo della solita repubblica. A questo punto è bene che il vice-premier Luigi di Maio faccia outing e con lui la ministra per il Sud Barbara Lezzi, dicendo che per loro il Tap è una battaglia da sacrificare per il bene del loro progetto di governo. Meglio essere chiari con il popolo, meglio ammettere il tradimento che nasconderlo come fanno i vigliacchi. Se il governo ha scelto questo sappia che comincerà ad assaggiare il sapore amaro della contestazione e della rabbia popolare. Se qualche deputato vorrà salvarsi dalla gogna, gli ricordiamo che in qualsiasi momento può sconfessare il governo pubblicamente e togliersi qualche sassolino dalle scarpe, sassolini che ormai stanno diventando davvero tanti.

Il primo bersaglio dell’attacco è la ministra Lezzi appunto, che deve la sua escalation politica proprio all’aver militato per anni nel movimento No Tap salentino. Ma ormai non ha più parole utili per giustificare il palese dietrofront. Così la ministra per il Sud ha risposto agli attacchi No Tap contro l’autorizzazione Bers: “Non possiamo bloccare un iter già avviato. Stiamo lavorando per ottenere l’analisi costi benefici. Ma il trattato firmato ci lega mani e piedi”.
Stesso iter si preannuncia per Ilva. Dal parco alpino sugli altoforni annunciato da Grillo si finirà a firmare “il piano che già c’è” come detto dal ministro Costa.

Tap ha tutte le autorizzazioni statali, europee e transazionali necessarie. Ha vinto tutti i ricorsi alle giurisdizioni che gli enti locali hanno potuto fare. Ha l’85% delle opere già realizzate.

Oggi Tap ha ottenuto 2,7 miliardi di euro su un costo totale del progetto stimato in circa 4,5 miliardi di euro.
In precedenza, aveva già ottenuto un finanziamento di 14 milioni di euro dal programma comunitario Connecting Europe Facility (Cef). Sono prestiti, rimane un progetto privato, senza fondi pubblici. Però ce lo chiede l’Europa.

E da oggi ha anche il parere favorevole del governo grillino.
Arrivate a San foca e aprite il tubo! A tutto gas!!!

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