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Via libera ad agevolazioni a imprese energivore

Via libera al decreto attuativo per le agevolazioni alle imprese energivore che sarà in vigore dal 1 gennaio 2018, con lo scopo di ridurre il gap dei prezzi energetici italiani con il resto d’Europa. La misura interessa tremila aziende energivore, 400 mila addetti diretti, 36 miliardi di euro di valore aggiunto è circa 130 miliardi di euro di fatturato

 

Via libera con osservazioni da parte delle commissioni Attività produttive e Industria di Camera e Senato, al decreto attuativo per le agevolazioni alle imprese energivore. Il provvedimento, che sarà in vigore dal 1 gennaio 2018, si inserisce nel quadro delle misure assunte negli ultimi anni dal nostro paese per colmare il gap sui prezzi dell’energia elettrica rispetto agli altri paesi europei e nel solco delle azioni decise recentemente nella Strategia energetica nazionale.

L’obiettivo del decreto: ridurre il gap di prezzi con l’Europa

Per ridurre il differenziale di prezzo pagato dalle imprese energivore italiane, e accompagnare contestualmente il nuovo sistema di tariffe per gli oneri di sistema applicato ai clienti non domestici (che entrerà̀ in vigore sempre dal 1 gennaio 2018 e che eliminerà̀ l’effetto degressivo oggi presente), lo schema di decreto ha come obiettivo quello di dare maggiore efficacia al sistema delle agevolazioni previste già dall’art.39 del decreto-legge 83 del 2012 riguardante la revisione del sistema delle accise e gli oneri generali del sistema elettrico per le imprese a forte consumo di energia. Ma anche quello di introdurre in Italia le nuove misure europee che consentono alle imprese più̀ esposte ai costi energetici, di parametrare il pagamento degli oneri connessi alle energie rinnovabili al valore aggiunto lordo (VAL) dell’impresa stessa. Con tale approccio, la componente a copertura degli oneri generali può̀ essere allineata, per un’impresa energivora italiana che beneficerebbe del massimo livello di sconto (0,5% del VAL), a quanto paga per i medesimi oneri un’analoga impresa tedesca. Rimarrebbe comunque un gap sul prezzo dell’energia all’ingrosso, dovuto fra l’altro al differente mix di generazione fra Italia e Germania, che comunque continuerebbe nel breve termine a pesare e dunque a condizionare le scelte d’impresa. Tuttavia, almeno su una componente del prezzo dell’energia – la A3 comunque quantitativamente importante – riguardante gli oneri di sistema per le rinnovabili, l’Italia potrebbe ridurre le differenze, così da incoraggiare il rilancio di grandi siti industriali, consolidare la propria base produttiva e l’occupazione, e prevenire rischi di delocalizzazione.

Le osservazioni della Commissione Attività produttive della Camera

Al parere favorevole della Commissione Attività produttive di Montecitorio, sono accompagnate alcune osservazioni sul provvedimento. Il governo dovrebbe valutare, ad esempio, l’opportunità di ridurre l’ammontare complessivo del valore delle agevolazioni – stimato in circa 1,7 miliardi di euro – per le imprese con un indice di intensità elettrica rispetto al Val maggiore, uguale o inferiore al 20% “mantenendo, nel contempo i rapporti relativi ad oggi indicati nelle valutazioni di impatto riportate nella Relazione illustrativa”. Il governo dovrebbe valutare, inoltre, “l’opportunità di rafforzare le misure per la verifica del corretto adempimento da parte delle imprese energivore degli obblighi di diagnosi energetica” e adottare “al più presto parametri di consumo efficiente di energia elettrica a livello settoriale che orientino le imprese a realizzare gli interventi contenuti nella diagnosi e che riducano l’impatto redistributivo”. Infine, viene chiesto al Governo di valutare “l’opportunità di indicare una scadenza per il calcolo sui consumi da parte di Enea” orientativamente “entro il primo anno di attuazione del provvedimento”.

Le osservazioni della Commissione Industria del Senato

La Commissione Industria del Senato aggiunge alle osservazione dell’analogo organo della Camera, la richiesta al governo di valutare la possibilità di “condizionare la quota delle agevolazioni in questione alla assunzione di impegni da parte delle imprese energivore a promuovere e realizzare programmi di investimento in tecnologie e/o impianti per l’autoconsumo da fonti rinnovabili”. E di valutare “l’utilità delle disposizioni di cui all’articolo 9, tenuto conto degli impegni assunti dallo stesso in sede parlamentare circa il rinvio della fase di completamento della riforma tariffaria per gli utenti domestici e la riforma del bonus elettrico”. L’articolo 9 stabilisce infatti che l’Autorità̀ per l’energia debba effettuare un monitoraggio annuale degli effetti della misura congiuntamente agli effetti della riforma della struttura tariffaria degli oneri di sistema applicati ai consumatori non domestici. Dopo due anni dall’implementazione della misura, poi, il ministero, sulla base degli esiti del monitoraggio, può̀ modificare i livelli di contribuzione alla spesa per le rinnovabili e fornire indirizzi all’Autorità̀ per l’energia per riequilibrare il peso delle parti variabili e di quelle fisse della tariffa degli oneri di sistema, nonché́ per una diversa ripartizione tra utenti domestici e non domestici.energia

Cosa prevede il decreto

Il decreto prevede in sostanza un rafforzamento delle misure per contenere i fenomeni di povertà̀ energetica, la riduzione della spesa energetica, con il potenziamento degli strumenti a favore dell’efficienza energetica e dell’evoluzione tecnologica, il controllo della crescita degli oneri generali di sistema, grazie anche alla riduzione del costo medio delle rinnovabili, investimenti sulle infrastrutture e sulla rete elettrica per superare le attuali congestioni e ridurre i prezzi di mercato e la promozione di un’offerta concorrenziale nel mercato retail, con attenzione alla tutela del consumatore nel processo di liberalizzazione. Il nuovo sistema, oggetto del decreto, prevede agevolazioni solo sulla quota parte degli oneri riconducibili al sostegno delle fonti rinnovabili e l’applicazione della clausola VAL alle imprese che hanno un costo dell’energia pari almeno al 20% dello stesso VAL, che, dunque, potranno ridurre il proprio contributo alle rinnovabili fino a un valore minimo dello 0,5%, rendendo il costo sostenuto per il finanziamento delle fonti rinnovabili esclusivamente funzione del proprio risultato aziendale (con la spesa sostenuta indipendente quindi dal costo per le rinnovabili). Bisogna considerare, inoltre, che la previsione di più̀ classi di intensità̀ elettrica su VAL, ciascuna con una diverso livello di contribuzione, consente di assicurare maggiore equilibrio e gradualità̀ nel riconoscimento del vantaggio alle imprese beneficiarie della misura. Mentre per le altre imprese il mantenimento di classi di agevolazione rimane basato sul rapporto fra il costo dell’energia elettrica e il fatturato, con percentuali riviste rispetto a quelle attuali ex art.39, per tener conto del diverso perimetro degli oneri scontabili (non più̀ tutti ma solo quelli riconducibili alle rinnovabili) e degli obiettivi di sostegno alla crescita. La proposta consente, infine, di migliorare il sostegno ad alcuni settori particolarmente esposti alla concorrenza internazionale, pur con bassa intensità̀ elettrica sul fatturato (ad esempio ceramica).

Il risultato del provvedimento, anche sulla scia delle linee guida europee per l’ambito energivoro, comporta dunque che le nuove agevolazioni per le imprese energivore dovranno assorbire l’effetto degressivo della tariffa di cui beneficiavano indistintamente prima tutti i grandi consumatori, a prescindere dal settore di appartenenza. Sarà così possibile esplicitare in un unico beneficio e in maniera più̀ trasparente due agevolazioni prima distinte (agevolazioni art.39 e, appunto, tariffa degressiva) e indirizzare i benefici verso i soli soggetti che risultano realmente esposti alla concorrenza. Quindi, oltre a sostenere la competitività̀ dei settori industriali, il provvedimento attiva uno “scudo” per le grandi imprese energivore in alta e altissima tensione che altrimenti si troverebbero dal 1 gennaio 2018 di fronte a un aumento degli oneri potenzialmente insostenibile a seguito dell’entrata in vigore della riforma tariffaria. Per effetto del DL milleproroghe 2017 verrà̀ meno, infatti, la riduzione implicita assicurata dalla struttura a scaglioni prevista della attuale tariffa degressiva.

Autorità per l'energia elettrica e gasA chi si rivolge il decreto “taglia-bollette”? Tremila aziende e 400mila addetti

Le imprese che hanno avuto accesso ai benefici dell’articolo 39 e quelle che avranno accesso ai nuovi benefici (circa 3000 aziende in tutto), costituiscono una parte fondamentale della manifattura italiana, dal settore alimentare alla filiera di produzione dei materiali di base con oltre 400 mila addetti diretti, 36 miliardi di euro di valore aggiunto è circa 130 miliardi di euro di fatturato. Questi dati evidenziano il peso dei settori energivori all’interno della manifattura: sebbene, infatti le imprese energivore siano numericamente circa l’1% delle imprese manifatturiere, esse rappresentano circa il 22% del fatturato, il 18% degli addetti e il 26% del valore aggiunto dei settori corrispondenti. Considerando anche l’indotto, il numero di occupati, diretti e indiretti, può̀ arrivare a oltre 1.200.000. Dunque, la filiera che indirettamente beneficerà̀ dalla ripresa della competitività̀ dei processi produttivi energivori genererà̀ un impatto ben più̀ ampio in termini di crescita dell’occupazione, del valore aggiunto e del fatturato. Va evidenziato, infine, che mentre l’industria nel suo complesso lentamente ha ripreso un percorso di crescita e, nel corso del 2017, sta tornando a livelli pre-crisi, i settori coinvolti dalla misura soffrono maggiormente a causa di uno svantaggio competitivo conseguente anche all’elevato costo dell’energia: alcuni settori particolarmente esposti al costo dell’energia elettrica hanno, infatti, livelli produttivi nel 2016 più̀ bassi anche del 20% rispetto ai valori registrati nel 2010.

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