“Un disperato click day. O un gigantesco imbuto nel quale molti non riusciranno a farsi spazio. Con il rischio di perdere, almeno in parte, le detrazioni maturate. Il 4 aprile era, fino a poche ore fa, la prima scadenza segnata sul calendario di imprese, cittadini e professionisti italiani per comunicare le opzioni di cessione del credito relative alle spese 2023. In caso di ritardi, c’era il salvagente del 15 ottobre, il termine per la sanatoria (a pagamento) della remissione in bonis. Con il decreto Blocca cessioni, approvato martedì dal Consiglio dei ministri, questa scadenza si è trasformata in una gigantesca ghigliottina, che taglierà fuori migliaia di contribuenti ritardatari. Il tempo supplementare del 15 ottobre, infatti, è stato improvvisamente cancellato, per tenere a freno la corsa dei conti pubblici. Il risultato è che, adesso, non ci sono alternative al 4 aprile”.
La corsa verso questo click day coinvolgerà oltre 40 miliardi di potenziali crediti fiscali: per la precisione 48,4 miliardi di euro. Sono tante, infatti, le detrazioni relative al superbonus, in base al monitoraggio mensile di Enea, maturate nel corso del 2023. Non tutte le spese dell’anno scorso – va ricordato – sono cedibili: per avere questa chance, infatti, era essenziale avere una Cilas presentata entro il 17 febbraio scorso. Si può presumere, comunque, che la gran parte delle spese effettuate nel 2023 riguardi cantieri aperti ormai da mesi che, quindi, non ricadevano nel divieto fissato dal Governo a febbraio dello scorso anno (attraverso il Dl n. 11/2023). È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “(…) Partendo dai dati Enea sugli investimenti medi realizzati con il superbonus, si vede che l’agevolazione genera circa 55mila euro di detrazioni per ogni unità in condominio (quindi, quattro rate da 13.750 euro). Incrociando questi dati con le statistiche fiscali delle dichiarazioni 2022, si vede che un carico di detrazioni del genere è sopportabile per redditi sopra la soglia di 50mila euro. Solo 2,5 milioni di contribuenti sono sopra questo limite; quelli sotto questo livello di reddito sono 38,9 milioni. La gran parte di chi ha effettuato ristrutturazioni, insomma, senza cessione del credito e sconto in fattura rischia di mandare in fumo almeno una parte delle agevolazioni. (…)”, si legge ancora sul quotidiano.