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Energia, Citi: il 42% dei clienti non ha piani di transizione climatica (2)

Citi ha scoperto che solo l’8% dei suoi clienti energetici disponeva di “un piano di transizione completo e ambizioso mirato alla riduzione delle emissioni Scope 1-3 e di dimostrata capacità di esecuzione”. La percentuale sale al 37% escludendo le emissioni Scope 3. L’analisi, avviata lo scorso anno, si basa sui dati del 2021. Valerie Smith, Chief Sustainability Officer, ha affermato di aspettarsi un miglioramento dei tempi di raccolta e analisi dei dati. “Siamo ancora in fase di costruzione. Comprendiamo l’importanza di andare avanti sul clima e che la transizione energetica è uno sforzo enorme, non avverrà da un giorno all’altro”.

Come molte altre grandi banche e aziende, Citi ha fissato un obiettivo di net zero entro il 2050, affinché le imprese che finanzia portino ad emissioni di gas serra non superiori a quelle che possono essere assorbite dalla tecnologia o dai sistemi naturali come le foreste.

(Energia Oltre – ANR)

Energia, Citi: il 42% dei clienti non ha piani di transizione climatica

Quasi la metà delle società energetiche a cui Citi fornisce prestiti non ha piani per ridurre le emissioni di gas serra. Lo ha affermato la quarta banca statunitense, in un rapporto sul clima appena pubblicato. Le banche stanno esaminando i loro libri di prestito per informazioni sui rischi che le aziende devono affrontare a causa del cambiamento climatico e su come si stanno preparando a passare ad un’economia a basse emissioni di carbonio, mentre i regolatori di tutto il mondo aumentano le loro richieste di divulgazione.

Citi ha classificato le società energetiche nel suo portafoglio prestiti da “basse” a “forti” sulla base dei loro piani di riduzione delle emissioni in tre categorie, note come ambiti (Scope). Nel 42% dei casi ha riscontrato “l’assenza di un piano di transizione sostanziale” e la mancata comunicazione delle emissioni Scope 3, che vengono rilasciate nell’atmosfera dalle catene di fornitura delle aziende e dai clienti. Secondo i consulenti di Deloitte, questi gas in genere rappresentano il 70% della loro impronta di carbonio.

(Energia Oltre – ANR)

Energia, Terna: con l’ora legale 90 mln di risparmi per il sistema elettrico nazionale

Secondo le stime di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, durante i sette mesi di ora legale l’Italia risparmierà circa 90 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 370 milioni di kWh che genererà, inoltre, un rilevante beneficio ambientale, quantificabile nella riduzione di circa 170 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

L’ora legale sarà in vigore da domenica 31 marzo, quando alle due di notte bisognerà spostare le lancette avanti di sessanta minuti, e terminerà il 27 ottobre, con il ritorno all’ora solare.

Il beneficio economico stimato per il periodo di ora legale nel 2024 è calcolato considerando che il costo del kWh medio per il ‘cliente domestico tipo in tutela’ (secondo i dati dell’ARERA) è, attualmente, pari a circa 24,3 centesimi di euro al lordo delle imposte. I circa 370 milioni di kWh di minori consumi di elettricità equivalgono al fabbisogno medio annuo di oltre 150 mila famiglie.

Dal 2004 al 2023, secondo l’analisi della società guidata da Giuseppina Di Foggia, il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 11,7 miliardi di kWh e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di circa 2,2 miliardi di euro.

Energia, DEPA chiede arbitrato su prezzi in accordo con Gazprom (2)

Nel gennaio 2022 DEPA ha firmato un contratto con Gazprom per 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno fino al 2026 ad un prezzo indicizzato per l’80% al prezzo di riferimento TTF olandese, con il restante 20% indicizzato ai prezzi del petrolio. I prezzi del gas europeo sono aumentati in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e al calo delle consegne di gas russo, con il prezzo TTF che nell’agosto 2022 ha raggiunto il livello record di 306 euro per megawattora. Di conseguenza, DEPA ha faticato a vendere il suo gas, e non è riuscita ad accettare la consegna sui suoi importi minimi annuali. Secondo i termini del contratto take or pay, gli acquirenti devono pagare il gas indipendentemente dal fatto che possano ricevere fisicamente le consegne o meno. Eventuali volumi non prelevati vengono riportati alla fine del contratto come credito.

Secondo le fonti, parte delle affermazioni della DEPA riguardano le vendite di Gazprom ai concorrenti greci. “Gazprom non avrebbe dovuto vendere a prezzi più bassi ai concorrenti di DEPA, perché in questo caso per la società sarebbe difficile prendere tutto il gas concordato”, ha detto all’agenzia Reuters una delle fonti. A partire da settembre 2022, Gazprom ha iniziato ad esportare quantità significative di GNL in Grecia dal suo progetto Portovaya GNL. L’acquirente è stato Mytilineos, la più grande compagnia energetica privata ellenica. Mytilineos ha anche un contratto con Gazprom fino al 2030. La società ha rifiutato di commentare i termini e i prezzi dei suoi acquisti.

(Energia Oltre – ANR)

Energia, DEPA chiede arbitrato su prezzi in accordo con Gazprom

Il fornitore greco di gas DEPA Commercial ha presentato istanza di arbitrato per chiedere una revisione dei prezzi sul suo contratto di fornitura di gas con Gazprom. Lo ha dichiarato il CEO di DEPA, Constantinos Xifaras. Secondo diverse fonti, la società greca controllata dallo Stato sta cercando una riduzione retroattiva del prezzo del gas nel contratto firmato nel 2022 e uno sgravio dai pagamenti futuri per centinaia di milioni di dollari.

“Siamo in trattative da circa due anni, un anno e mezzo, sul riaggiustamento dei prezzi, perché questo è ciò che stiamo cercando”, ha affermato Xifaras, che ha aggiunto: “le trattative commerciali sono in corso, non si sono fermate, però la società ha fatto il passo successivo, cioè ricorrere all’arbitrato”. Gazprom non ha risposto ad una richiesta di commento sui dettagli dell’arbitrato, che normalmente può essere invocato da entrambe le parti in un contratto privato di fornitura di gas a lungo termine.

(Energia Oltre – ANR)

Ucraina, nella notte la Russia ha colpito 3 centrali termoelettriche

Questa notte alcuni attacchi russi hanno colpito strutture energetiche ucraine nelle regioni centrali e occidentali, che sono rimaste pesantemente danneggiate. L’azienda energetica ucraina DTEK ha scritto su Telegram che 3 centrali termoelettriche sono state gravemente danneggiate dall’attacco russo, nelle regioni di Dnepropetrovsk, Poltava e Cherkasy, aggiungendo che “gli obiettivi degli attacchi con droni e missili sono soprattutto impianti di produzione di elettricità”.

In risposta, la Polonia ha inviato i suoi caccia nei cieli per svolgere attività di sorveglianza e sicurezza dello spazio aereo. “Durante la notte l’esercito russo ha lanciato un potente attacco missilistico contro le strutture energetiche dell’Ucraina”, ha dichiarato il comandante dell’aeronautica ucraina, Mykola Oleschuk, spiegando che la difesa ha abbattuto 84 obiettivi su 99.

Le forze russe hanno attaccato con 60 droni, 3 missili aerobalistici X-47M2 Kinzhal, 2 missili balistici Iskander-M, 9 missili aerei guidati X-59, 4 missili da crociera Iskander-K, 21 missili da crociera X-101-X-555. Il ministero dell’Energia ha reso noto su Telegram che “le centrali termiche e idroelettriche nelle regioni centrali e occidentali sono state danneggiate”.

Il comando operativo delle forze armate polacche ha avvertito i cittadini che “nella notte c’è stata un’intensa attività da parte dell’aviazione a lungo raggio della Russia, associata ad attacchi missilistici su obiettivi in territorio ucraino. Sono state avviate tutte le procedure necessarie per garantire la sicurezza dello spazio aereo polacco”.

(Energia Oltre – ANR)

Cosa sappiamo delle centrali termoelettriche attaccate stanotte in Ucraina

La società energetica ucraina DTEK ha spiegato che l’attacco russo ha gravemente danneggiato tre centrali termoelettriche nelle regioni di Cherkasy, Dnepropetrovsk e Poltava

Superbonus, Della Porta (FdI): impegno in Senato per tutelare comuni Molise colpiti dal sisma

“Pur comprendendo le ragioni del Governo in ordine alla necessità e urgenza di prevedere ulteriori e ancora piu incisive misure per la tutela della finanza pubblica nel settore delle agevolazioni fiscali in materia edilizia e di efficienza energetica, anche rivedendo la disciplina relativa alla modalità di cessione dei crediti e dello sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, al fine di tutelare il territorio della Regione Molise colpito dal sisma del 2018, mi attiverò affinché il decreto legge sia modificato durante l’iter parlamentare di conversione che inizierà dal Senato della Repubblica. E questo per garantire che anche ai comuni molisani gli stessi benefici dei comuni dell’Italia centrale”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Costanzo Della Porta.

Superbonus, Oil&gas e treni tech: ecco cosa c’è sui giornali di oggi

Dalla fine delle cessioni di credito e sconti in fattura all’aumento della produzione di petrolio e gas fino al salvataggio della Mer Mec Ferrosud che si occupa di sistemi ferroviari: cosa c’è sui giornali di oggi

Iren, utili in aumento del 13% e investimenti a un miliardo. Dividendo in crescita

“Investimenti che sfiorano 1 miliardo di euro, di cui l’80% impegnato in progetti sostenibili, come il miglioramento dell’efficienza delle reti di distribuzione, lo sviluppo degli impianti di trattamento rifiuti e l’incremento della generazione di energie rinnovabili. Il margine operativo lordo è pari a 1,2 miliardi, in aumento del 14% rispetto ai precedenti conti di Iren. La multiutility del Nord-Ovest controllata dai Comuni di Torino, Genova e Reggio Emilia, chiude il 2023 con un utile netto di gruppo pari a 255 milioni. La crescita è a doppia cifra, più 12,8%, anche se i ricavi consolidati si attestano a 6 miliardi e 490 milioni, in diminuzione del 17,5% rispetto ai 7 miliardi e 863 milioni del 2022. Una contrazione del fatturato causata dal calo dei ricavi energetici, influenzati dalla riduzione dei prezzi dell’energia e dei volumi nel corso del 2023 dopo il balzo del 2022 causa l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. È quanto si legge su La Repubblica di oggi. “(…) ‘Approviamo importanti risultati con l’Ebitda in crescita del 14% e un aumento dell’utile netto del 13% – spiega il presidente Dal Fabbro – ciò evidenzia ancora una volta la validità del modello di business di Iren e la capacità di adattarsi rapidamente alle mutazioni dello scenario macroeconomico, climatico ed energetico. Attitudine che rafforza il ruolo di Iren quale partner affidabile nella transizione energetica e nella creazione di valore per il territorio e per le comunità, oltre che per gli azionisti’ (…)”, si legge ancora sul quotidiano.

Treni tech, il fondo del Mimit entra in Mer Mec Ferrosud

“Un’operazione di rilancio e sviluppo da 56,5 milioni di euro che, in parte, è anche la realizzazione di un sogno. Nel 2023 il gruppo Mer Mec acquisisce Ferrosud: la storica azienda di Matera specializzata nella produzione di rotabili che occupa un’area enorme (230 mila metri quadrati tra Puglia e Basilicata) è in grandi difficoltà. Dei quasi mille dipendenti ne sono rimasti 65 in cassa integrazione. Mer Mec — una potenza nel campo dei sistemi tecnologici avanzati nell’industria ferroviaria, presente in 73 Paesi — fa capo alla Angel Holding, con base a Mola di Bari, fondata dal cavaliere Vito Pertosa. Che ha un obiettivo: rilanciare Ferrosud riassumendo non solo i 65 dipendenti rimasti ma più cassintegrati possibili del territorio, per formarli e dare loro una seconda opportunità. Entro l’estate saranno rientrati tutti i lavoratori, poi prevede centinaia di nuove assunzioni. ‘Mi aiuterà a prendere punti in cielo, a terra li ho già presi’, dice con trasporto Pertosa, 64 anni, che ha appena sottoscritto un accordo per un investimento complessivo da 56,5 milioni di euro per far tornare grande Ferrosud”. È quanto scrive il Corriere della Sera di oggi. “Uno degli aspetti che più ha dato soddisfazione all’imprenditore è stato l’interesse politico trasversale: (…)”, ha proseguito il quotidiano.

Energia, i nuovi pozzi oil&gas fanno deragliare la transizione verde

“’Allontanarsi dai combustibili fossili in modo ordinato ed equo’: è il sofferto accordo raggiunto dalla Conferenza Onu sul clima di Dubai, la Cop28 di fine del 2023. Non è tuttavia quello che accade, anzi. Secondo i dati diffusi ieri dal Global Energy Monitor, ‘lo scorso anno i produttori di petrolio e gas hanno scoperto e dato luce verde allo sfruttamento dell’equivalente di tutte le riserve di greggio accertate in Europa» ed entro la fine del decennio i valori saranno «quadruplicati’”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “Mentre gli investimenti in eolico e solare accelerano, ma faticano a tenere il passo necessario per la transizione verde; mentre in Europa la spinta del Green Deal cede sotto le resistenze delle lobby; la produzione di combustibili fossili avanza, nonostante ‘il consenso scientifico sul fatto che lo sviluppo di nuovi giacimenti sia incompatibile con l’obiettivo di frenare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi’ a fine secolo, denuncia Global Energy Monitor”, prosegue il quotidiano.

“Secondo i dati del rapporto, almeno venti giacimenti di petrolio e gas hanno raggiunto lo stadio finale di autorizzazione nel 2023, sancendo l’estrazione di otto miliardi di barili di petrolio equivalente (Boe). Entro la fine del decennio, si dovrebbe raggiungere quota 31,2 miliardi di Boe, in 64 nuovi giacimenti. (…) Negli ultimi due anni, sottolinea il Global Energy Monitor, sono invece stati annunciati 50 nuovi progetti Oil&gas e per 45 è stata presa la decisione finale sfruttamento. (…) Le cinque maggiori compagnie del settore – Shell, BP, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies – hanno accumulato profitti per oltre 261 miliardi di euro in due anni, secondo un rapporto di Global Witness. Intanto, le emissioni di gas serra del settore energetico, anziché scendere, non fanno che aumentare (+1,1% nel 2023 secondo la Iea) e si assottiglia sempre più il carbon budget, vale a dire la quantità di anidride carbonica che si può immettere in atmosfera prima che il global warming infranga il tetto di 1,5 gradi. (…)” si legge sul quotidiano.

Superbonus, il 4 aprile ultima chiamata per le cessioni 110% (e 40 mld di euro)

“Un disperato click day. O un gigantesco imbuto nel quale molti non riusciranno a farsi spazio. Con il rischio di perdere, almeno in parte, le detrazioni maturate. Il 4 aprile era, fino a poche ore fa, la prima scadenza segnata sul calendario di imprese, cittadini e professionisti italiani per comunicare le opzioni di cessione del credito relative alle spese 2023. In caso di ritardi, c’era il salvagente del 15 ottobre, il termine per la sanatoria (a pagamento) della remissione in bonis. Con il decreto Blocca cessioni, approvato martedì dal Consiglio dei ministri, questa scadenza si è trasformata in una gigantesca ghigliottina, che taglierà fuori migliaia di contribuenti ritardatari. Il tempo supplementare del 15 ottobre, infatti, è stato improvvisamente cancellato, per tenere a freno la corsa dei conti pubblici. Il risultato è che, adesso, non ci sono alternative al 4 aprile”.

La corsa verso questo click day coinvolgerà oltre 40 miliardi di potenziali crediti fiscali: per la precisione 48,4 miliardi di euro. Sono tante, infatti, le detrazioni relative al superbonus, in base al monitoraggio mensile di Enea, maturate nel corso del 2023. Non tutte le spese dell’anno scorso – va ricordato – sono cedibili: per avere questa chance, infatti, era essenziale avere una Cilas presentata entro il 17 febbraio scorso. Si può presumere, comunque, che la gran parte delle spese effettuate nel 2023 riguardi cantieri aperti ormai da mesi che, quindi, non ricadevano nel divieto fissato dal Governo a febbraio dello scorso anno (attraverso il Dl n. 11/2023). È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “(…) Partendo dai dati Enea sugli investimenti medi realizzati con il superbonus, si vede che l’agevolazione genera circa 55mila euro di detrazioni per ogni unità in condominio (quindi, quattro rate da 13.750 euro). Incrociando questi dati con le statistiche fiscali delle dichiarazioni 2022, si vede che un carico di detrazioni del genere è sopportabile per redditi sopra la soglia di 50mila euro. Solo 2,5 milioni di contribuenti sono sopra questo limite; quelli sotto questo livello di reddito sono 38,9 milioni. La gran parte di chi ha effettuato ristrutturazioni, insomma, senza cessione del credito e sconto in fattura rischia di mandare in fumo almeno una parte delle agevolazioni. (…)”, si legge ancora sul quotidiano.

Superbonus, niente cessioni e sconti in fattura per le Cilas senza lavori

“Nel testo finale del nuovo decreto Superbonus spunta a sorpresa l’argine finale contro il rischio di nuovi rigonfiamenti delle spese. Lo stop è scritto al comma 5 del primo articolo, che cancella la possibilità di cessione dei crediti e sconti in fattura per chi era riuscito a spuntare le deroghe dal decreto di febbraio 2023, prenotando il diritto al vecchio trattamento grazie alla presentazione di una comunicazione asseverata di inizio lavori entro il 16 febbraio dell’anno scorso. Ora, spiega il nuovo provvedimento che sarà pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, il diritto si perde se finora non si è sostenuta alcuna spesa”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “L’obiettivo è semplice: spuntare la spada di Damocle che ancora pende sui conti pubblici ed è prodotta dalle vecchie Cilas, che secondo il decreto dello scorso anno avrebbero potuto utilizzare il trattamento originario per tutti i tre anni della loro durata. Alzando una minaccia al momento non cifrabile sui saldi di finanza pubblica. (…)”, si legge sul quotidiano.

“L’ultima versione del decreto Blocca cessioni, frutto dell’accordo politico sulle aree terremotate e destinata ad approdare oggi in Gazzetta Ufficiale, agisce proprio sulle deroghe previste dal decreto 11 del 2023. (…)Resterà, invece, pericolosamente in mezzo al guado chi, pur avendo già avviato un cantiere, non abbia ancora effettuato spese fatturate di nessun tipo. (…)”, conclude il quotidiano.

Saipem: completato rimborso anticipato del finanziamento di 387 mln assistito da garanzia Sace

– testo corretto –
Saipem comunica di aver completato in data odierna il rimborso anticipato del finanziamento di euro 387 milioni, stipulato nel febbraio 2023 e oggetto di comunicazioni al mercato in data 13 febbraio 2023 e 21 giugno 2023, con un consorzio di banche italiane e internazionali e garantito per il 70% da SACE nell’ambito del programma “SupportItalia”. Nel dicembre 2023 era stato già effettuato un primo rimborso anticipato parziale dell’importo di euro 150 milioni e in data odierna è stato effettuato il rimborso anticipato dell’intero importo residuo di euro 237 milioni. Il contratto di finanziamento prevedeva un periodo di preammortamento di 2 anni, con rimborso in 12 rate trimestrali a partire dal 31 marzo 2025 e scadenza finale il 31 dicembre 2027.

I rimborsi anticipati sono stati effettuati mediante l’utilizzo di disponibilità di cassa. L’operazione determina quindi una riduzione dell’indebitamento lordo del Gruppo Saipem, oltre ad una riduzione del costo medio del debito.

La decisione riflette la posizione di liquidità del Gruppo Saipem ed è in linea con la guidance fornita nell’ambito del Piano Strategico 2024-2027, approvato dal Consiglio di Amministrazione di Saipem in data 28 febbraio 2024 e presentato al mercato in data 29 febbraio 2024.

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