Ex Ilva verso l’amministrazione straordinaria. Secondo quanto riferito dal ministro Urso si partirtà da un commissario. Nel mentre, i candidati alla presidenza di Confindustria presentano i programmi. Ecco cosa dicono i giornali
Acciaierie d’Italia va verso l’amministrazione straordinaria ed entro pochi giorni, per l’ex Ilva, si procederà alla nomina dei commissari. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha dichiarato: «Si partirà da un commissario e, per quanta riguarda le caratteristiche che dovrà avere, dovrà essere una persona che conosce bene l’azienda e abbia competenze nel settore siderurgico per rilanciare subito l’azienda».
Sul fronte Confindustria, i programmi dei quattro candidati alla presidenza sono stati inviati ai 185 membri del Consiglio generale. Dall’economia all’energia: ecco le proposte e gli obiettivi
EX ILVA VERSO IL COMMISSARIAMENTO
Il decreto del ministero delle Imprese e del made in Italy che apre l’amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia potrebbe essere firmato oggi. A riprendere la notizia è il quotidiano il Sole 24 Ore che evidenzia la reazione di Arcelor Mittal al commissariamento dell’ex Ilva: “In una lettera i vertici della multinazionale hanno manifestato sorpresa e delusione nell’apprendere «che Invitalia ha chiesto al Governo italiano di avviare il processo per porre AdI in amministrazione straordinaria». Lo hanno scritto Marcelo Andres C. de Medonca e Daniele Santoro, rappresentanti della holding, in una lettera a Invitalia. Quest’ultima, si afferma, «non ha condiviso questa intenzione nel consiglio direttivo di AdI Holding. Né ha successivamente informato né AdI, né ArcelorMittal del fatto di aver intrapreso tale azione. Si tratta di una grave violazione dell’accordo di investimento». Si fa inoltre riferimento alle discussioni per un’«uscita ordinata» a cui si è partecipato «in buona fede». «Respingiamo – prosegue l’azienda – il vostro tentativo di incolparci per il loro esito insoddisfacente e di assolvere voi stessi e il governo italiano per il fallimento del nostro partenariato pubblico-privato». Fonti di Invitalia replicano ricordando che in due occasioni, il 17 e il 20 gennaio, era stata inviata formale Pec sia alla holding sia alla Spa per verificare se avessero intenzione di richiedere l’amministrazione straordinaria”.
URSO: GARA NEL MINOR TEMPO POSSIBILE
Secondo quanto riporta il quotidiano la Repubblica, per l’ex Ilva, “arriverà un solo commissario. Per la nomina è questione di giorni. Forse di ore. Il governo ha fretta. Le diffide di ArcelorMittal, socio di maggioranza di Acciaierie d’Italia, non destano preoccupazione. Né la richiesta di concordato depositata al tribunale di Milano dalla società. Alle aziende dell’indotto e ai sindacati, incontrati ieri a Palazzo Chigi in due momenti distinti, l’esecutivo ribadisce che non c’è più tempo da perdere”.
«L’amministrazione straordinaria prevale su ogni altra procedura ed è quello che faremo nelle prossime ore», chiarisce il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Insieme con lui, partecipano al tavolo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e i ministri Giancarlo Giorgetti, Elvira Calderone e Raffaele Fitto. Almeno per il momento, dunque, il governo nominerà un solo commissario, che prenderà in carico l’azienda per garantirne la continuità e assicurarne il rilancio. Quanto al prescelto, Urso chiarisce che «dovrà essere una persona che conosce bene l’azienda e abbia competenze nel settore siderurgico perché non c’è altro tempo da perdere». Sul tavolo del ministro – secondo quanto riporta il quotidiano – ci sono alcuni nomi. A circolare con insistenza sono quelli di Alessandro Danovi, Giovanni Bruno, Marco Costantini, Andrea Zoppini, Gianluca Brancadoro e Giovanni Fiori. Il governo chiarisce anche che l’obiettivo, da raggiungere rapidamente, è la vendita dell’acciaieria. Da questo punto di vista, l’ottimismo non manca, anche se le difficoltà di carattere tecnico-giuridico rischiano di essere tante. «Si procederà con una gara nel minor tempo possibile perché si sono già fatti avanti numerosi investitori italiani e stranieri», spiega Urso.
“Alle imprese dell’indotto e ai segretari di Fiom Cgil, Fim Cisl, Ugl e Usb i rappresentanti dell’esecutivo ribadiscono la volontà di tutelare sia i crediti maturati nei confronti di Acciaierie d’Italia, come previsto nel decreto approvato recentemente, sia i livelli occupazionali. «Ci sarà un ammortizzatore unico», hanno promesso. Ma diventa cruciale la vendita in tempi relativamente brevi. L’acquisto degli impianti dell’Ilva dalla procedura di amministrazione straordinaria è fondamentale per il rilancio dell’acciaieria in quanto la renderebbe bancabile. Dalle carte della composizione negoziata tentata al tribunale di Milano si evince che già due anni fa, nel marzo 2022, Acciaierie d’Italia chiese il dissequestro al tribunale di Taranto. Il provvedimento venne negato perché fu ritenuto imprescindibile non solo la conclusione del piano ambientale «ma anche la verifica dei livelli di inquinamento dello stabilimento a regime, ossia – scrissero i giudici del capoluogo jonico – quando sarà possibile aumentare la produzione a 8 milioni di tonnellate l’anno». Sulla base di queste prescrizioni i commissari dell’Ilva, nella loro memoria al tribunale di Milano, hanno scritto che era impossibile comprare gli impianti entro il 31 maggio 2024. Per questo i giudici milanesi hanno bocciato il piano della composizione negoziata che prevedeva l’acquisto degli impianti. Ieri, però, fonti interne all’Ilva hanno fatto sapere che «in base al decreto Fitto dello scorso anno gliimpianti dell’ex Ilva possono essere ceduti anche in pendenza del sequestro ». Una possibilità di cui non avevano fatto cenno nella memoria al Tribunale di Milano. Secondo quel testo dovrebbero essere, però, gli stessi commissari a chiedere un nuovo dissequestro al tribunale di Taranto. Solo in caso di respingimento può attivarsi la società in base al decreto Fitto. Insomma, chiunque abbia gli impianti in affitto non può agire da solo, ma deve passare dai commissari o dal tribunale”, si legge nell’articolo.
“I sindacati, accolgono con favore l’uscita di scena di ArcelorMittal e chiedono al governo di adottare tutte le misure necessarie per salvaguardare l’occupazione. I segretari di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm, Michele De Palma, Roberto Benaglia e Rocco Palombella, auspicano che si intervenga subito con opere di manutenzione che «non possono essere più rinviate». E avvertono: il prestito di 320 milioni del decreto Salva Ilva non sono sufficienti. Ma il decreto, ha detto il governo, può essere modificato anche in fase di conversione per garantire la continuità produttiva”, riporta la Repubblica.
CONFINDUSTRIA: ECCO I PROGRAMMI DEI QUATTRO CANDIDATI ALLA PRESIDENZA
Ai 185 membri del Cosniglio generale che voteranno il 4 aprile per il successore di Carlo Bonomi sono stati inviati i programmi dei quattro candidati alla presidenza di Confindustria. A riprendere la questione è il Corriere della Sera che riporta: “Una delle proposte distintive nelle 22 pagine presentate da Edoardo Garrone riguarda l’evasione fiscale perché: «Deprime l’intero sistema economico realizzando una grande distorsione competitiva». Per Garrone «occorre definire meccanismi e strumenti di policy che affrontino il problema alla radice». Il presidente di Erg parla di «una nuova Confindustria per il rilancio del Paese» (questo il titolo della presentazione). Si propone di rafforzare la sede di Bruxelles, il centro studi, la direzione generale e semplificare i regolamenti confederali. Auspica un nuovo rapporto con il sindacato, basato più sul «confronto costruttivo che sulla contrapposizione ideologica». Parla di formazione professionale da potenziare anche «permettendo l’accesso a immigrati e rifugiati, supportando un processo virtuoso di integrazione». Infine l’energia. Per Garrone, in materia di energia, «è necessario mettere a terra progetti reali e cantierabili per ridurne i costi». Per quanto riguarda Antonio Gozzi – scrive il quotidiano – “il suo programma è forse quello che auspica un intervento più drastico nel campo della contrattazione: «Confindustria deve farsi promotrice di un ripensamento dell’intero sistema di contrattazione nazionale». Il tutto con una maggiore diffusione della contrattazione di secondo livello. In generale, per Gozzi bisogna passare dal conflitto al dialogo con i sindacati. Per Gozzi «si rende necessario un ripensamento complessivo dell’organizzazione di Confindustria». Sul piano fiscale, secondo Gozzi «va ripensato l’intero regime sanzionatorio in materia di Iva» e serve «una revisione integrale di taluni reati tributari fondati su condotte non fraudolente». Una buona parte delle linee programmatiche sono dedicate all’energia. Per Gozzi l’Italia deve riaprire il dossier del nucleare: «Sarebbe folle che la capacità di innovazione dei fisici italiani dell’Enea non potessero essere valorizzate per le nostre imprese» (…)”,.
“Il programma di Alberto Marenghi è riassunto in 10 pagine dal titolo «Orgoglio Italia». Marenghi parla di «genio italico». Per l’imprenditore mantovano serve «un rinnovamento» ma «senza rinnegare». La critica al sindacato è pesante: «Ha rifiutato in questi anni un confronto a 360 gradi su contratti, produttività, formazione». Il candidato propone «forme di tutoraggio ai giovani da parte dei lavoratori over60». Anche la critica all’Ue è dura: «Non possiamo distruggere la nostra economia per un’ideologia». La risposta: «Dobbiamo andare a Bruxelles con una delega diretta in capo al presidente». Marenghi vorrebbe «abrogazione dell’Irap anche per le società di capitale e la modifica dell’Ires». Sì al nucleare. Orsini ha ispirato le sue linee guida a «dialogo, identità e unità». L’imprenditore di Sassuolo spiega che «Confindustria deve essere non a Roma e a Bruxelles ma prima a Bruxelles e poi a Roma» e avverte che «l’industria italiana ed europea sono a rischio». Perciò «serve una rapida consultazione tra tutte le filiere per predisporre un documento da presentare alle altre confindustrie europee e al governo italiano in vista della formazione della nuova commissione Ue». Secondo Orsini bisogna «scrivere un vero Industrial act in cui fissare le priorità da difendere a tutti i costi per le filiere industriali europee e i loro occupati, e non solo gli obiettivi di trasformazione a cui obbligarli». Per Orsini «dobbiamo reimboccare con decisione la via del nucleare». Inoltre «dobbiamo ridurre le componenti parafiscali delle bollette». Diverse le proposte in materia di formazione. Non solo sugli Its: «servono prestiti d’onore che coprano parte significativa delle tasse universitarie e del costo della vita in città» (…)”, si legge nell’articolo.