Una delle criticità del contesto italiano è che la raccolta delle pile e dei RAEE, i rifiuti elettronici, nonostante un avanzamento nel 2024 dopo anni di diminuzione, è ancora lontana dagli obiettivi di raccolta fissati dall’Ue
Termoli, altro che gigafactory. La scorsa settimana le organizzazioni sindacali e la direzione dello stabilimento hanno raggiunto un accordo per un nuovo contratto di solidarietà che riguarda tutti gli oltre 1.800 dipendenti dell’impianto. Scaduto il vecchio contratto di solidarietà, durato 6 mesi e già prorogato per un altro semestre, e senza nuove assegnazioni, Termoli è costretta a rallentare per un anno.
Ad aggravare la situazione – come riporta il Sole 24 Ore del 25 agosto scorso – è la mancanza di prospettive per il progetto della futura gigafactory, in un primo momento assegnata da ACC (joint-venture tra Stellantis, Mercedes e Total Energy) allo stabilimento molisano e poi bloccato.
LA POSIZIONE DEI SINDACATI SULLO STABILIMENTO DI TERMOLI
I sindacati metalmeccanici spiegano che il contratto di solidarietà durerà un anno, dal 1° settembre 2025 al 31 agosto 2026. “Il contratto di solidarietà è uno strumento difensivo che, in questo momento, ci permette di affrontare una fase molto difficile”, ha dichiarato Francesco Guida, segretario di Uilm Molise, aggiungendo che la decisione “arriva in un contesto complicato per tutto il settore auto. La crisi delle vendite non si arresta e la transizione ecologica, purtroppo non governata, sta colpendo duramente il nostro sito di Termoli”.
Secondo i sindacati metalmeccanici, nessuno ha il coraggio di dire chiaramente quale sarà il futuro della fabbrica: “c’è bisogno di nuovi prodotti, di investimenti veri e di certezze per il futuro”, hanno spiegato, chiedendo inoltre un incontro urgente con il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa, “perché i lavoratori di Termoli hanno il diritto di sapere quale strada vuole prendere Stellantis”.
IL RICICLO DELLE BATTERIE E DELLE MATERIE PRIME ENERGETICHE
Alla gigafactory si collega anche il tema del riciclo delle batterie e delle altre materie prime indispensabili per l’energia. Nei prossimi anni la domanda di batterie al litio per le auto elettriche è destinata ad aumentare. L’emergenza climatica richiede di adottare soluzioni alternative ai combustibili fossili, mentre la situazione geopolitica impone di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e da altri Paesi produttori, limitando l’approvvigionamento energetico sia per l’Europa che per gli Stati Uniti.
La transizione energetica rappresenta una soluzione a questi due problemi, ed è per questo che l’elettrificazione procede a tappe forzate: da qui al 2030 si prevede un aumento della domanda globale delle batterie al litio pari al 27% all’anno.
L’ITALIA È ANCORA INDIETRO SULLA RACCOLTA DEI RAEE
Una delle criticità del contesto italiano è che la raccolta delle pile e dei RAEE, i rifiuti elettronici, nonostante un avanzamento nel 2024 dopo anni di diminuzione, è ancora lontana dagli obiettivi di raccolta fissati dall’Ue. Ciò comporta la difficoltà di avere una massa critica che renda gli impianti industriali di trattamento sostenibili economicamente. Anche se qualche esempio inizia a comparire, come l’impianto di Iren in Toscana, che recupera metalli preziosi dalle schede elettroniche.
LA QUESTIONE DELL’END OF WASTE
Un altro limite in Italia riguarda il vincolo normativo dell’end of waste, quando un materiale cessa di essere rifiuto: per le batterie non c’è una normativa che consenta di considerarle materia prima seconda, quando vengono riciclate. Resta quindi un rifiuto, con vincoli amministrativi diversi. “L’Europa – ha spiegato Elza Bontempi, professoressa dell’Università degli Studi di Brescia – sta cercando di modificare questa norma, per impedire che questi rifiuti contenenti materie prime critiche legate all’energia vengano portati all’estero. Del resto, la stessa Europa, con il Critical Raw Materials Act, ci chiede di estrarne una quota proprio dai rifiuti: l’obiettivo al 2030 di recupero del litio, ad esempio, è del 70,5%, e in Italia attualmente siamo a zero”.
ITALIA LEADER DELL’ECONOMIA CIRCOLARE, MA LO SVILUPPO INDUSTRIALE DEVE CRESCERE
L’Italia è al vertice dell’economia circolare in Europa e con un tasso di utilizzo circolare dei materiali al 20,8% (contro l’11,8% della media Ue) supera Paesi come Francia (17,6%), Germania (13,9%) e Spagna (8,5%). Eppure, a fronte di questi risultati, l’industria italiana fatica a tradurre questa leadership in sviluppo economico e industriale concreto.
Un paradosso che il consorzio per i produttori di batterie Erion Energy ha voluto evidenziare, puntando su 5 leve strategiche:
– sviluppare una politica di filiera integrata per la gestione dei rifiuti, adottando un modello di filiera che assicuri all’industria del riciclo un flusso adeguato di prodotti a fine vita da trasformare in materie prime e un efficiente mercato di sbocco per queste ultime;
– implementare un mercato unico dei rifiuti: bisogna armonizzare le normative europee per facilitare la circolazione dei rifiuti e dei materiali riciclati tra Paesi Ue, ridurre i costi e favorire lo sviluppo di una filiera industriale competitiva a livello sovranazionale;
– incrementare la cultura dell’economia circolare: per far funzionare bene il sistema del riciclo, è necessario un cambiamento culturale. Bisogna educare i cittadini e le imprese sull’importanza del riciclo, promuovendo comportamenti sostenibili attraverso campagne informative e progetti di formazione innovativi.
IL 30 SETTEMBRE SI TERRÀ LA PRIMA ASTA DEL MACSE
Intanto, il 30 settembre sarà una data cruciale per le rinnovabili, in quanto si terrà la prima asta per il Macse (Mercato a termine degli stoccaggi), un meccanismo competitivo che assegnerà 10 GWh di nuova capacità di accumulo da realizzare entro il 2028. L’obiettivo è mettere in campo, entro il 2030, 71 GWh di capacità e oltre 9 GW di potenza, sostenuti da 17,7 miliardi di euro. Una partita cruciale non solo per la sicurezza della rete, ma per l’intera indipendenza energetica del Paese.
IL SETTORE DEGLI ACCUMULI STA CRESCENDO
Secondo i dati del Politecnico di Milano, alla fine dello scorso anno l’Italia contava oltre 700.000 sistemi elettrochimici installati, con una potenza cumulativa di quasi 6 GW e una capacità superiore a 13 GWh. Solo nel 2024 si sono aggiunti 200.000 nuovi impianti, con una crescita record: +62% in potenza e +85% in capacità rispetto al 2023.
In base ai dati Terna aggiornati al 30 giugno scorso, la capacità nazionale di accumulo ha raggiunto i 16.411 MWh, pari a 815.000 sistemi in attività e che rappresentano una crescita del 69,3% in un anno. Grazi a questi risultati, l’Italia si trova, insieme a Germania e Regno Unito, ai vertici in Europa: lo scorso anno, infatti, i tre Paesi hanno rappresentato circa il 70% della capacità installata. Secondo le stime del Politecnico di Milano, entro il 2030 Italia e Regno Unito guideranno la crescita delle batterie in Europa, coprendo quasi la metà dell’espansione totale.