Si delineano le offerte di Flacks group e da Bedrock Industrie per l’ex Ilva. Sullo sfondo due potenziali investitori extra Ue
Le offerte di Flacks group e da Bedrock per l’ex Ilva sono arrivate sul tavolo dei commissari. Flacks mette sul piatto 1 euro per il 60% degli asset, l’assicurazione di mantenere 8.500 lavoratori e 5 miliardi di investimenti complessivi, finanziati in parte dallo Stato. Bedrock risponde con meno garanzie occupazionali, ma sarebbe pronta ad acquistare gli asset anche senza la partecipazione statale. Il ministro delle imprese, Adolfo Urso, ha ribadito che il Governo è pronto a dare un sostegno pubblico per favorire l’ingresso dei privati. Intanto, spunta l’ipotesi Invitalia per entrare nel capitale dell’ex Ilva.
LE OFFERTE PER L’EX ILVA
Il fondo statunitense Flacks group ha proposto il mantenimento di 8.500 lavoratori, per un biennio. Sono alcuni dei dettagli dell’offerta di Flacks emersi durante un’intervista del fondatore Michael Flacks, riportata dall’agenzia Bloomberg. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, lo schema prevede l’acquisizione del 60% per 1 euro e un piano di investimenti da 5 miliardi totali, compresa la quota che sarebbe a carico dello Stato. Lo Stato italiano conserverebbe il 40%, attraverso una controllata. Successivamente, il gruppo acquisterebbe il residuo 40% per una cifra tra 500 milioni e 1 miliardo di euro. L’obiettivo è portare la produzione a 4 milioni di tonnellate all’anno.
Anche Bedrock nella sua offerta ha inserito la possibilità di una quota statale, sebbene in modo non prioritario. Flacks, però, offre garanzie occupazionali maggiori rispetto a Bedrock, che nelle settimane scorse aveva prospettato il mantenimento di circa la metà dei 10mila addetti totali del gruppo.
LA CONTROLLATA PUBBLICA
Si rafforza l’ipotesi di una controllata pubblica nella compagine societaria, definita «realistica» ieri dal ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, al termine del suo intervento in commissione Industria del Senato. «Ho sempre detto che ove richiesto da un soggetto che è parte della gara internazionale può scendere in campo un soggetto pubblico che rafforzi un eventuale piano di investimenti o realizzi con altri una proposta all’interno della procedura di gara», ha sottolineato Urso, sottolineando che l’alimentazione a Taranto di 3 forni elettrici e di 4 impianti di preridotto Dri, così come chiesto da sindacati, Regione Puglia e Comune e Provincia di Taranto, rende necessaria la nave di rigassificazione, come riporta Il Corriere della Sera. Un sostegno pubblico accettato da Flacks. «Non si può costruire un’acciaieria di queste dimensioni da zero». E «non si può portarne una dalla Cina. È un asset unico: non compro aziende redditizie ma edifici che erano spazzatura e li trasformo in oro. È l’unica cosa che ho sempre fatto: sono il maggiore acquirente al mondo di passività ambientali, non mi spaventano i problemi di Taranto» ha detto Michael Flacks.
IPOTESI INVITALIA PARTNER
Nelle settimane scorse ci sarebbero stati nuovi contatti con Invitalia, che era già stata partner di Arcelor Mittal nella precedente avventura di Acciaierie d’Italia. Inoltre, sarebbero in corso valutazioni tecniche su una norma che sarebbe necessario emanare per consentire l’affiancamento di Invitalia a un partner privato nel capitale della futura società.


