Il documento messo a punto dal servizio studi del dipartimento Bilancio della Camera per intercettare i fondi europei Next Generation EU fa il punto sui programmi italiani per il Recovery Plan
Intercettare i fondi europei Next Generation Eu è fondamentale per rilanciare l’economia italiana dopo la pandemia. Ma come fare? Per mettere a punto un piano di indirizzo parlamentare in vista della redazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza la commissione Bilancio della Camera ha messo a punto una relazione da sottoporre alle altre commissioni, che detterà tempi e modi per garantirsi in fondi Ue. (QUI LA RELAZIONE INTEGRALE)
COERENZA CON I PIANI IN CORSO
Uno dei nodi fondamentali riguarda l’energia, l’ambiente, il clima e naturalmente la transizione energetica. Su questo punto la commissione Bilancio della Camera evidenzia che “la condizione primaria affinché i progetti presentati siano ammissibili è che essi facciano parte di un pacchetto coerente di investimenti e riforme” e siano “allineati con le Raccomandazioni specifiche indirizzate al Paese dal Consiglio e con le sfide e le priorità di policy individuate nell’ambito del Semestre europeo, in particolare quelle legate alla transizione verde e digitale. È inoltre essenziale che vi sia coerenza tra i contenuti e gli obiettivi del PNRR e le informazioni fornite nel Programma Nazionale di Riforma, nel Piano Energia e Clima (PNIEC), nei Piani presentati nell’ambito del Just Transition Fund e negli accordi di partenariato e altri programmi operativi della Ue”.
ANTICIPARE I PROGETTI MATURI
In particolare, si legge, “gli investimenti nell’ambito del Green Deal per la transizione verde e per affrontare i cambiamenti climatici sono definiti nel Piano nazionale per l’energia e il clima dell’Italia (PNIEC). Essi sono essenziali per far fronte alla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici e, nel contempo, hanno un ruolo fondamentale per la ripresa dell’Italia e per rafforzarne la resilienza”. E infatti, tra le raccomandazioni, si consiglia al nostro paese di “anticipare i progetti di investimento pubblici maturi e promuovere gli investimenti privati per favorire la ripresa economica; concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell’energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche e su un’infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura di servizi essenziali”.
IL SETTORE AMBIENTALE
Nelle raccomandazioni del Consiglio Ue del 2020 veniva richiesto all’Italia di adottare provvedimenti nel 2020 e nel 2021 al fine, tra l’altro, di “concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell’energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche”. Nella Relazione per paese relativa all’Italia per il 2020, viene sottolineato che l’Italia “registra buoni risultati per quanto riguarda una serie di parametri chiave di sostenibilità ambientale, in particolare nella lotta ai cambiamenti climatici: il livello di emissioni è significativamente inferiore alla media dell’Ue”. Tuttavia, si legge nel rapporto, “mentre le imprese sembrano aver adottato maggiori misure per affrontare le problematiche ambientali, sarà fondamentale migliorare l’efficienza energetica delle famiglie”. La relazione ricorda inoltre che l’Italia si colloca sopra la media dell’Ue per gli investimenti nell’economia circolare e che è piuttosto avanti nell’integrazione delle considerazioni di natura ambientale nel bilancio e nel monitoraggio dei progressi verso la sostenibilità ambientale.
I FONDI PER LA TRANSIZIONE VERDE
Le nuove iniziative nell’ambito del Pniec e del Green Deal italiano costituiscono infatti “progressi positivi che offrono un sostegno strutturale alla transizione verde”. In proposito viene ricordato che “un fondo specifico sosterrà gli investimenti nell’economia verde, anche mediante garanzie pubbliche”. Per realizzare tale transizione, secondo la relazione, “è fondamentale migliorare l’efficienza energetica nel settore edilizio, promuovere i trasporti sostenibili, favorire l’economia circolare nelle regioni caratterizzate da un ritardo nello sviluppo e prevenire i rischi climatici”. Con riferimento al fondo specifico che “sosterrà gli investimenti nell’economia verde, anche mediante garanzie pubbliche”, la legge di bilancio per il 2020 ha previsto un Fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali (dove sono stati allocati 20,8 miliardi dal 2020 al 2034), a cui si aggiungono il Fondo per il Green New Deal (4,24 miliardi per il periodo 2020-2023) e il Fondo per rilancio degli investimenti per lo sviluppo sostenibile e infrastrutturale dei Comuni (4 miliardi dal 2025 al 2034).
Oltre a tali fondi, sono da prendere in considerazione anche i contributi assegnati ai Comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana (8,5 miliardi nel 2021-2034) e per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio (8,8 miliardi nel periodo 2021-2034), nonché alle Regioni (circa 3,3 miliardi nel periodo 2021-2034) per interventi di viabilità e messa in sicurezza e per lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico.
Nel PNR 2020 il Governo evidenzia che le misure strutturali indicate nella Priorità 5 “Sostegno agli investimenti materiali e immateriali in chiave sostenibile” sono finalizzate a dare seguito, tra l’altro, agli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), adottati dall’ONU con l’Agenda 2030. In proposito nel PNR viene sottolineato che il Governo è impegnato ad agire su questo fronte con politiche strutturali e congiunturali volte a superare l’attuale emergenza, che includono il sostegno agli investimenti pubblici e privati, nonché il Green and Innovation New Deal, per rendere la sostenibilità ambientale e sociale, l’innovazione e l’economia circolare un forte volano per la crescita e la produttività. Nello stesso PNR viene poi anticipato che, coerentemente con il Green New Deal adottato al livello europeo, le azioni che saranno incluse nel futuro PNRR saranno indirizzate, tra l’altro, a contrastare i cambiamenti climatici, a favorire la riconversione energetica del sistema produttivo, l’economia circolare e la protezione dell’ambiente e che un’attenzione particolare sarà rivolta agli investimenti funzionali alla tutela dell’ambiente e al risparmio energetico, anche ai fini della rigenerazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
LE PRIORITA’ DEL GOVERNO
In particolare, nell’ambito del Green new Deal, il PNR2020 indica, tra le altre, le seguenti priorità del Governo: efficienza energetica in campo edilizio; lotta al dissesto idrogeologico; sviluppo di un’industria sostenibile(piano per la plastica); mobilità sostenibile; sviluppo di energia pulita. In merito all’obiettivo di avere un’economia climaticamente neutra entro il 2050,nel PNR 2020 viene ricordato che lo stesso potrà essere realizzato attraverso gli strumenti europei, in particolare il Just TransitionFund (JTF) destinato alla riconversione dei grandi impianti alimentati a carbone e dell’industria pesante, nonché con l’utilizzo dei Fondi strutturali 2021-2027, in primis il FESR. Lo stesso PNR 2020 ricorda che a queste misure strutturali si affiancano quelle congiunturali a sostegno del sistema produttivo e a favore degli investimenti privati volti all’efficientamento energetico e alla produzione di energia da fonti rinnovabili (si richiama, in particolare, il c.d. ecobonus previsto dal D.L. 34/2020). Nel PNR 2020 è inoltre preannunciato l’aumento rilevante di fondi da dedicare agli interventi per la sostenibilità ambientale e sociale, usufruendo anche delle succitate risorse della legge di bilancio 2020, nonché l’individuazione di altri programmi aventi ad oggetto anche la rigenerazione e valorizzazione dei beni demaniali e pubblici. In particolare, sugli edifici della Pubblica Amministrazione Centrale verrà attuato un piano di efficienza energetica con interventi correttivi sugli involucri edilizi e gli impianti. Relativamente al PNIEC, nel PNR 2020 viene ricordato che, per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione nonché per la sicurezza energetica, il Governo intende accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo l’abbandono del carbone per la generazione elettrica a partire dal 2025, nonché che è in corso di ultimazione la strategia nazionale di decarbonizzazione a lungo termine, che definirà gli scenari e il percorso per il raggiungimento dell’obbiettivo di neutralità carbonica al 2050. Per il miglioramento dell’efficienza energetica, si farà ricorso a vari strumenti, puntando principalmente sui settori civile e dei trasporti.
INTERVENTI NEL SETTORE IDRICO
Nel PNR 2020, infine, si fa riferimento a un Piano nazionale di interventi volto a rendere maggiormente efficienti e resilienti le infrastrutture idriche per la derivazione, il trasporto e la distribuzione dell’acqua, al fine di garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici, ridurre le dispersioni dalle reti e fornire un approvvigionamento idricosicuroe adeguato a tutte le Regioni. “Si ricordano, a tale ultimo riguardo,i commi 516-525 dell’art. 1 della legge di bilancio 2018(L. 205/2017), che hanno previsto -per la programmazione e la realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e per promuovere il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche -l’adozione di un Piano nazionale di interventi nel settore idrico, aggiornato di norma ogni due anni e articolato in due sezioni: la sezione “invasi” e la sezione ‘acquedotti’”.
RISCHIO IDROGEOLOGICO
Nel PNR 2020 si fa inoltre riferimento agli investimenti volti ad attenuare il rischio idrogeologico (richiamando, in proposito il Fondo per il rimboschimento e la tutela ambientale e idrogeologica delle aree interne,) e si sottolinea il carattere fondamentale della valorizzazione dell’attività agricola e della gestione forestale come presidio contro il dissesto idrogeologico, in particolare nelle aree interne. In questo caso la relazione ricorda come con Dpcm del 2019 è stato approvato il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale (c.d. ProteggItalia) e che con la risoluzione sul PNR 2020 la Camera ha impegnato l’esecutivo a conferire, nell’ambito degli interventi del PNRR, un ruolo centrale, tra gli altri, agli interventi del green deal orientati a favorire la transizione ecologica, la decarbonizzazione e lo sviluppo economico e sociale sostenibile, in linea con la piena attuazione dell’Agenda 2030, nonché alle misure di sostegno e potenziamento, in linea con quanto già previsto nel decreto attuativo del Piano transizione 4.0, delle attività produttive della green economy, in coerenza con il modello di economia circolare e con la nuova strategia industriale europea.
In linea con le raccomandazioni espresse in sede europea e con i contenuti del PNR 2020 –volti soprattutto a sollecitare investimenti sulla transizione verde e digitale–nelle Linee guida viene sottolineato che tra gli obiettivi del PNRR figura quello di un Paese più verde e sostenibile, con infrastrutture più sicure ed efficienti, nonché quello di rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte delle minacce rappresentate dalle calamità naturali e dai cambiamenti climatici. La citata transizione, secondo quanto indicato nelle Linee guida, sarà uno degli assi portanti e prioritari del PNRR a cui sarà destinata la maggior parte delle risorse disponibili.
IL CLUSTER DI INTERVENTI
Sostenere la transizione verde e digitale del Paese è una delle quattro sfide che il PNRR intende affrontare. Tale sfida viene declinata dalle Linee guida nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” che a sua volta si articola, in linea con le enunciazioni programmatiche del PNR2020, in un cluster di interventi che dovrà essere finalizzato: a sostenere gli investimenti volti a conseguire gli obiettivi dell’European Green Deal; alle infrastrutture per la graduale decarbonizzazione dei trasporti e alla mobilità di nuova generazione; ai piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria e per la forestazione urbana; al miglioramento dell’efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici; alla gestione integrata del ciclo delle acquee alla tutela della qualità delle stesse; alla protezione dell’ambiente e alla mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici;alla riconversione di produzione e trasporto di energiain chiave sostenibile; agli investimenti per l’economia circolare (rifiuti, fonti rinnovabili).
SISTEMA ENERGETICO E TRANSIZIONE VERDE
“In materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ed efficienza energetica, le proiezioni europee attestano positivamente l’operato dell’Italia, che è in linea per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2020, mentre ha già superato l’obiettivo per le energie rinnovabili. In particolare, nella Relazione per paese relativa all’Italia 2020 del 26 febbraio 2020, la Commissione europea rileva che entro il 2020 l’Italia avrà ridotto le proprie emissioni di gas a effetto serra del 20%, superando quindi il proprio obiettivo di 7 punti percentuali; inoltre, con una quota di energie rinnovabili pari al 17,78% nel 2018, l’Italia rimane al di sopra del proprio obiettivo in materia di energie rinnovabili per il 2020 (17%). Quanto all’efficienza energetica, a fronte di un obiettivo di consumo di energia primaria dell’Italia per il 2020 di 158 Mtep (124 Mtep espresso in consumo di energia finale), nell’anno 2018 (ultimo considerato dalla Commissione Ue nella Relazione per Paese, il consumo di energia primaria è stato di 147,5 Mtep nel 2018”, si legge nel dossier della Camera.
Gli obiettivi e le tappe del percorso verso una transizione energetica sostenibile sono stati resi più ambiziosi dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), del dicembre 2019. Il PNIEC, che si muove nell’ambito del quadro regolatorio della governance europea per l’energia e il clima ed è funzionale al percorso europeo per la decarbonizzazione (economia a basse emissioni di carbonio) entro il 2050, oltre a stabilire i nuovi obiettivi nazionali al 2030sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delinea per ciascuno di essi le misure che dovranno essere attuate per assicurarne il raggiungimento. Il Piano delinea, dunque, una significativa trasformazione, nella quale la decarbonizzazione, l’economia circolare, l’efficienza energetica, l’uso razionale ed equo delle risorse naturali e la ricerca e l’innovazione per soluzioni energetiche climaticamente neutre rappresentano insieme obiettivi e strumenti per un’economia più rispettosa delle persone e dell’ambiente, in un quadro di integrazione dei mercati energetici nazionali all’interno del mercato unico, tenendo in considerazione l’accessibilità dei prezzi e la sicurezza degli approvvigionamenti e delle forniture. Le misure contenute nel PNIEC richiedono dunque investimenti per una loro attuazione e azioni, anche di semplificazione(alcuni interventi semplificativi, finalizzati ad una implementazione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili, siano stati affrontati nel D.L. n. 76/2020). Un tema connesso è poi la scarsa propensione agli investimenti nelle tecnologie verdi. L’Italia si colloca infatti al di sotto della media europea per la spesa in ricerca e sviluppo nelle tecnologie finalizzate a migliorare l’efficienza energetica, l’uso delle energie rinnovabili e la salvaguardia dell’ambiente, ammette il dossier.
RINNOVABILI, EFFICIENZA E SOLUZIONI SOSTENIBILI
“L’integrazione intelligente delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e altre soluzioni sostenibili sono alla base dell’obiettivo di un’economia dell’Unione climaticamente neutra perseguito dal Green deal europeo. La transizione è un’opportunità per espandere attività economiche sostenibili che generano occupazione, con una piena mobilitazione dell’industria per conseguire gli obiettivi di un impatto climatico zero – prosegue il dossier -. Peraltro, se da un lato crescono politiche ispirate da una logica di sostenibilità ambientale (energia, appalti pubblici verdi, agevolazioni per gli investimenti verdi), dall’altro anche le imprese private risultano investire maggiormente nell’economia circolare e nella tutela ambientale rispetto al passato. Da rilevare la connessione spesso riscontrata tra investimenti ecologici e crescita delle esportazioni. Appare poi opportuno ricordare che la decarbonizzazione e la modernizzazione delle industrie ad alta intensità energetica, come quelle dell’acciaio, dei prodotti chimici e del cemento è considerata elemento centrale nell’ambito del Green Deal europeo”.
Nel Country Report della Commissione europea di febbraio 2020, sono state formulate le opinioni preliminari sui settori di investimento e sulle condizioni quadro per l’attuazione in Italia del Fondo per una transizione giusta per il periodo 2021-2027. La Commissione osserva in quella sede che l’Italia è il quarto maggiore produttore di gas a effetto serra dell’UE e il suo settore energetico èil principale responsabile al totale delle emissioni di gas a effetto serra, con una quota del 56 % nel 2017. Le cause vengono individuate nelle centrali a carbone e nella produzione di ferro/acciaio, rispettivamente nelle zone di Taranto e del Sulcis Iglesiente. La Commissione pertanto ammette l’utilizzo delle risorse europee per investimenti nella diffusione di tecnologie e infrastrutture per l’energia pulita a prezzi accessibili, l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, anche nei siti industriali con elevate emissioni di gas a effetto serra con l’obiettivo di ridurle e investimenti nella rigenerazione e la decontaminazione dei siti, il ripristino del terreno e per i progetti di riconversione industriale.
“Le indicazioni della Commissione hanno trovato un seguito nel Piano nazionale di riforma-PNR 2020 del Governo, in cui si afferma che si intende accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo l’abbandono del carbone per la generazione elettrica a partire dal 2025a favore di un mix elettrico basato su una quota crescente di rinnovabili e, soltanto per la parte residua, sul gas. Quanto agli altri indicatori, ossia energie rinnovabili ed efficienza energetica, per il raggiungimento degli obiettivi 2030fissati dal PNIEC saranno necessari, secondo il Country Report della Commissione UE, ulteriori sforzi. Data la riduzione del costo delle tecnologie per le energie rinnovabili, i costi amministrativi svolgeranno un ruolo fondamentale. Esiste inoltre un potenziale inutilizzato per ridare slancio ai progetti esistenti nel campo delle energie rinnovabili, come l’energia eolica, che, secondo la Commissione,non viene promosso dall’attuale quadro d’intervento”, si legge ancora.
LA RICERCA: BATTERIE E TRASPORTI IN PRIMIS
“Appare inoltre fondamentale l’azione sulla ricerca e l’innovazione nel settore energetico, già indicata dal Governo nel PNR 2020, promuovendo la finalizzazione delle risorse e delle attività allo sviluppo di processi, prodotti e conoscenze, anche coinvolgendo le imprese a partecipazione pubblica attive nell’energia e nella transizione ecologica su progetti strategici di transizione energetica – si legge nel dossier -. A tale proposito, appare opportuno ricordare come, la transizione verso un trasporto efficiente a basse emissioni e un’economia energetica sostenibile, è un obiettivo possibile –come dimostrano i trend di penetrazione delle fonti rinnovabili e mobilità elettrica -ma richiede mezzi specifici per lo stoccaggio di energia. Oggi le batterie di nuova generazione forniscono soluzioni importanti per raggiungere l’obiettivo generale dell’elettrificazione del sistema di trasporto e l’integrazione dei sistemi di accumulo dell’energia. Tuttavia, in previsione dell’incremento delle esigenze di stoccaggio -in uno scenario sempre più caratterizzato da rinnovabili e mobilità elettrica-occorre aumentare la capacità di stoccaggio, nonché garantire la sostenibilità ambientale ed economica delle batterie, attraverso investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, al fine di individuare nuove soluzioni tecnologiche che consentano di abbattere i costi e avvicinare il mondo della ricerca a quello della industria innovativa”.
LA MOBILITA’ ELETTRICA
“In questa direzione si muove il progetto EUBAT in che intende favorire la nascita di una filiera nazionale ed europea per batterie innovative e la sostenibilità dei relativi cicli produttivi e d’uso. Nel corso delle audizioni svolte presso la X Commissione, è stato espressamente sollecitato lo stanziamento di ulteriori adeguate risorse per la partecipazione delle imprese italiane agli IPCEI (Importanti progetti di interesse comune europeo), con particolare riferimento alle batterie 19.Per la mobilità sostenibile, sia nel trasporto pubblico che in quello privato, appare opportuno un rinnovo dei mezzi di trasporto e il raggiungimento dell’obiettivo di 6 milioni di auto elettriche entro il 2030. Nel corso delle audizioni svolte presso la X Commissione, è stato sollecitato lo stanziamento di adeguate risorse per il potenziamento delle infrastrutture di ricarica dell’auto elettrica”, si legge nel report.
L’IDROGENO
“Infine, lo scorso 8 luglio 2020, la Commissione Europea ha lanciato la strategia europea sull’idrogeno, ponendosi l’obiettivo di installare almeno 40 GW di elettrolizzatori e produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030. Si tratta di un tema nuovo che offre al nostro Paese una interessante prospettiva di sviluppo. L’Italia, per ragioni riconducibili alla posizione geografica, alla caratteristica della rete di distribuzione del gas e alle competenze presenti e attivabili nel settore può giocare un ruolo di leader a livello continentale in questa produzione innovativa, destinata a rivestire un ruolo principale per conseguire l’obiettivo della neutralità delle emissioni energetiche entro il 2050. Oltretutto è immaginabile la costituzione di una importante filiera produttiva: il valore cumulato della produzione delle filiere connesse all’idrogeno, considerando effetti diretti, indiretti ed indotto, nel periodo 2020-2050 è stimato tra 890 e 1.500 miliardi di euro. In termini di contributo al PIL, è stato previsto un valore aggiunto (diretto, indiretto e indotto) compreso tra 5 e 7,5 miliardi di euro al 2030 e tra 22 e 37 miliardi di euro al 205022. Il contributo all’economia riguarda anche un importante effetto di creazione di nuovi posti di lavoro, raggiungendo tra impatti diretti, indiretti e indotti un valore compreso tra 70.000 e 115.000 posti di lavoro al 2030, un numero che si alza ulteriormente guardando al 2050, con una forbice compresa tra 320.000 e 540.000 posti di lavoro generati. Non meno trascurabile il ruolo che potrebbe discendere dalla possibilità di divenire uno snodo centrale della distribuzione di energia da idrogeno, grazie alla presenza di una rete capillare per il trasporto di gas, inclusi i collegamenti con il Nord Africa. Sfruttando l’infrastruttura esistente, l’Italia potrebbe infatti importare l’idrogeno prodotto in Nord Africa attraverso l’energia solare ad un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione domestica”.
GLI ALTRI SETTORI
“Con riferimento al settore energetico, le Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza legano l’evoluzione del sistema alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica. Così la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento della quota di energia soddisfatta con fonti rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica sono strumento per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Viene così prospettato un ampio programma di investimenti, mirati alla de-carbonizzazione, ad una drastica ridefinizione del settore dei trasporti e al potenziamento delle fonti rinnovabili. Altri obiettivi strategici appaiono il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, degli stabilimenti produttivi e delle strutture sanitarie. Nel corso dell’audizione del Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, svoltasi lo scorso 9 settembre, ha sottolineato il ruolo strategico dello sviluppo dell’energia prodotta da idrogeno, con attenzione agli interventi di sostegno all’idrogeno verde prodotto da fonte fotovoltaica, considerata la sua economicità. Con riferimento al PNIEC, il Ministro ha indicato come priorità la promozione dell’autoproduzione collettiva di energia elettrica rinnovabile, l’adeguamento della rete elettrica alle esigenze future e la modernizzazione della rete distributiva di carburanti con l’installazione di ricariche elettriche veloci ed ultra veloci”, ha evidenziato il report
RESILIENZA ENERGETICA E DIFESA
Si segnala, infine, “il rilievo che le richiamate Linee guida attribuiscono al tema della resilienza energetica e alla prospettazione di un ampio programma di investimenti nel campo del potenziamento delle fonti rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, degli stabilimenti produttivi e delle strutture sanitarie. A tal proposito si fa presente che il tema della resilienza energetica e dell’efficientamento energetico hanno assunto da tempo un particolare rilievo nel settore della Difesa che ha recentemente avviato il percorso verso la definizione della Strategia Energetica della Difesain linea con i documenti programmatici nazionali in materia. L’energia costituisce, infatti, un aspetto estremamente vulnerabile per le capacità operative dello strumento militare, e ciò assume tanto più rilievo in considerazione della diffusione degli apparati e dei principi cardine della c.d. Internet of Things(IoT) anche nel settore energetico e della conseguente accresciuta necessità di proteggere le infrastrutture critiche della Difesa dalle crescenti minacce di natura cibernetica In relazione al tema della sicurezza energetica il Ministro della Difesa pro tempore, in data 26 luglio 2018, ha fatto presente alle Commissioni difesa congiunte della Camera e del Senato, che il tema della sicurezza energetica “si pone come condizione basilare per garantire la sicurezza nazionale. Nel medio e lungo termine la Difesa italiana mira al raggiungimento di elevate capacità di resilienza energetica, produzione e approvvigionamento da fonti sostenibili tali da assorbire e mitigare gli effetti dovuti a eventuali attacchi o a calamità e assicurare il mantenimento della capacità e della prontezza operativa dello strumento militare, sia in Patria che nei teatri operativi. In particolare, nel settore delle infrastrutture, a partire dai siti a valenza strategica, l’intento è la realizzazione di distretti energetici intelligenti (definiti smart military district)nei quali sia massimizzato il ricorso all’autoconsumo e la gestione dei flussi energetici avvenga in tempo reale in un alveo certo di cyber security. Proprio al fine di potenziare gli interventi e le dotazioni strumentali in materia di difesa cibernetica, nonché rafforzare le capacità di resilienza energetica nazionale, la legge di bilancio 2019 (articolo 1, comma 227, legge n. 145/2018) ha istituito, nello stato di previsione del Ministero della difesa, un apposito Fondo”, ha concluso il dossier.