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Riciclo rifiuti

WAS Report 2023: in Italia il settore dei rifiuti genera 27 miliardi di euro

Per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle aziende di gestione rifiuti, se ne generano 3,4 di ricadute economiche per tutta l’Italia
Il settore della raccolta e trattamento dei rifiuti urbani e speciali in Italia 2022 ha registrato un valore della produzione di 18,2 miliardi di euro, in aumento del 10,5% sull’anno precedente, e genera 27,2 miliardi di euro di valore condiviso. Ciò significa che, per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle aziende di gestione rifiuti, se ne generano 3,4 di ricadute economiche per tutto il Paese.

Sono alcuni dei dati principali del WAS Report 2023, il rapporto dedicato all’industria italiana della gestione dei rifiuti, che analizza i dati dei player della raccolta, trattamento, smaltimento e selezione, presentato questa mattina a Roma da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e coordinatore del think tank Waste Strategy, in occasione del convegno “La gestione dei rifiuti crea valore per l’Italia”.

BARDELLI (ARERA): SHARE VALUE CENTRALE, SERVE GIUSTIFICAZIONE ECONOMICA DELLE SCELTE

Per Lorenzo Bardelli, direttore Divisione Ambienta di ARERA, “il tema dello share value è molto interessante. La regolazione non deve danneggiare l’attitudine a creare valore condiviso, ma rappresentare uno strumento affinché possa crescere. Nel WAS Annual Report si parla degli obiettivi puntuali e misurabili, cosa può fare la regolazione? Per il limite dei prezzi sono stati inseriti variabili, ma serve unità d’intenti con le policy definite dalle amministrazioni locali. In quest’ottica, l’Autorità ha tentato di mettere in campo interventi per favorire l’interazione con amministrazioni locali. Lo sharing è un tema centrale per lo share value, uno strumento in grado di qualificare nel modo più opportuno le scelte a livello locale e trasformarle in benefici per gli utenti. Il comportamento imposto al consumatore deve tradursi in un valore che dimostri la giustificazione economica della catena di scelte, comportamentali e gestionali, che sono state compiute. L’attenzione alle performance gestionali è importante, anche se la divisione tra gestione e regolazione è fondamentale. Passare da un piano economico finanziario quadriennale a uno annuale è un modo per valutare meglio l’avanzamento”.

MARANGONI (ALTHESYS): SETTORE RIFIUTI COMPONENTE ESSENZIALE DEL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO

“Il WAS Report – ha spiegato l’economista – offre il quadro di un’industria italiana della gestione dei rifiuti che continua a trasformarsi sotto l’impulso dell’innovazione, generando simbiosi industriali inedite e convergenze waste-energy, anche sulla spinta dei finanziamenti del PNRR. Come dimostrano anche i dati sul valore condiviso, il settore dei rifiuti è a tutti gli effetti una componente essenziale del sistema economico e industriale del Paese, in grado di contribuire alla sostenibilità ambientale, alla salute, allo sviluppo economico e al progresso sociale”.

TESTA: IN ITALIA SCENDE QUOTA RIFIUTI CHE VA IN DISCARICA, MA RESTA DIVARIO NORD-SUD

“Per molti anni abbiamo detto che i rifiuti erano una risorsa, e un po’ lo dicevamo come propaganda. Con gli anni, però, questa affermazione è diventata vera, perché ormai la quantità di rifiuti che non è recuperabile né trattabile è davvero molta ridotta”. Lo ha dichiarato il presidente di Assoambiente, Chicco Testa, partecipando al rapporto “Il settore dei rifiuti: strategie, filiere e innovazione creano valore condiviso”.

Secondo Testa “abbiamo bisogno di qualche discarica, ma stiamo riducendo in tutta Italia la quantità di rifiuti che va in discarica. Questo grazie al modello dei consorzi e del riciclo che ha scelto il nostro Paese. La scelta tecnologica è fondamentale, ma resta il divario Nord-Sud, che non ha giustificazioni se non nella consapevolezza delle pubbliche amministrazioni, perché anche al Sud ci sono molte aziende e innovatori importanti, ma non sono ancora al livello del settentrione.

L’Europa – ha concluso il presidente di Assoambiente – è arrivata ad un momento di impasse per avere emanato troppe normative. Sugli imballaggi siamo riusciti ad evitare i danni peggiori, perché se si raggiunge alcuni livelli di riciclaggio non si è tenuti a seguire le norme a cui prima si era prescritti”.

COMPOSTATORI: SANARE LA GRANDE DISPARITÀ TRA PUBBLICO E PRIVATO

“Il settore dei compostatori è partito ani fa in modo molto amatoriale, poi le normative e i finanziamenti hanno dato una spinta agli operatori e hanno permesso loro di innovarsi e di diventare delle vere e proprie industrie manifatturiere. Noi abbiamo sempre e vogliamo continuare a trasformare i rifiuti in prodotti, in particolare il compost, che è un fertilizzante. Inizialmente trasformavamo la materia in materia, poi grazie alla digestione anaerobica è stata favorito il revamping da produzione di energia da biometano”. Lo ha dichiarato Lella Miccolis, presidente Consorzio Italiano Compostatori, partecipando al rapporto “Il settore dei rifiuti: strategie, filiere e innovazione creano valore condiviso”.

“Il nostro settore – ha aggiunto Miccolis – è sempre stato un settore molto vivace,  ma può essere soggetto a dei rischi, soprattutto per la sua durata, per la sua stabilità e per il fatto che può non essere equilibrato rispetto agli operatori e ai territori in cui siamo presenti. Ciò è dovuto al fatto che negli ultimi tempi è mancato un coordinamento tra i vari provvedimenti che sono stati emessi  e capitoli d spesa che sono stati aperti. Le autorizzazioni oggi sono concesse troppo lentamente, e ciò porta con sé dei costi: se un impianto di compostaggio non è riuscito a produrre energia rinnovabile, biometano o CO2, come fa a competere? Ci sono delle disparità incredibili che bisogna assolutamente sanare, pubblico e privato devono poter operare nelle stesse condizioni”.

CORIPET: NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO CAMBIERÀ SCENARIO DI RIFERIMENTO

“Il nuovo regolamento europeo cambierà nuovamente lo scenario di riferimento, ma non perché il Parlamento europeo ha dato ragione all’Italia sul riuso e riciclo. Vediamo cosa succederà il 18 dicembre, poi la presidenza dalla Spagna passerà al Belgio, che forse ha qualche gradiente green in più”. Lo ha dichiarato Giancarlo Longhi, presidente onorario di Coripet, partecipando al rapporto “Il settore dei rifiuti: strategie, filiere e innovazione creano valore condiviso”.

“Nel regolamento – ha spiegato Longhi – ci sono 2-3 disposizione su cui non ci si è soffermati e che credo cambieranno nuovamente il sistema. La prima è l’introduzione  di una valutazione LCA di un corretto esame di cosa è davvero conveniente. Ogni imballaggio dovrà essere accompagnato da un certificato di fabbricazione che ne garantisce la sostenibilità, cioè il fatto che risponde alla logica della riciclabilità o che presenti dei parametri di sostenibilità accettabili dalla normativa, anche in ottica della riutilizzabilità. Infine, la disposizione che riguarda il passaggio di responsabilità sul registro dei produttori, a cui dovranno iscriversi tutti i produttori di imballaggi dei prodotti confezionati. Coripet ha precorso i tempi, perché nasce già con questa tipologia di organizzazione e di governance”.

ENI REWIND: GESTIAMO RECUPERO E SMALTIMENTO RIFIUTI DA ATTIVITÀ PRODUTTIVE

“Eni Rewind nell’attività di bonifica crea, scavando e demolendo, dei rifiuti che poi andranno recuperati o smaltiti, ma come global contractor di Eni, gestiamo anche tutta la catena di recupero e smaltimento di rifiuti associati alle attività produttive”. Lo ha dichiarato Paolo Grossi, amministratore delegato di Eni Rewind, partecipando al rapporto “Il settore dei rifiuti: strategie, filiere e innovazione creano valore condiviso”.

“A Porto Torres – ha aggiunto Grossi – abbiamo realizzato la prima importante bonifica, con una spesa 500 milioni di euro, in cui siamo riusciti ad avere autorizzato nel progetto la creazione di impianti di trattamento di rifiuti una grande piattaforma integrata che contiene moltissime tecnologie. Stiamo scavando una grande discarica e a lati abbiamo realizzato questi impianti che recuperano oltre il 75% dei terreni per reinterrarli, avendo potuto realizzare 3 discariche di sito dove abbancare terreni che, dopo essere stati inertizzati, devono esser posti in discarica. È un esempio di bonifica a km 0”.

A Ravenna, ha proseguito Grossi, “stiamo costruendo una piattaforma ambientale di pre-trattamento dei rifiuti industriali e degli impianti di biopile, che ci permetteranno di recuperare alcuni terreni contaminati nelle nostre in stazioni di servizio e renderli idonei per altri nostri terreni. Infine, a Porto Marghera stiamo lavorando per realizzare un impianto di essicamento di fanghi urbani che derivano dalla depurazione civile. È un progetto che ci vede fare un ulteriore passo, perché in questo caso tratteremo rifiuti prodotti dal mercato in cui i nostri siti sono in qualche modo urbani. Siamo nella fase autorizzativa, ma speriamo che questo sarà il primo di una serie di impianti che proporremo in altre regioni”, ha concluso.

NESTLÈ: I REGOLAMENTI NON POSSONO IMPEDIRE CHE I PRODOTTI ARRIVINO SANI

“Noi cerchiamo di fare al meglio i nostri imballaggi, ma sembra che non sia mai abbastanza. Il 97% dei nostri imballaggi sono riciclabili, e abbiamo un centro di studi per il packaging già da diversi anni in cui studiamo la chimica, la fisica ed altri aspetti degli imballaggi. Per noi – che produciamo prodotti alimentari – la cosa più importante è che i nostri prodotti di minima non facciano male, e allo stesso tempo che durino abbastanza sugli scaffali e che non ci si debba affrettare a consumarli. Questo è un equilibrio abbastanza  complicato, non è semplice applicare tutte le tecnologie per far sì che questo rimanga vero nel tempo”. Lo ha dichiarato Manuela Kron, direttore Corporate Affairs di Nestlè, partecipando al rapporto “Il settore dei rifiuti: strategie, filiere e innovazione creano valore condiviso”.

“Su questo – ha aggiunto Kron – la regolamentazione europea non sembra aver avuto da subito le idee chiarissime: sulla questione del riuso, per noi il punto è che, se si introduce un alimento sfuso in un contenitore proprio, se c’è qualcosa che non va nella catena della pulizia – che ancora non esiste – chi è responsabile in caso di problemi di salute? Va bene accelerare sule regolazioni, ma un’accelerazione eccessiva non è possibile. Il regolamento PPWR ha perso la possibilità di capire come funzionano le filiere. I regolamenti devono aiutarci, ma non possono impedire che i prodotti arrivino sani ai consumatori”.

UTILITALIA: DECIDERE TRA POTERI COMMISSARIALI O SE CONFRONTARSI CON ENTI E CITTADINI

“Il tema della burocrazia ormai è noto. È un anello di una catena molto lunga in cui quelli fondamentali sono quelli del consenso per realizzare gli impianti, che bisogna ottenere dalle popolazioni locali e dalle amministrazioni. In un Paese in cui c’è poca fiducia verso la pubblica amministrazione, il conflitto è sempre più aspro, per le imprese è difficile arrivare in fondo alla realizzazione di un progetto”. Lo ha dichiarato Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia, partecipando al rapporto “Il settore dei rifiuti: strategie, filiere e innovazione creano valore condiviso”.

Brandolini ha sottolineato il fatto che “un biodigestore in media ottiene l’autorizzazione in 2 anni. Bisogna fare molta informazione, anche tecnica e scientifica, contrastare le fake news ed inquadrare le scelte non solo nella loro forma imprenditoriale, serve una visione globale. L’Italia deve decidere dove andare, se avere poteri commissariali per costruire le infrastrutture decisive o se affrontare confronto con popolazioni e le amministrazioni. Bisogna spiegare ai cittadini che non esiste solo il riciclo, ma che gestione dei rifiuti è un percorso per cui alla fine c’è sempre una quota non riciclabile, quindi bisogna decidere dove metterla. Il riciclo al 100% non esiste”.

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