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Ecco cosa avverrebbe ai mercati europei se il divieto Ue sul gas russo entrasse in vigore prima del 2028

Nel maggio scorso la Commissione europea ha pubblicato una tabella di marcia che descrive in dettaglio le misure per eliminare gradualmente tutte le importazioni di gas e GNL russi tramite gasdotto nell’Ue entro la fine del 2027

Il divieto proposto dall’Unione europea sul gas e sul GNL russi dovrebbe entrare pienamente in vigore all’inizio del 2028. Tuttavia, nell’ultima settimana sono emerse delle voci secondo cui il divieto sulle importazioni di gas russo potrebbe essere anticipato.

Mercoledì scorso, infatti, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Ue sta valutando una più rapida eliminazione graduale dei combustibili fossili russi, nell’ambito delle nuove sanzioni contro Mosca.

L’INCONTRO TRA JORGENSEN E WRIGHT

Questa ipotesi è stata successivamente respinta dal Commissario Ue all’Energia, Dan Jorgensen, in un incontro con il segretario USA all’Energia Chris Wright. Wright aveva affermato che l’abbandono del gas russo “potrebbe essere facilmente fatto entro 12 mesi, forse entro 6 mesi”. Se il divieto totale dell’Ue su gas e GNL russi non entrasse in vigore prima del 2028, l’impatto sui mercati del gas Ue, in particolare sui Paesi dell’Europa centrale, che ancora dipendono dal combustibile di Mosca, sarebbe minimo, sia in termini di volume che di prezzo.

IL RUOLO DEL GNL NEI PROSSIMI ANNI

Questo perché entro il 2028 l’ondata di GNL sarà in pieno svolgimento e sarà disponibile una quantità di gas notevolmente maggiore in Romania e Turchia. Nel 2026, se il divieto dovesse entrare in vigore in quella data, l’ondata di GNL sarà ancora nelle sue fasi iniziali, e la produzione rumena e turca del Mar Nero non sarà ancora decollata. Di conseguenza, si verificheranno gravi ripercussioni sui prezzi per alcuni Paesi dell’Europa centrale (prezzi più alti di 8-9 dollari per MMBTU), e anche i prezzi spot di TTF e Giappone nel 2026 e nel 2027saranno più alti di circa 1 dollaro per MMBTU.

LA PROPOSTA INIZIALE PER L’ABBANDONO DEL GAS RUSSO

Nel maggio scorso la Commissione europea ha pubblicato una tabella di marcia che descrive in dettaglio le misure per eliminare gradualmente tutte le importazioni di gas e GNL russi tramite gasdotto nell’Ue entro la fine del 2027. Il 17 giugno Bruxelles ha presentato una Proposta di Regolamento per recepire queste misure nel diritto Ue. La proposta include due divieti chiave: uno che vieta l’importazione di gas russo nell’Unione europea e un altro che vieta i servizi di terminal GNL a lungo termine per i clienti russi.

Entrambi i divieti entreranno in vigore per i nuovi contratti (firmati dopo la pubblicazione della proposta) a partire dal 1° gennaio 2026, con periodi transitori per i contratti esistenti che si estenderanno fino al 1° gennaio 2028.

L’Oxford Institute for Energy Studies (OIES) lo scorso luglio ha pubblicato un documento dettagliato sul divieto proposto, concludendo, tra le altre cose, che il divieto, se attuato, avrebbe un impatto limitato sul mercato europeo e globale. L’impatto sui prezzi, sia TTF che spot asiatici, probabilmente sarebbe minimo.

GLI SCENARI SUL GNL

Per quanto riguarda il divieto sul GNL, il modello suggerisce che la perdita di gas liquefatto russo nell’Europa nord-occidentale verrebbe semplicemente sostituita da GNL proveniente da altre parti del mondo, principalmente dagli Stati Uniti, con il GNL russo dirottato verso l’Asia.

I prezzi del TTF aumenterebbero in media di circa 20 centesimi per MMBTU (media dal 2028 al 2035). La perdita di gas russo tramite gasdotto, ora fornito dal gasdotto TurkStream, rappresenta un’ulteriore perdita, ma la riduzione dei flussi dalla Russia verso la Turchia potrebbe essere più che compensata dall’aumento della produzione del Mar Nero da parte di Turchia e Romania.

L’IMPATTO SUI PAESI DELL’EUROPA CENTRALE

I prezzi sarebbero leggermente più alti, con un aumento dei prezzi del TTF di circa 27 centesimi per MMBTU. I prezzi nei Paesi dell’Europa centrale (come Austria, Slovacchia e Ungheria) aumenterebbero leggermente di più rispetto al TTF, di circa 35 centesimi in media dal 2028 al 2035. Questo scenario presuppone anche l’interruzione del flusso di gas attraverso la Serbia verso l’Ungheria.

Entro il 2028 – quando si prevede che il divieto totale entrerà in vigore – l’Ungheria potrà ancora approvvigionarsi di gas alternativo solo tramite Austria e Slovacchia, ma principalmente importando il combustibile dal giacimento Neptun Deep della Romania. Tuttavia, il documento dell’OIES osserva che l’Ungheria resta il Paese più esposto ad eventuali interruzioni dei suoi rimanenti punti di importazione transfrontalieri, il che potrebbe ridurre significativamente le importazioni di gas e lasciare il Paese di fronte ad una significativa carenza di approvvigionamenti.

GLI USA PRESSANO L’UE AFFINCHÉ ELIMINI IL GAS RUSSO

Sebbene sembri che l’Unione europea stia rispettando la sua tabella di marcia, l’amministrazione Trump esercita pressioni per anticipare il divieto, come parte di un pacchetto di sanzioni più severe contro la Russia, per cercare di ottenere un cessate il fuoco cella guerra con l’Ucraina. Se il divieto venisse in qualche modo anticipato, come suggerito da Wright, l’impatto sarebbe lo stesso che l’OIES aveva già ipotizzato nell’articolo di luglio?

L’impatto sui prezzi spot di TTF e Giappone sarebbe maggiore rispetto all’inizio del divieto nel 2028. I prezzi medi di TTF sarebbero più alti di circa 54 centesimi per MMBTU e quelli spot del Giappone di circa 43 centesimi per MMBTU rispetto al caso di riferimento – nel periodo 2026-2035 – rispetto ai 27 centesimi per MMBTU per TTF nell’inizio del divieto nel 2028. Tuttavia, gli impatti nel 2026 e nel 2027 sarebbero molto più elevati, poco meno di 1 dollaro per MMBTU sia per TTF che per il prezzo spot del Giappone.

LE RAGIONI DEL DUPLICE IMPATTO DI UN DIVIETO AL GAS RUSSO ANTICIPATO

La ragione di questo impatto maggiore, e anche di un impatto maggiore sui prezzi asiatici, è duplice: in primo luogo, nel 2026 l’ondata di GNL sarà appena iniziata, ma il mercato globale sarà ancora relativamente ristretto, mentre entro il 2028 l’ondata di GNL sarà in pieno svolgimento e il mercato starà iniziando a sovraffollarsi; in secondo luogo, per quanto riguarda l’Europa, entro il 2028 la produzione aggiuntiva di Romania e Turchia sarà disponibile, mentre nel 2026 no.

Questo è particolarmente importante per Ungheria e Slovacchia, che entro il 2028 farebbero affidamento sull’approvvigionamento dalla Romania per bilanciare il mercato in assenza di gas russo. Di conseguenza, se il divieto venisse emanato all’inizio del 2026, i prezzi in Ungheria (e in Slovacchia e Austria) aumenterebbero drasticamente nel 2026, raggiungendo circa 8 dollari per MMBTU al di sopra del valore di riferimento. In Austria, Ungheria e Slovacchia i prezzi salirebbero ad oltre 20 dollari per MMBTU nel 2026, rispetto agli 11 dollari per MMBTU per TTF nello stesso caso di avvio precedente.

GLI SCENARI NEI DIVERSI PAESI EUROPEI

A causa della scarsissima offerta nella regione, i prezzi sarebbero costretti a superare i 20 dollari per MMBTU. Tuttavia, non è solo in questi 3 Paesi che i prezzi aumenterebbero, ma l’impatto sarebbe più diffuso. I prezzi in Germania, Repubblica Ceca, Italia, Slovenia e Svizzera supererebbero tutti i 18 dollari per MMBTU. Al contrario, Olanda, Regno Unito, Belgio, Francia e Portogallo avrebbero prezzi tutti intorno agli 11 dollari, così come Grecia, Turchia, Serbia, Bosnia, Macedonia del Nord, Bulgaria e Croazia.

L’impatto sui prezzi sarebbe nettamente differenziato tra i Paesi dell’Europa centrale e orientale, che dipendono dal gas, più la Germania, e i Paesi dell’Europa nord-occidentale, che dispongono sia di gas che di GNL, più i Paesi del Mediterraneo, che hanno accesso al GNL. L’Italia risentirebbe dell’aumento dei prezzi, poiché la sua capacità di rigassificazione è pressoché esaurita, quindi non potrebbe importare facilmente altro GNL per sostituire la perdita di gas russo da gasdotto.

CONCLUSIONI

Se il divieto totale dell’Ue sul gas russo da gasdotto e sul GNL non entrerà in vigore prima del 2028, l’impatto sui mercati Ue, in particolare sui Paesi dell’Europa centrale – che ancora dipendono dal gas russo da gasdotto – sarà minimo, sia in termini di volume che di prezzo. Questo perché entro il 2028 l’ondata di GNL sarà in pieno svolgimento e sarà disponibile una quantità molto maggiore di gas proveniente da Romania e Turchia.

Nel 2026, se il divieto dovesse entrare in vigore in quel momento, l’ondata di GNL sarebbe nelle sue fasi iniziali e la produzione rumena e turca del Mar Nero non sarebbe ancora decollata. Di conseguenza, si verificherebbero gravi ripercussioni sui prezzi per alcuni Paesi dell’Europa centrale e anche i prezzi spot di TTF e Giappone sarebbero più alti di circa 1 dollaro per MMBTU nel 2026 e nel 2027.

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