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Auto, rinviato voto su stop a vendita veicoli benzina e diesel dal 2035. Salvini: Non ci svenderemo alla Cina

A pesare sul mancato voto la posizione dell’Italia che si schierata contro fin dai giorni scorso ma anche di Polonia e Bulgaria e soprattutto della Germania che ha espresso forti dubbi.

Nulla di fatto sul voto allo stop alla vendita di veicoli di nuova immatricolazione a benzina o diesel dal 2035. La presidenza svedese ha deciso di rinviare a data da destinarsi l’appuntamento che non è entrato nell’agenda dei lavori della riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti dei 27 in programma per il 7 marzo. Il punto sul regolamento era già stato tolto dall’ordine del giorno del Coreper mercoledì scorso e rinviata ad oggi.

PESANO I DUBBI DI ITALIA, GERMANIA, POLONIA E BULGARIA

A pesare sul mancato voto la posizione dell’Italia che si schierata contro fin dai giorni scorso ma anche di Polonia e Bulgaria e soprattutto della Germania che ha espresso forti dubbi.

SALVINI: UN GRANDE SEGNALE GRAZIE ALLA LEGA

Esulta il leader del Carroccio e vicepremier, Matteo Salvini: “Un grande segnale arrivato anche grazie alla Lega: è stata ascoltata la voce di milioni di italiani, e il nostro governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro. La strada è ancora lunga ma non ci svenderemo alla Cina. La Lega c’è”, ha scritto su Instagram.

PICHETTO: RINVIO POSITIVO, ITALIA IN PRIMA FILA

“Il nuovo rinvio in sede UE sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta”. Lo scrive il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, commentando il rinvio a data da destinarsi dell’espressione del parere da parte del “Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea” sul Regolamento Ue che blocca la produzione e la commercializzazione dei veicoli alimentati a benzina e diesel dal 2035. “L’Italia – prosegue Pichetto – ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili – spiega il Ministro – è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”.“La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta obiettivo prioritario – aggiunge Pichetto – deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell’automotive. Ci auguriamo che questa pausa consenta anche ad altri paesi e alle stesse istituzioni europee un’ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese”.

MOTUS-E: BASTA LITIGI, SFRUTTARE OPPORTUNITÀ

Il segretario generale Francesco Naso: “Con gli investimenti in campo ormai la strada è tracciata e l’Italia non può più perdere tempo in un clima di scontro e incertezza. Chiediamo all’Europa un maxi fondo comune per trasformare il settore come stanno facendo negli Usa”
“Il dibattito pubblico sul futuro dell’auto si sta concentrando in modo miope solo sul 2035, ma la vera partita per il rilancio dell’industria italiana è un’altra”. Così il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, a valle del rinvio del voto sullo stop alla vendita in Europa di nuovi veicoli con motore endotermico dal 2035.
“Indipendentemente da questa data, oggetto ormai di uno scontro più che altro ideologico e mediatico”, sottolinea Naso, “il settore ha già iniziato da tempo a muoversi a grandi passi verso l’elettrico, con investimenti senza precedenti che porteranno molti costruttori a diventare full electric ben prima del 2035”.
“Il vero tema su cui dobbiamo concentrarci”, spiega il segretario generale di Motus-E, “è la reattività del nostro sistema Paese di fronte a un megatrend inarrestabile, perché ogni giorno perso a litigare sul 2035 o su altri aspetti marginali di una transizione tracciata è un giorno di vantaggio che regaliamo ad altri Stati, per cogliere le opportunità industriali che noi stiamo già mappando con l’Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive”.
Emblematico è quanto sta accadendo negli Usa, dove la straordinaria iniezione di risorse dell’Inflation Reduction Act ha calamitato solo nei primi mesi dall’annuncio decine di miliardi di investimenti, creando nuove attività e posti di lavoro proprio grazie alla mobilità elettrica. “Un simile impegno dell’Europa”, insiste Naso, “aiuterebbe ad esempio l’Italia a creare una solida industria nazionale delle batterie e a sviluppare tutte le opportunità del riciclo, oggetto di un nostro recente studio messo a punto con Strategy& e Politecnico di Milano”.
A prescindere dalle scelte europee sarà poi essenziale la visione di politica industriale, che non può prescindere anche da un riscontro concreto per diffondere la e-mobility al pari degli altri big europei. Motus-E su questo condivide la necessità evocata dal Governo di rivedere gli attuali incentivi all’acquisto per le auto elettriche.
“A febbraio abbiamo osservato un buon recupero delle immatricolazioni full electric, ma è evidente che servano dei correttivi”, rimarca Naso, “le risorse ci sono, sono state già stanziate, ma vanno impiegate bene, e questo vale per l’ecobonus ma anche per i fondi PNRR per le colonnine a uso pubblico: in ballo ci sono 700 milioni per oltre 21.000 infrastrutture di ricarica da non sprecare. A costo zero sarebbe invece un risoluto intervento politico per sbloccare l’infrastrutturazione di molte tratte autostradali”.
“Ciò che davvero può mettere a rischio imprese e lavoratori italiani”, evidenzia il segretario generale di Motus-E, “è l’incertezza che si sta facendo serpeggiare nel Paese, anche con la propagazione più o meno consapevole di informazioni distorte. Il vero pericolo è quello di avvitarsi in un dibattito ormai fuori dal tempo, mentre il resto del mondo va avanti”.
Queste infine le quattro priorità indicate dall’associazione: superare le sterili conflittualità ideologiche sull’auto, premere sull’Europa per un piano di supporto alla conversione della filiera, rivedere gli incentivi per facilitare il passaggio all’elettrico ed eliminare laddove ancora esistono i colli di bottiglia per la diffusione delle infrastrutture di ricarica.

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