3 miliardi dal dl bollette, dubbio proroga concessioni idroelettriche. Armani (Elettricità Futura): “Contratti green e revamping”. Regina (Confindustria): “Rinnovabili e nucleare contro bollette”. La rassegna Energia
Domani in Consiglio dei Ministri arriverà il tanto atteso decreto bollette. Il dl prevedrà un sostegno da 2,8-3 miliardi a favore delle persone fisiche e delle imprese. Oggi si scioglieranno gli ultimi dubbi riguardo la proroga delle concessioni idroelettriche e la stretta sugli operatori che caricano in bolletta extracosti o non erogano gli sconti dovuti, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Contratti a medio periodo per l’energia da rinnovabili e rinnovamento degli impianti eolici e fotovoltaici. È la ricetta di Giorgio Armani, presidente di Elettricità Futura”, per contrastare il caro bollette che preoccupa le aziende e gli italiani. I più colpiti saranno gli utenti del libero mercato con tasso variabile, il 20%, mentre la scelta del prezzo fisso ha permesso di evitare aumenti, sottolinea Armani. Nucleare e rinnovabili sono la soluzione contro la crisi da bollette che minaccia famiglie e imprese. “Il nucleare è imprescindibile se vogliamo decarbonizzare e restare una grande economia industriale” sottolinea Aurelio Regina, delegato dell’energia di Confindustria, aggiungendo che il disaccoppiamento del prezzo del gas è una delle soluzioni a breve termine contro il caro elettricità. La rassegna Energia.
DOMANI IN CDM IL DL BOLLETTE
“Il decreto bollette prende forma. Sarà un intervento da 2,8-3 miliardi a favore delle persone fisiche e delle imprese, anche quelle energivore. E arriverà, come conferma il ministero dell’Economia, domani in Consiglio dei ministri. Oggi i tecnici del dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti faranno il punto su misure e coperture con i colleghi del ministero dell’Ambiente. Sul tavolo il bonus sociale per le famiglie a basso reddito. E il sostegno alle aziende in apnea per gli alti costi energetici. Più definito il primo che oscilla al momento tra 1,3 e 1,5 miliardi. Anche se bisogna capire quale modello seguire. L’anno di riferimento, per un paragone, rimane il 2023. (…) L’aiuto sia per la bolletta della luce che per quella del gas – chiamato all’epoca “contributo straordinario” – fu erogato in proporzione alla dimensione della famiglia, cioè al numero dei componenti. (…) Alla fine nel2023 furono aiutate 4 milioni e 577 mila famiglie. Spendendo 1,7 miliardi in tutto”, si legge su Il Corriere della Sera.
“Nei primi tre trimestri: 1,4 miliardi, di cui un miliardo dalle casse dello Stato e 430 milioni dalle componenti tariffarie (quindi presi dal sistema stesso). Nell’ultimo trimestre, quello del “quoziente familiare”, la spesa arrivò a 300 milioni. Il nuovo decreto di domani dovrebbe coprire sei mesi. Una durata ancora sub iudice. (…) In conto si mettono i 600 milioni da recuperare dalle aste Ets, la tassa sulle emissioni di Co2, pagata dalle aziende per “inquinare”. Si valuta anche la proroga delle concessioni idroelettriche con obbligo di cedere al Gse i diritti su una quota di energia prodotta. Oltre a una stretta sugli operatori che caricano in bolletta extracosti o non erogano gli sconti dovuti. I tecnici oggi dovranno sciogliere proprio questi nodi”, continua il giornale.
ARMANI (ELETTRICITA’ FUTURA): “CONTRATTI A MEDIO PERIODO DA RINNOVABILI E RINNOVAMENTO IMPIANTI CONTRO CARO ENERGIA”
“Ingegner Gianni Armani, lei è il presidente di Elettricità Futura, l’associazione alla quale aderiscono le 500 principali aziende elettriche. Famiglie e imprese sono preoccupate per il rialzo della bolletta energetica, che cosa può dire al riguardo? «Il fenomeno nasce dall’aumento del prezzo del gas di circa il 40% nei primi mesi del 2025, legato all’inverno e allo stop al transito del gas russo attraverso l’Ucraina. Fattori che impattano direttamente sulla bolletta del gas e parzialmente su quella elettrica, che invece è legata solo per il 50% ai prezzi dell’energia». Quali sono le categorie più colpite? «Per la bolletta elettrica, le famiglie che hanno scelto il libero mercato con tasso variabile, che sono circa il 20% del totale. L’80%, invece, grazie alla scelta lungimirante di aver optato per il prezzo fisso non ha subito incrementi. Tra le imprese quelle che hanno scelto il prezzo variabile sono il 60%, mentre per il restante 40% c’è la copertura del prezzo fisso. (…) Ci sono delle soluzioni per superare questo momento difficile? «La soluzione sta nella possibilità per le imprese di contrattualizzare a medio periodo l’energia da impianti rinnovabili, cosa che permetterebbe loro di avere prezzi più bassi e stabili. In secondo luogo, si possono rinnovare gli impianti eolici e fotovoltaici già esistenti, con il duplice vantaggio di evitare impatti ambientali aggiuntivi e aumentare la disponibilità di energia. Ad esempio, un pannello solare di oggi produce fino a tre volte in più di quelli di 15 anni fa”, si legge su La Repubblica.
“«Abbiamo stimato che con queste soluzioni si avrebbero dai 3 ai 5 miliardi di contributo alla riduzione dei prezzi dell’energia». Sarebbe possibile slegare la formazione del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas? «No, è impossibile tecnicamente, a meno che non lo decidessero tutti i Paesi europei. Chi lo propone evidentemente non sa di cosa sta parlando. Se si facesse, invece di scendere i prezzi salirebbero. Del resto, se fosse così semplice, sarebbe già stato fatto, no? (…) Le grandi industrie, gli acciaieri in particolare, lamentano prezzi dell’energia troppo alti, che ingrassano le aziende elettriche. (…) «Non sono affatto ingrassate e hanno anche attraversato anni in cui perdevano. Gli utili sono in linea con quelli di altri comparti, i margini invece servono per finanziare gli ingentissimi investimenti necessari in questo settore. Le imprese cosiddette energivore hanno già tanti sussidi per abbassare il prezzo dell’energia, come l’interconnector, l’interrompibilità, il rimborso CO2 e da poco l’energy release. Sussidi che tra l’altro pagano tutti i cittadini in bolletta. Non siamo quindi preoccupati per le grandi industrie, quanto piuttosto per famiglie e Pmi”, continua il giornale.
REGINA (CONFINDUSTRIA): “NUCLEARE E RINNOVABILI CONTRO CRISI DA BOLLETTE”
“Subito, con il Decreto Bollette, tagliare i costi delle emissioni per abbassare il prezzo dell’elettricità. Poi separare una quota crescente di rinnovabili, meno care, dal resto del mercato. E in prospettiva puntare sul nucleare. È la ricetta di Confindustria contro la crisi da bollette che minaccia la manifattura italiana, nella competizione con vicini europei e resto del mondo. Questione «di sopravvivenza» secondo Aurelio Regina, delegato all’energia dell’associazione imprenditoriale. Questi prezzi sono insostenibili? «Le nostre aziende pagano l’elettricità l’87% più delle francesi e il 38% più delle tedesche. Il mix di generazione dipende più di tutti dal costo del gas, figlio di una Borsa europea dominata dai fondi speculativi e slegata dalla realtà. (…) «Lavoriamo a varie ipotesi. Una è azzerare la differenza tra il prezzo del gas italiano e quello europeo, circa 3 euro, che vale 1,3 miliardi e attuare la gas release, ad esempio attraverso il biometano. Un’altra è rivedere il sistema per evitare che anche all’elettricità da rinnovabili, che non emette CO2, siano associati i costi dell’Ets (i certificati di emissione, ndr) ». (…) Si parla molto di disaccoppiare le rinnovabili, meno care, dall’energia di origine fossile. Rivedere l’architettura del mercato è possibile? «Confindustria lo propone già dal 2022: si può e si deve fare subito, e in parte l’Italia lo sta facendo con l’energy release che toglie 24 Terawatt dal mercato e li anticipa alle imprese a 65 euro. Il Gse dovrebbe poter destinare alle imprese anche i vecchi impianti da rigenerare e i nuovi che installeremo per raggiungere i target Ue».
“Nel frattempo gli interventi normativi sul fronte rinnovabili hanno provocato un caos. Le installazioni rischiano di rallentare? «Il decreto Agricoltura le ha già fortemente rallentate, in contrasto con gli stessi obiettivi del governo.
Chiediamo un tavolo con il ministro Lollobrigida per capire se siano possibili deroghe sui terreni agricoli oggetto di bonifica o sulle “cinture” attorno agli impianti industriali, aree molto limitate. Bisogna velocizzare gli iter autorizzativi per le rinnovabili e renderle libere nel caso del “repowering” di impianti esistenti. Da sole però le rinnovabili non basteranno a soddisfare la domanda». Quindi? «Il nucleare è imprescindibile se vogliamo decarbonizzare e restare una grande economia industriale». (…) Non riusciamo a fare campi solari, riusciremo a fare decine di reattori?
«Qui si misura la nostra capacità di essere un Paese: c’è un interesse nazionale che va oltre a quello delle comunità, attorno a cui la politica deve trovare unità»”, continua il giornale.