L’ultima crisi in Libia è scoppiata alla fine di agosto: parte della produzione e delle esportazioni della Libia sono state interrotte a causa di uno stallo politico sulla leadership della banca centrale del Paese
Nel mezzo dell’attuale stallo politico tra governi rivali, le esportazioni di petrolio greggio della Libia la scorsa settimana sono crollate a 194.000 barili al giorno, un calo dell’81% rispetto alla settimana precedente. La scorsa settimana, i livelli medi delle esportazioni erano ben al di sotto del milione di barili al giorno delle settimane precedenti, come hanno mostrato i dati di Kpler.
LA NOC ANNULLA I CARICHI DI PETROLIO
La compagnia petrolifera libica National Oil Corporation (NOC) ha annullato alcuni carichi, sebbene non abbia dichiarato forza maggiore su tutte le esportazioni. La NOC ha dichiarato forza maggiore solo su singoli carichi, come hanno riferito all’agenzia Reuters alcune fonti commerciali.
Una fonte della NOC – riporta l’agenzia Reuters – ha affermato che la società ha consentito ad alcune petroliere di attraccare nei porti libici e caricare greggio dai depositi, al fine di evitare le multe che sarebbero scattate se le spedizioni non avessero rispettato gli obblighi contrattuali.
LE RAGIONI DELLA CRISI IN LIBIA
L’ultima crisi in Libia è scoppiata alla fine di agosto: parte della produzione e delle esportazioni della Libia sono state interrotte a causa di uno stallo politico sulla leadership della banca centrale del Paese. La produzione di petrolio in diversi giacimenti petroliferi è stata interrotta il 27 agosto, dopo che il governo rivale ad est ha annunciato uno stop a tutta la produzione e alle esportazioni di petrolio.
LA DISPUTA DEL GOVERNATORE DELLA BANCA CENTRALE LIBICA
L’oggetto del contendere è stato la disputa sulla leadership della Banca centrale della Libia, l’unico depositario riconosciuto a livello internazionale delle entrate petrolifere del Paese.
Il governo riconosciuto a livello internazionale nella capitale occidentale, Tripoli, stava cercando di sostituire Sadiq Al-Kabir, il governatore della Banca centrale, e ciò ha portato all’ultima controversia tra i governi orientali e occidentali e le fazioni politiche, minacciando nuovamente di ridurre la produzione e le esportazioni di petrolio.
L’ACCORDO SULLA BANCA CENTRALE
La scorsa settimana le fazioni politiche in lotta in Libia hanno raggiunto un accordo sul meccanismo e le tempistiche per la nomina del governatore della Banca centrale e del Consiglio di amministrazione, in consultazioni ospitate dalla Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL). La situazione, tuttavia, resta incerta: martedì scorso l’UNSMIL ha dichiarato che nella giornata di mercoledì avrebbe ripreso a facilitare i colloqui per risolvere la crisi della Banca centrale nella sede centrale a Tripoli.
LA NOC E LA FORZA MAGGIORE SUI PORTI DELLA LIBIA
La NOC aveva dichiarato la forza maggiore su tutta la produzione di greggio nel giacimento petrolifero di El Feel il 2 settembre e sulle esportazioni dal giacimento di Sharara il 7 agosto, prima che iniziasse la crisi alla banca centrale. La scorsa settimana la NOC ha annullato diversi carichi Es Sider, e secondo due fonti commerciali ha annullato anche dei carichi di greggio di qualità Amna e Brega.
La NOC ha dichiarato il 28 agosto che la produzione di petrolio era scesa di oltre la metà rispetto ai livelli tipici, a circa 590.000 barili al giorno. Non è chiaro a che livello siano le quote di produzione oggi.
I RAPPORTI ENERGETICI TRA ITALIA E LIBIA
L’Italia svolge un ruolo importante nel settore petrolifero e del gas della Libia, sia come investitore che come mercato di esportazione. Essendo uno dei maggiori operatori stranieri nel Paese nordafricano, Eni ha una presenza di lunga data nel Paese ed è coinvolta in importanti progetti nel settore oil & gas.
Come ricorda Energy Capital & Power, la produzione di gas della Libia è concentrata in gran parte in giacimenti offshore, tra cui i campi Bahr Essalam e Bouri – gestiti da Mellitah Oil & Gas, una joint-venture tra Eni e NOC – e i campi onshore nel bacino della Sirte.
Per promuovere la produzione e le esportazioni di gas del Paese, Mellitah Oil & Gas sta guidando lo sviluppo del progetto di utilizzo del gas sottomarino offshore Bouri, da un miliardo di dollari, che serve a catturare il gas associato da due piattaforme offshore nello sviluppo del campo.
Il gas verrà trasportato poi al complesso Mellitah, un importante hub per la produzione, la lavorazione e l’esportazione, e consegnato ai mercati europei attraverso il gasdotto Greenstream. L’inizio della produzione è previsto nel 2026.